A margine di una partita di calcio. Non una qualsiasi, tenuto conto dei precedenti in materia di tifo. Le sfide calcistiche tra Verona e Napoli sono state mai accadimenti classificabili nel campo della normalità. Frange di tifosi veronesi mai modelli di ospitalità, civiltà, e mai portatori di sano agonismo. Di certe storie sono piene le fosse e le cronache. Detto questo, il momento inedito é maturato e si é sviluppato in occasione della recente trasferta della tifoseria del Verona, in tutto 598 sostenitori, al seguito della squadra impegnata a Napoli, stadio San Paolo.

"Trattamento inaccettabile", denuncia il sindaco della città veneta, Federico Sboarina, primo cittadino di Verona dal 2017, eletto con la coalizione di centrodestra. "Vicenda grave", a rincarare la dose. "Uno sgarbo inaudito", a completamento del pensiero. Il terzo tempo di Napoli-Verona si gioca sul terreno della politica. Nel mirino i tempi d’ingresso allo stadio dei 598 sostenitori ospiti, tutti muniti di regolare biglietto. Tifosi al seguito della squadra giunti a Napoli a bordo di pullman. "Sono stati fatti entrare allo stadio solo all’inizio del secondo tempo". Per ingiustificata ritorsione, immotivata vendetta, o che cosa? chiede il sindaco Sboarina. Un fatto grave, non solo secondo lui, a Verona. Il caso approda addirittura in Parlamento. Il delegato della Lega, Lorenzo Fontana, presenta un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarezza al ministro competente per quella che viene indicata come "scelta che non ha spiegazioni apparenti e che lascia decisamente perplessi". Il sindaco di Verona assicura di aver raccolto la testimonianza di tifosi e dirigenti dell’Hellas Verona e annuncia una protesta formale al collega Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli. "

Chiederò conto di quanto accaduto con una lettera che sarà inviata al prefetto e al questore di Napoli". Siamo comunque in presenza di una brutta conferma, ancorché scontata. Nel calcio regna ormai imperversante l’odio. Il tifo é scivolato irrimediabilmente nel più acuto becerismo. Sboarina assicura di essere in possesso di documenti inoppugnabili. Se veri, reali, spargerebbero opacità sul comportamento degli ospitanti napoletani. "Con quali ragioni si fermano i pullman privando le persone di un diritto sacrosanto e pagato anche non poco?". Da Verona rappresentano questa ricostruzione dei fatti: i bus provenienti dalla città veneta sarebbero stati di proposito sulla tangenziale, l’autostrada urbana intorno a Napoli, e addirittura fatti girare a vuoto fino all’inizio del secondo tempo. Accuse pesanti, ma tutte da provare, ovvio. Questa é la tesi di parte.

La versione spinge il sindaco di Verona a parlare di "sgarbo inaudito, sportivamente scorretto, quello di lasciare la squadra senza i suoi sostenitori". Accuse indubbiamente pesanti, che impongono risposte chiare e serie. A partire dal dispositivo di sicurezza predisposto per la partita giocata sabato alle 18, in anticipo alla giornata di campionato, motivato dall’imminente impegno del Napoli in Champions League. Il dispositivo ha dovuto necessariamente tenere conto dei rischi che presenta, da sempre, la storica contrapposizione fra le due tifoserie che si trascina dagli anni ’80 (si ricorda "Vesuvio, lavali col fuoco", esposto allo stadio Bentegodi, e la risposta ironica e graffiante di Napoli, "Giulietta é ‘na zoccola"). Momenti poi sfociati in episodi di forte tensione.

Il 16 gennaio 2018 nei pressi della stazione Centrale di Napoli si verificarono violenti scontri: 100 ultras entrarono in contatto con la polizia che stava scortando i tifosi del Verona diretti al San Paolo. Una guerriglia urbana conclusa con tre agenti feriti, un automezzo delle forze dell’ordine danneggiato, autobus bloccati, cassonetti della spazzatura incendiati. Nulla di tutto questo é accaduto sabato. Il servizio predisposto dalla questura di Napoli ha funzionato molto bene. Allora Verona espone fatti mai accaduti, episodi frutto di fantasia, comportamenti scorretti mai posti in essere? Il questore Alessandro Giuliano non commenta. Dagli uffici della Questura fanno però notare che "l’ingresso ritardato dei tifosi veronesi allo stadio é stato determinato dai tempi d’arrivo della comitiva in città". La precisazione richiede comunque un chiarimento.

Cinque bus, trenta minivan e una ventina di auto sono giunti all’altezza dell’area di servizio San Nicola Ovest, individuata d’intesa col Viminale per il filtraggio die sostenitori ospiti provenienti dal Nord, alle 16,45. "Poco più di un’ora prima della gara. Un intervallo molto stretto, tenuto conto della necessità di controllare tutti i passeggeri". Le partite delle tesi contrapposte. Un inevitabile classico. Le operazioni di controllo sono terminate alle 17,30, quando la tangenziale era già intasata. Anche a causa dei lavori in corso. Quindi, il ping pong delle accuse, il passaggio della palla da una metà campo all’altra. "La carovana veronese é stata scortata lungo il tragitto della Nola-Villa Literno, considerato il più idoneo non solo per motivi di viabilità".

Ma – assicurano in Questura – anche per scongiurare che, nel traffico, i veronesi potessero ritrovarsi esposti a qualche pericolo. Ma vagli a togliere dalla testa dei veronesi, la cui tifoserie estrema non é nuova a casotti provocati in casa e in trasferta, che non si sia trattato di un trabocchetto. Di una trappola/vendetta? Escluso, assicurano in Questura, noi svogliamo un altro lavoro, un altro mestiere, quello di assicurare ordine e sicurezza a chicchessia, il tifo non ci compete. Finita la partita, la carovana veronese é ripartita regolarmente, nessun incidente segnalato. E in campo é scesa la politica per un terzo tempo che disgusta e inquieta.

Di Franco Esposito