António Costa ce l’ha fatta, sarà di nuovo primo ministro portoghese. Si profila quindi una nuova edizione della coalizione – ribattezzata la geringonça, "l’accozzaglia" – formata dal partito socialista e dalle due formazioni della sinistra radicale. Il Partito socialista (Ps) si è aggiudicato il 36,65 per cento dei voti, seguito dai socialdemocratici di centro destra (Psd) con il 27,9 per cento, secondo i risultati quasi definitivi diffusi del ministero dell'Interno. I numeri usciti dalle urne affidano al Ps, che ha governato negli ultimi quattro anni con il sostegno di due partiti di estrema sinistra più piccoli, 106 dei 230 seggi del Parlamento, passando dagli 86 dell'Assemblea uscente e a soli dieci dalla maggioranza assoluta.

Con un invidiabile sorriso ottimistico Costa ha portato il piccolo paese atlantico a risultati eccezionali negli ultimi cinque anni: l’economia cresce del 3,5 per cento, i conti pubblici sono in ordine, il turismo aumenta e tanti pensionati di tutta Europa vanno a vivere in Portogallo per le agevolazioni fiscali. Dal 2015 primo ministro, Costa in precedenza è stato ministro dell'Interno dal 2005 al 2007, sindaco di Lisbona dal 2007 al 2015 e segretario generale del Partito Socialista nel settembre 2014. Per una curiosa coincidenza Costa è nato nell’anno in cui la sua città d’origine, Goa, usciva ufficialmente dall’ex impero lusitano e veniva conquistata dall’India. L’annessione indiana di Goa, denominata Operazione Vijay (Vittoria) venne portata a termine in sole 36 ore ponendo fine alla colonia portoghese dopo 451 anni.

Durante i combattimenti morirono ventidue indiani e trenta portoghesi. Dopo che l'India guadagnò l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947, il Portogallo rifiutò di negoziare il trasferimento dei propri territori coloniali sotto la sovranità dello Stato indiano. Ecco spiegato l’intervento armato che riguardò le città di Goa, Daman e Diu, piccoli tasselli della via della spezie che dal cattolicissimo Portogallo portava al suo opposto, Macao, terra di casinò, prostituzione e malaffari passando per isole, coste africane, possedimenti coloniali.

Uomo pragmatico e semplice, l’avvocato António Costa è dunque figlio di quell’impero coloniale che Salazar volle conservare a tutti i costi e che portò poi alla fine della dittatura e l’avvio della democrazia nel 1974 con la Rivoluzione dei Garofani guidati dai capitani dell’esercito stanchi di veder morire giovani portoghesi tra le mangrovie africane. Non a caso, sentendosi un figlio delle ex colonie, Costa fu molto criticano l’anno scorso per il modo informale, jeans e camicia, in ci si presentò ad una visita ufficiale a Luanda, in Angola, con il ministro degli esteri angolano Manuel Augusto.

La sua vicenda personale è però strettamente legata a quella dei suoi genitori, lo scrittore Orlando da Costa e la scrittrice Maria Antónia Palla. I due si sono conosciuti al tempo del liceo agli inizia degli anni ‘50. Lui veniva chiamato "il Raja" per i suoi fini lineamenti indiani, essendo di famiglia molto agiata originaria di Goa, pur essendo nato a Maputo e avendo scelto di studiare a Lisbona in quella che veniva chiamata "La Casa degli studenti dell’Impero" alla quale erano ammessi solo persone scelte dall’élite coloniale (ad esempio solo cinque studenti all’anno da Timor Est).

Lì conobbe i futuri dirigenti africani che lottarono per l’indipendenza dei loro popoli e finì subito nell’elenco della Pide, la polizia politica di Salazar, che lo arrestò due volte quale membro del MUD (Movimento de Unidade Democrática), vicino al partito comunista clandestino (la seconda detenzione durò ben 157 giorni). "Era um homem encantador" ha raccontato nella sua biografia Maria Antónia Palla. E in effetti lui, il suo violino e le sue idee la incantarono davvero. Indossava abiti alla moda e diceva: "Sono comunista ma mi piace vestirmi bene".

Si era iscritto al PCP nel 1954 adottando lo pseudonimo Soares. Entrò nel mondo della pubblicità, divenne amico del regista cinematografico José Fonseca e Costa e dello scrittore José Cardoso Pires. Cominciò l’attività letteraria con tre libri di poesie ("A Estrada e a Voz", "Os Olhos Sem Fronteira" e "Sete Odes do Canto Comum") a cui seguì il primo romanzo, "O Signo da Ira" nell’anno in cui nacque il futuro primo ministro, subito sequestrato dalla Pide e riammesso l’anno dopo nelle librerie grazie all’Accademia delle Scienze. La coppia perse una bambina di tre anni, Isabel, in un incidente che ha segnato il destino del loro matrimonio.

Separatosi dalla moglie, lo scrittore ebbe un secondo figlio dalla biologa marina Inácia Paiva. In dialetto concani António era chiamato Babush (rapace) e suo fratello Ricardo Babuló (bambino). I due furono portati a Goa solo dopo la rivoluzione del ’74. António aderì alla gioventù socialista, Ricardo si avvicinò alla politica solo nel 1985 per partecipare al team elettorale di Mário Soares. Il primo impegnato in politica, il secondo nel giornalismo sono diventati i fratelli più potenti del paese. Antonio a 27 anni si è sposato con l’insegnante Fernanda Maria Gonçalves Tadeu dalla quale ha avuto un figlio e una figlia.

di MARCO FERRARI