Il Napoli torna dopo sette mesi nella città di Mozart per non essere suonato come l’altra volta (1-3) e per ribattere alle "frottole" della critica come le ha definite Ancelotti. Erano gli ottavi di Europa League che il Napoli salvò a Salisburgo grazie al gol di Milik che tagliò le gambe alla rimonta austriaca dopo il 3-0 al San Paolo. Stavolta é in ballo la Champions in un girone in cui il Napoli ha fallito la trasferta di Genk (0-0) contro la squadra-cenerentola del gruppo e così, col Liverpool sicuro qualificato, si profila un duello Napoli/Salisburgo per il passaggio del turno della seconda squadra. Vincendo a Genk, gli azzurri l’avrebbero evitato tenendo a bada gli austriaci.

Meret ha concesso al Napoli di battere il Verona, così come fu protagonista l’altra volta contro il Salisburgo con tre parate decisive al San Paolo e una al ritorno in Austria (più un palo colpito da Dabbur). Il Salisburgo é formazione frenetica, di grande energia, giusto lo sponsor energetico (Red Bull "ti mette le ali"), molto offensiva. Segna gol a raffica (47 reti in undici partite di campionato). Ha rifilato sei gol al Genk e ha segnato tre reti sul campo del Liverpool (3- 4). Rispetto alla partita di marzo, la squadra austriaca (4-3-1-2) ha nuovi giocatori, il portiere Stankovic, i difensori Kristensen e Wober, il centrocampista Junuzovic, in attacco il gigante norvegese Haland (19 anni, 1,94), riserva a marzo giocando gli ultimi quattro minuti della partita di ritorno col Napoli, lo zambiano Patson Daka, il giapponese Hwang. Sul loro campo gli austriaci sono una furia. Il Napoli pensa di giocare di rimessa puntando su avversari sbilanciati e non eccelsi in difesa? O cercherà di imporre il suo gioco, se mai ne abbia uno nel tourbillon delle formazioni che ha svuotato di sicurezza la squadra? In Europa le partite di "attesa" non pagano.

Si é mitizzato il successo d’apertura sul Liverpool al San Paolo (2-0: rigore di Mertens all’81’ e raddoppio di Llorente al 92’), grande partita e successo acciuffato solo nel finale. In quella occasione Ancelotti (che imbrigliò Klopp) schierò: Meret; Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Mario Rui; Callejon, Allan (75’ Elmas), Fabian Ruiz, Insigne (66’ Zielinski); Lozano (68’ Llorente), Mertens. La squadra é stata poi voltata e rivoltata. A Salisburgo, l’indisponibilità di Mario Rui e l’esclusione tecnica di Ghoulam, out anche Hysaj, costringeranno a ritoccare la linea difensiva come contro il Verona: Malcuit a destra, Di Lorenzo di nuovo adattato a sinistra.

Il centrocampo dovrebbe essere quello del match contro il Liverpool. In attacco, si impone la presenza di Milik, rilanciatosi alla grande con la "doppietta" da vero centravanti contro il Verona (e al Salisburgo ha già segnato due gol, uno a Napoli, l’altro decisivo in Austria). La scelta del partner dovrebbe cadere su Mertens, cannoniere in Europa con Ancelotti (tre gol e un rigore, come Insigne). Ma il tecnico azzurro riserva sempre qualche sorpresa e pare che ce ne regalerà anche in Austria. Infoltirà il centrocampo con Zielinski escludendo Insigne? Punterà su Milik o pensa a un attacco Mertens-Insigne (utilizzando, come s’é detto, Zielinski in mediana)? Si parla anche di Lozano. Tutto é possibile, ma questo continuo rimescolamento toglie qualsiasi certezza e identità al Napoli, disorienta i giocatori.

Il carisma di Ancelotti tiene a bada le critiche (sono frottole, ha detto), ma la conduzione tecnica della squadra comincia a sollevare qualche perplessità. Le esternazioni di De Laurentiis sono apparse intempestive, meglio non divulgarle in pubblico, tuonando invece nello spogliatoio. É stato un messaggio duro alla squadra, messa a nudo dal presidente davanti agli occhi e alle orecchie di tutti. L’intesa assoluta fra De Laurentiis e Ancelotti mette all’angolo i giocatori che non hanno più nell’allenatore il referente sodale. In effetti, le dichiarazioni della settimana scorsa hanno preannunciato lo smantellamento del Napoli che sarà rinnovato nella prossima stagione si spera su indicazioni precise di Ancelotti (se resta). Gli "smantellati" non avranno gradito e la "scossa" presidenziale potrebbe influire sullo spirito di gruppo degli azzurri. Quel che si nota nel Napoli é proprio la perdita di entusiasmo, non solo quella degli automatismi di gioco per il frenetico turn-over. Il Napoli non ha più la carica emotiva degli anni scorsi.

Il primo anno di Ancelotti é trascorso fra continui esperimenti. Il secondo é uguale dopo che il presidente ha rafforzato la "rosa" investendo più di cento milioni nei nuovi acquisti. La partita di Salisburgo, ad alto rischio, deve fugare dubbi, malinconie e supposizioni, rimandando al mittente le "frottole" di giornali e tv. Il Napoli imboccherà, tra campionato e Champions, una serie di sei partite in tredici giorni prima della prossima sosta a metà novembre. Un rovescio in Austria potrebbe condizionare l’intera stagione.

di MIMMO CARRATELLI