Maledetta la mosca, è tornata. Drammatiche le conseguenze, soprattutto per chi ha ritenuto di indugiare nella raccolta delle olive. Un problema, in Toscana, una delle regioni maggiormente portate alla produzione di olio. La mosca olearia quale unica causa della ridotta produzione. Un gran bel problema che va ad incidere in misura importante sull’economia generale della regione. Una settimana, massimo dieci giorni, e la raccolta-spremitura delle olive sarà conclusa. Il dramma del cosiddetto oro giallo in Toscana. Traditi dalla mosca olearia, i produttori dell’olio incassano un secco meno trenta per cento. Ridotte le quantità, soprattutto nelle coltivazioni costiere. La qualità sembra però buona, in alcuni casi eccellente addirittura. A soffrirne sarà soprattutto il consumatore, chiamato da pagare tra i 9 e i 17 euro al litro.

I danni provocati dalla mosca risultano contenuti, assorbibili, per quei coltivatori che hanno lavorato sulla prevenzione. Ovvero, chi ha monitorato ed è intervenuto tempestivamente con trattamenti consigliati e autorizzati. In particolare nelle zone interne della Toscana come quelle del Senese, meno interessate dal caldo umido che ha richiamato la mosca. E dove l’attività tuttora è in pieno fermento. I bilanci dicono questo, nel loro inattaccabile rigore aritmetico. I numeri non mentono. In sintesi, una qualità di olio ai 100mila ettolitri, in calo rispetto allo scorso anno. La produzione costiera ha sofferto più dell’entroterra. Ma la qualità? Buona, secondo Igp e Coldiretti Toscana. "L’olio di quest’anno non sarà molto profumato, ma con un gusto morbido, che può far storcere il muso a qualche specialista, laddove incontra bene il gusto del consumatore".

Tutto dipende da come e quando si è verificato l’attacco della mosca olearia. "Oggi esistono, ci sono, gli strumenti per fronteggiarla bene". Alcuni produttori avevano lanciato l’allarme a inizio di stagione. Dieci giorni fa la mosca è ricomparsa, portata da pioggia e caldo. Le anomalie di questo periodo. Confagricoltura Toscana ha rilanciato l’allarme. Drammatici i toni, ultimativi i termini. Le segnalazioni sono diventate ormai quotidiane, di attacchi persistenti della mosca olearia, non più casi isolati. Vermi e bachi sulle piante di olive. Gli ovicoltori toscani sollecitati a concludere la raccolta delle olive il prima possibile. "Fate presto, molto presto", l’appello-allarme lanciato dal presidente della sezione prodotto ovicolo, Orlando Pazzagli. Il segnale riguarda tutta la Toscana. Dove c’è minore produzione di olive la preoccupazione presenta toni meno pesanti. Arezzo, Firenze e Siena non rientrano tra le mete preferite dalla mosca olearia.

La situazione sta diventando drammatica fra Livorno e Grosseto, le zone che danno l’ottanta per cento della produzione dell’intera Toscana. Il rischio permane quindi alto. E non va sottovalutato, pena l’abbassamento della qualità dell’olio toscano. Un’eccellenza italiana, certificata all’origine. Un prodotto privilegiato, doc, nella versione olio extravergine di oliva. L’eventuale abbassamento del livello di acidità provocherebbe l’uscita dell’olio toscano dai parametri previsti "per entrare nel più generico e meno appetibile olio italiano". La produzione 2019, alla resa dei conti, assume i connotati di una produzione di nicchia. Ma com’è possibile un rischio di questo tipo? Ebbene sì. Una produzione che vale all’ingrosso 100 milioni di euro quest’anno ha rovesciato il rapporto qualità col resto d’Italia. Tanto olio in Toscana nel 2018, poco meno nel resto del Paese; abbondanti produzioni in Puglia nel 2019 e negli altri santuari del settore, ma non in Toscana.

La metà delle olive raccolte entra ora nel percorso della certificazione. Ma solo il 23-24% finisce imbottigliato con etichette Igp. La rimanente quantità è destinata ad autoconsumo e vendita diretta al frantoio. Come da regola non scritta. Eccolo, quello in Toscana è identificato come "l’olio novo". E si pensa a festeggiarlo, nel solco di una tradizione antichissima. I festeggiamenti sono avvenuti, nel fine settimana tra ottobre e novembre, in tanti centri della Toscana. Piccoli e grandi, come Reggello, dove le degustazioni sulla fetta di pane appena abbrustolito si sono alternate con gli spazi cooking. A Morigi, in provincia di Siena, la tradizione si è consumata con gli assaggi dell’olio novo tra le bancarelle del mercatino di antiquariato e modernariato. Epoche distanti unite dal gusto di provarlo subito "l’olio novo". Poco importa se è sempre meno: per i cultori conta innanzitutto la qualità. Mentre non ride chi l’oro giallo lo produce e ci deve vivere.

Franco Esposito