Trump, facci vedere che tasse paghi. Non gliel’ha chiesto un passante per le strade di Washington. E neanche un importuno e pettegolo giornalista, di quelli che hanno il vizio di voler sapere. E neanche un membro del grande complotto che sta dando vita, parola di Trump, alla "più grande caccia alle streghe della storia americana. No, a chiedere a Trump di far sapere, di far vedere che tasse paga da anni e anni in qua è stato un giudice, un magistrato americano. E la risposta di Trump è stata, per tesi e argomenti dei suoi avvocati, un infastidito: io sono il presidente e il presidente non è tenuto a far sapere niente dei fatti suoi. Insomma una perfetta imitazione, anzi reincarnazione del Marchese del Grillo. Stavolta alla Casa Bianca.

Dalle stanze della Casa Bianca direttamente agli americani, giudici, giornalisti, elettori, funzionari, cittadini che siano ecco uno stentoreo: "Io so’ io, voi non siete un c…". L’accento non è proprio il romanesco di Alberto Sordi ma il tono e la smorfia sono gli stessi. Solo che quella era una commedia, un film, un arguto narrar di caratteri della Roma papalina che fu. Quella era una favola, una sceneggiatura. Quella di Trump invece è realtà, realtà al quadrato. Il marchese del Grillo era l’esasperazione e la caricatura in fondo del potere assoluto e onnipotente. Questa di Trump è la rivendicazione del potere assoluto e onnipotente. Quella del marchese del Grillo era l’istantanea grottesca del rapporto tra chi può e chi non può al tempo del potere per diritti divino e di Casta, quella sì Casta. Questa di Trump è l’idea di democrazia al tempo dei leader ventriloqui del popolo.

Ultimo ma non ultimo: il Marchese del Grillo in modo confuso ma deciso sentiva l’angustia e la caducità del privilegio. Trump del privilegio ne fa canone e architrave della sua idea e pratica di cittadinanza. Adesso gli avvocati di Trump chiederanno alla Corte Suprema di sancire il privilegio del Marchese del Grillo alla Casa Bianca, il privilegio assoluto di non far vedere che tasse paga. In nome della sicurezza nazionale? Forse sentiremo anche questa. Di certo in nome del diritto supremo a non far sapere che tasse paga. Come i re, come spesso neanche i re. Neanche i re potevano nascondere tutto dei loro portafogli ai sudditi. O meglio, potevano farlo ma, se rivendicavano in pubblico questo privilegio assoluto e incondizionato, perfino i baroni e i conti e i marchesi, oltre alla plebe, si…incazzavano un po’. Talvolta un po’ tanto. A qualche re qualche secolo fa storia di tasse costò testa e corona. A Trump, di questi tempi, un’uscita così sembra non costi neanche un’oncia di consenso di popolo.

Riccardo Galli