“Il rumore di fondo della nostra mente”, una “visione periferica” che si concentra sul vuoto, su elementi anonimi, inespressivi, colti “con la coda dell’occhio”: è questo il campo di ricerca di Marina Ballo Charmet che nelle sue foto e video mette in primo piano forme e oggetti quotidiani colti nella loro solitudine imprevista.

La mostra Fuori campo, organizzata dall’Istituto Italiano di cultura di Madrid in occasione della Giornata del Contemporaneo, presenta dal 18 ottobre al 20 dicembre una selezione di circa sessanta opere dagli anni Novanta a oggi.

Marina Ballo Charmet adotta una visuale fuori centro, laterale, fluttuante, “dal basso”, capace di avvicinare e rendere immediatamente sensibile la materia ruvida e opaca dell’architettura, gli elementi dell’ambiente urbano (aiuole, marciapiedi, spartitraffico, ecc.), il groviglio vitale dei vegetali, lo sporco e la polvere che invadono l’ambiente, come pure dettagli ravvicinatissimi e quasi irriconoscibili di volti e di corpi. Quello dell’artista è uno sguardo che si affida, anziché al ragionamento, al caso e all’inconscio, che si apre all’immediatezza, accetta l’errore e fa emergere le pause, le intermittenze, i salti che intessono l’esperienza di ogni giorno.

La mostra, curata da Stefano Chiodi, raccoglie una esauriente panoramica della sua produzione, a iniziare dalla serie Con la coda dell’occhio (1993-94 e da Primo campo, con stampe a colori, disposte in dittici e trittici, il cui soggetto è il volto umano osservato a brevissima distanza. Viene presentata quindi un’ampia selezione dalla serie Il Parco (2006-14), dedicata a spazi verdi pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Concludono il percorso tre lavori recenti: Giudecca, Le ore blu (2017), Centotrentuno minuti di cielo (2018-2019), due serie costituite da video e fotografie, e il video L’alba (2015) in cui Marina Ballo Charmet esplora il trascorrere del tempo e il mutare della luce.

La Farnesina e l’Amaci dedicano ogni anno la Giornata del Contemporaneo all’arte contemporanea e al suo pubblico.