Lo scippo di un marchio. Scippatori un gruppo di imprenditori della Corea del Sud; italiani, fiorentini, gli scippati. Taegu, città di due milioni e mezzo di abitanti, il teatro del clamoroso gesto, testimoniato da foto reperibili su Instragram. Identici all’originale le insegne e il logo del locale, stessi caratteri.

Giorgio Firenze. "Siamo stati derubati, sì derubati, da un gruppo di imprenditori coreani", denuncia Andrea Bernacchioni, figlio di Giorgio fondatore della famosa pasticceria di Soffiano, al confine con Scandicci, zona Ovest di Firenze, quartiere 4 Lingotto-Legnaia. Il tempio del millefoglie e della schiacciata alla fiorentina. Il massimo, in Toscana non c’è di meglio. Il "Giorgio" tarocco aperto in Corea del Sud. Uno scippo in piena regola. Quando hanno viste le immagini su Instagram i titolari del vero Giorgio hanno dato fuori da matti, e con pieno diritto di arrabbiarsi. Si sono interrogati, poi hanno capito e ricostruito. "I coreani sono venuti qui decine di volte, accolti molto amichevolmente. Foto, incontri, discussioni, progetti. Hanno provato a trattare un accordo per aprire un locale con noi in Corea, poi hanno desistito. Impossibile andare avanti. Ci riteniamo scippati, i coreani ci hanno fregato".

Su tutte le furie i Bernacchioni, titolari del locale aperto dal fondatore nel 1972. Il regno del millefoglie è qui. Compagno della popolare schiacciata fiorentina. Questa è la storia di un clamoroso plagio dell’identità e della tradizione fiorentina. Il raggiro è servito. Siamo al cospetto di un intrigo internazionale tra Soffiano e la Corea del Sud. Una brutta vicenda destinata a sollevare discussioni e polemiche, in uno scenario già inquietante. L’estero è pieno di imitazioni-truffa di marchi fiorentini.

I pirati del made in Italy o del made in Florence copiano da sempre i brand della moda e i simboli della gastronomia. Tipici il parmesan canadese e il Chianti californiano, per limitarci al mangiare e al bere. Il fenomeno rischia di allargarsi. Racconta Andrea Bernacchioni della pasticceria Giorgio di Firenze. "Gli autori del raggiro sono uomini d’affari coreani con interessi nella zona di Firenze. Settore moda e lusso. Vengono qui, ci parliamo, e loro chiedono". Mostrano interesse ad un investimento in Corea di un locale che potesse usare il marchio e le ricette di Giorgio. "Ci chiedono di mandare lì un nostro pasticciere, un barman e un cameriere per avviare l’attività. Poi avremmo stabilito come entrare in società".

Andrea Bernacchioni gestisce "Giorgio" al cinquanta per cento col fratello. La trattativa coi coreani non va a buon fine. "I coreani noi li abbiamo più rivisti". I Bernacchioni hanno però visto quelle foto su Instragram, scoperte da alcuni dipendenti della famosa pasticceria. Mai data a nessuna, neanche agli chef, la ricetta della schiacciata. Come reagire allo scippo, cosa fare per neutralizzare gli effetti malefici del clamoroso raggiro? La strada di una causa non sembra percorribile.

"Non abbiamo mai registrato il marchio all’estero. Lo abbiamo fatto in Italia proprio durante il periodo della trattativa coi cinesi". La strada del braccio di ferro con i coreani appare complicata. "Gli estremi giuridici ci sarebbero, mai nei Paesi asiatici le cause avviate per malafede sono difficilissime e i costi molto alti", puntualizza l’esperto, l’avvocato Luigi Roncaglia, socio fondatore e managing partner dello studio legale fiorentino Spheriens. Fuori della grazia di Dio i fratelli Bernacchioni.

"Anche una diffida verrebbe ignorata". "Giorgio" un nome ce l’ha, negli Stati Uniti il marchio è conosciuto e apprezzato. Il New York Times l’ha inserito nell’elenco dei posti da vedere in trentasei ore a Firenze. Ma cos’è che rende attraente il marchio "Giorgio" dal punto di vista commerciale in Corea del Sud? Il gruppetto di falsari potrebbe aver scoperto come dare le informazioni giuste. La comunicazione ad hoc. Basiti i titolari del locale di Soffiano, rimasti fedeli alla regola della discrezione. "Da mesi circola voce che abbiamo venduto la ditta a una società cinese. Girano pure le cifre, cinque milioni un giorno, otto l’altro". Vero o falso? Tutto falso, giura Andrea Bernacchioni.

"Questo posto è invendibile, siamo un simbolo della fiorentinità, diamo lavoro a trenta persone. E non amiamo la notorietà". Un messaggio, per chiudere, ai coreani. Copiatori del marchio, dovranno fermarsi a questo. Non resta loro che il marchio, lo stesso nome, i medesimi caratteri dell’insegna. Poi, il vuoto, l’imitazione e basta, nessuna traccia d’identità nel laboratorio di pasticceria. Chef e barman non sono andati mai in Corea. "I nostri salati e la nostra schiacciata alla fiorentina se la sognano".

Franco Esposito