Migliaia di persone hanno riempito la Plaza Matriz per la seconda edizione di "Montevideo Tango", un’iniziativa organizzata dalla Intendencia capitolina con l’obiettivo di promuovere uno dei marchi di fabbrica dell'Uruguay. Nato verso la fine del XIX secolo tra i bordelli di Montevideo e Buenos Aires, il tango deve una buona parte del suo successo all’influenza dagli immigrati italiani che trasformarono in poesia e in musica i loro problemi e le loro sofferenze. Spodestata da Buenos Aires, con il tempo Montevideo è finita per diventare la "capitale dimenticata" del tango nonostante gli albori della storia. Basta pensare solo al brano più leggendario di questo genere, "La cumparsita", nata un secolo fa e ribattezzata con questo nome grazie al cocoliche, un miscuglio tra dialetti italiani e spagnolo.

Negli ultimi anni nella capitale uruguaiana qualcosa è cambiato: da tempo si susseguono numerose proposte all’insegna della riscoperta del tango grazie a un piano strategico ideato apposta dalla Intendencia. Il festival ospitato nel cuore della Ciudad Vieja ha portato in scena oltre 200 artisti (prevalentemente uruguaiani e argentini) nella celebrazione del decennale della dichiarazione del tango come patrimonio mondiale dell’umanità da parte dell’Unesco. Il festival è stato accompagnato anche dal primo "Mercado del Tango" che dal 26 al 29 settembre ha radunato tutte le diverse anime legate al settore attraverso conferenze, spettacoli e laboratori.

La preparazione di questa seconda edizione del festival si è basata sulla ricerca di un equilibrio come ha spiegato il direttore artistico Martín Borteiro per "una proposta che ha saputo collegare la tradizione e la modernità rispettando così tutti i gusti". Nella cerimonia di apertura il sindaco di Montevideo Christian Di Candia ha affermato che "il Comune lavora intensamente per generare spazi di convivenza e di incontro e la musica può aiutare molto in questo senso dando nuove piattaforme agli artisti uruguaiani".

"Attraverso la convocazione di tutti i professionisti legati al settore" -ha spiegato Jorge Navratil della "División Promoción de la Cultura" presentando il piano- "vogliamo dare al tango una visione contemporanea che tenga conto delle trasformazioni sociali che stiamo vivendo e vada oltre la nostalgia".

Matteo Forciniti