Roma cattiva, s’è fatta cattiva la città. Più di quanto sia mai stata. Più cattiva non nel numero dei reati che non sono tanti di più di una volta. Ma Roma più cattiva nel come si ruba, si scippa, si aggredisce. Nel come e nel chi. La definizione del delinquente da strada oggi più frequente viene da chi indaga e giudica, da chi incontra i delinquenti nei Commissariati, nelle celle, nei Tribunali. E la definizione è: "Fuori di testa". Fuori di testa è un’immagine, una suggestione. Spiega e non spiega perché si punti una pistola alla testa e si spari alla nuca di un ragazzo (Luca Sacchi) per un bottino che è uno zaino. Quell’esecuzione a freddo, quella ferocia voglia di punire chi non vuole essere rapinato e picchiato che cosa è? Panico di un rapinatore fuori di testa? Più probabilmente è cosciente linguaggio criminale al tempo della violenza come misura e metro delle non più tanto convivenza civile.

Luca Sacchi, il padre: "Non sopportava le ingiustizie". L’assassino di Luca Sacchi l’ha probabilmente ammazzato perché Luca ha reagito. Reagire non si può, reagire non si deve. È questa la legge cattiva di una Roma cattiva nella sua criminalità di strada. La stessa legge applicata nei confronti del turista cinese alla Stazione Termini: rapina, reazione, coltellata alla gola. Ti rapinano e, se non ci stai, coltello o pistola. Avviene sempre più spesso con questa modalità la rapina. Dove c’era una volta lo scippo della borsa seguito dalla fuga ora c’è l’accerchiamento della vittima obiettivo, l’imposizione del consegnare il bottino, la voglia di dominio sulla vittima oltre che sulla sua roba e , se la vittima non china il capo, la punizione di randello, pistola o coltello. Avviene sempre più spesso e le bande che praticano il culto della ferocia di strada non sono un prodotto esclusivo della criminalità di importazione. Insomma non solo e non tutti nord africani.

I due che hanno aggredito e ucciso Luca Sacchi erano italianissimi e bianchi di pelle. Questo per non abbandonarsi alla consolazione fallace e falsa per cui succede perché ci sono gli stranieri. No, succede perché Roma si è fatta più cattiva. Più cattiva nel vivere quotidiano e nel quotidiano rapportarsi l’un l’altro. L’un l’altro si sta in guardia e in dispetto reciproco. Ciascuno si ritiene in credito verso la collettività e il prossimo. Il rancore malmostoso è il sottofondo della giornata dell’uomo comune. E, quando si varca il confine criminale, questo umore diventa ferocia. La ferocia delle rapine dove o ci stai o ti bastonano, accoltellano, sparano. Roma non è diventata e non è una città più pericolosa di quanto lo siano altre capitali d’Europa e neanche, dati alla mano, la si può dire più pericolosa di quanto fosse anni addietro. Ma di certo è più cattiva e feroce nella sua criminalità di strada.

Purtroppo ma senza nessuna sorpresa l’ultimo morto è stato subito a cadavere ancora caldo azzannato dalla politica. Matteo Salvini ha voluto marcare il territorio e dire che è colpa dei tagli alle Forze dell’Ordine fatti da questo governo. Governo in carica da due mesi, anche volendo come avrebbe fatto in tempo a tagliare poliziotti e Carabinieri? Ma è vecchio e pessimo vizio della politica italiana attribuire la colpa di un omicidio in città al governo o al sindaco in carica, l’hanno fatto più o meno tutti e questo non assolve nessuno. A Salvini Conte ha replicato con un secco: "Miserabile", miserabile chi usa anche questo morto. Poi Conte ha aggiunto: "Roma resta una delle città più sicure". E questa spalmata di brillantina propagandistica il presidente del Consiglio poteva risparmiarsela. Questa era di troppo, questa, non il "miserabile".

LUCIO FERO