A volte ritornano. Più spesso vengono acquistati e portati a casa. Senza badare alla spesa, dove c’è gusto non c’è perdenza. Il piacere innanzitutto, se e quando il portafoglio consente di togliersi qualche sfizio. Poco interessa se costoso. La conferma arriva dal famoso museo fiorentino degli Uffizi, conosciuto in tutto il mondo. Una meta imperdibile per turisti e amanti delle opere d’arte. Conosciuti come capolavori. Come questo, la "Madonna" di Daniele da Volterra. Nome d’arte di Daniele Ricciarelli, probabilmente l’artista, il pittore più vicino a Michelangelo Merisi. Semplicemente il celebre Michelangelo.

Entusiasta dell’acquisto da due milioni di euro il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. "Si tratta di un’acquisizione molto importante, la cosa davvero più vicina a Michelangelo". Nel dipinto sono evidenziate le somiglianze con la pittura del sommo Michelangelo di cui Daniele da Volterra è stato tra l’altro amico intimo. I colori sono quelli degli accesi spregiudicati tipici della maniera moderna introdotti da Michelangelo e Andrea del Sarto e fatti propri dagli eredi. I corpi delle volumetrie dei muscoli, poi. Fanno pensare alle figure del Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Le mani forti dei personaggi ricordano quelle del San Giuseppe nel Tondo Doni, realizzato qualche decennio prima da Michelangelo. La "Madonna" di Daniele da Volterra ha vinto il premio come miglior dipinto alla Biennale dell’Antiquariato. Daniele da Volterra è soprannominato anche il "Braghettone" perché toccò a lui l’ingrato compito di coprire la nudità del Giudizio Universale per salvarlo dalla censura della Controriforma. Il dipinto era rimasto in mani private.

"La Madonna col bambino, San Giovannino e Santa Barbara" ora entra a far parte delle collezioni degli Uffizi. Valutato due milioni di euro all’acquisto, olio su tavola di 132 centimetri per un metro, dipinto intorno al 1548 si ricongiungerà all’Elia nel deserto, anch’esso di Daniele da Volterra, acquistato dagli Uffizi nel 2018. L’acquisto della "Madonna" èavvenuto alla Biennale dell’Antiquariato inaugurata recentemente a Palazzo Corsini. Dove è stata presentata dalla galleria Benappi. Una casa non nuova a operazioni importanti di questo tipo. Nel 2015 proprio l’antiquario torinese Benappi aveva venduto all’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze le tre sculture di Arnorfo di Cambio e Tino da Camaino provenienti dall’antica facciata e dalla controfacciata del Duomo di Firenze. Gli Uffizi, nel 2018, avevano concluso con Benappi la compravendita dell’Elia. Un dipinto anche questo la cui storia è intimamente legata ad opere rilette da Daniele da Volterra, presenti nello studio dell’artista fino alla sua morte. Poi rimaste nel patrimonio della famiglia Ricciarelli fino agli ultimi anni dell’Ottocento. Quando sono entrate nella collezione senese Pannocchieschi d’Elci. Gli Uffizi possedevano di Daniele da Volterra la "Strage degli Innocenti", del 1557. Le opere saranno esposte, tutte insieme, nelle nuove dieci sale dedicate al Cinquecento di prossima inaugurazione. L’acquisizione da due milioni di euro potrebbe arrivare agli Uffizi tra gennaio e febbraio del prossimo anno. Rivela il direttore Erik Schiidt: "Siamo stati contattati dall’antiquario Benappi due settimane prima dell’inizio della Biennale. In sede di comitato scientifico abbiamo subito deciso di trattare, ottenendo un congruo sconto in quanto noi istituzione pubblica".

Un capolavoro di questa importanza e portata imponeva di muoversi rapidamente: è infatti enorme la concorrenza. "Ma il fatto che l’opera sia stata notificata già negli anni Settanta non poteva lasciare l’Italia". Il prezzo di due milioni rappresenta il doppio degli 800mila euro, la cifra alla quale un disegno di Daniele da Volterra era stato battuto all’asta da Christie’s due anni fa. L’acquisizione portata a termine dagli Uffizi potrebbe scatenare polemiche da parte dell’entità museale di Siena. Si erano infatti manifestate già in occasione dell’acquisto dell’Elia. Registrati all’epoca i lamenti senesi sul fatto che l’opera non fosse rimasta a Siena. Problemi, ora? Nessuno, secondo il direttore degli Uffizi. Eike Schmidt assicura la disponibilità della galleria fiorentina di concedere a Siena la possibilità di un doppio prestito. L’Elia presente nel Tondo Doni e la "Madonna" da due milioni di euro di euro. Ma solo per una mostra. Nulla di più. Nell’arte la cultura del dispetto non ha diritto di cittadinanza. Se acquisti e paghi però sei padrone. Come in qualsiasi campo della vita. Stavolta oltretutto con il beneplacito della "Madonna".