Forse non è il colpo del Ko ma ci va vicino. Matteo Salvini ci lavorava fin dalla nascita del Conte bis. Il verdetto delle urne in Umbria va bel al di là della conquista della regione rimasta rossa per 50 anni. Per il leader della Lega rappresenta il grimaldello per scardinare il governo Pd-M5s. Ma questa vittoria gli consegna una leadership incontrastata non solo all'interno della coalizione del centrodestra.

Il risultato della Lega, attorno al 38% in linea con il risultato delle europee di maggio, conferma che l'ex ministro dell'Interno ha accresciuto il suo gradimento presso gli elettori, annullando la delusione provocata dalla crisi di agosto. E indebolendo in modo significativo il suo principale avversario: Giuseppe Conte, il premier, che alla fine ha deciso di giocare in prima persona la partita partecipando alla chiusura della campagna elettorale. Ma Salvini è consapevole che, nonostante il terremoto provocato dal responso delle urne umbre, il tempo per Conte e il suo Esecutivo non è ancora scaduto.

Il leader della Lega però sa anche, avendolo sperimentato in prima persona, che la debacle subita alimenterà le tensioni all'interno della compagine governativa, per di più in un passaggio particolarmente delicato qual è il confronto sulla manovra che atterrerà in Parlamento nei prossimi giorni. Ed è sui contrasti interni e sulle difficoltà crescenti, soprattutto tra i Cinquestelle, che scommette Salvini, pronto a raccoglierne i frutti all'inizio del prossimo anno. Il colpo per mettere il Conte due al tappeto, Salvini conta di assestarlo a fine gennaio, quando al voto andrà l'Emilia Romagna. La sconfitta subita in Umbria (come già anticipato da Di Maio) rende infatti complicata una nuova alleanza tra Pd e M5s e più contendibile la regione rossa per antonomasia.

È questo il big bang a cui punta il leghista. Che al contrario dei suoi avversari può contare sulla compattezza della coalizione. I risultati del voto umbro hanno infatti anche un effetto immediato sulla coalizione di centrodestra. La scelta di Silvio Berlusconi di convergere senza se e senza ma sulla leadership di Salvini è ormai irreversibile. Anche a costo di doverne pagare un prezzo, ovvero l'uscita dal partito di chi bolla come una vera e propria "annessione" l'alleanza con il Carroccio. Una scelta che però non è priva di rischi. Il rischio principale è l'irrilevanza.

Forza Italia anche in questa competizione elettorale è l'unico partito della coalizione che continua a perdere consensi. Fdi non solo l'ha sorpassata ma quasi doppiata.Con una Lega attorno al 40 e il partito della Meloni vicino al 10, Forza Italia non ha più un ruolo decisivo e Berlusconi si deve accontentare di essere, per dirla con le parole della leader di Fdi, "un valore aggiunto". La Forza di Salvini non è solo nelle percentuali ma anche e soprattutto nell'assenza di un avversario temibile. La sconfitta in Umbria potrebbe infatti mettere fine sul nascere all'esperimento giallorosso che avrebbe potuto resuscitare il bipolarismo. Ma se come sembra probabile l'alleanza non si strutturerà, per Salvini avere la meglio su competitor che al massimo riescono a racimolare la metà dei suoi voti sarà molto più facile.

BARBARA FIAMMERI