La sua figura alta e snella compariva sempre accanto al marito, il piccolo e indimenticabile Amintore Fanfani da Pieve Santo Stefano. Nonostante la grande differenza d’altezza, Maria Pia Fanfani, seconda moglie di Amintore, leader storico della Democrazia cristiana, seppe sempre stare a livello del marito. Se Fanfani aveva spesso il volto ingrugnito dalla infinite grane del Paese - lui che è stato cinque volte presidente del Consiglio dei Ministri, tre vuole presidente del Senato e due volte segretario della Democrazia Cristiana - Maria Pia aveva il viso quasi sempre attraversato da un bel e ampio sorriso. Anche Maria Pia Fanfani Tavazzani ci ha lasciati per sempre, deceduta ieri a Roma all'età di 97 anni. Era nata a Pavia il 29 novembre del 1922, penultima di sette figli ed era scampata ad una polmonite nell’infanzia facendo il voto di dedicarsi ad aiutare i più bisognosi. Aveva frequentato l'Accademia di Brera a Milano e nel 1942 si era unita in nozze all’ingegnere Giuseppe Vecchi, che venne a mancare nel 1973, da cui ebbe il figlio Mario, nato nel 1947. Già negli anni quaranta ebbe una propensione per l’impegno umanitario fondando l’associazione "First Help". Fresca di nozze, Maria Pia entrò nella Resistenza con il ruolo di staffetta partigiana. Un biennio, quello tra il 1944 e il ’45, in cui restò a fianco al fratello Attilio, figura di spicco delle forze partigiane, al quale era molto legata. Nella sua biografia Maria Pia racconta che, intercettata da una pattuglia tedesca, riuscì a sfuggire alla cattura. Finito il conflitto effettuò il suo primo viaggio negli Stati Uniti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi difficoltà post-belliche della Penisola, dunque giocando un ruolo fondamentale in quello che sarà il Piano Marshall. Tutti gli anni Cinquanta la vedono in primo piano nelle associazioni umanitarie in anni di ricostruzione e alfabetizzazione del paese. Nel 1975, in seconde nozze sposa Amintore Fanfani, anche lui rimasto vedovo nel 1968 per la perdita dell’amata moglie Biancarosa Provasoli, figlia di un industriale tessile, alla quale era legato da prima della guerra e dalla quale ebbe sette figli. Nel 1983 Maria Pia diventa presidentessa del Comitato nazionale femminile della Croce rossa. Il suo sito registra decine e decine di interventi umanitari che ha organizzato e promosso in Italia e all’estero. Un ruolo che la donna ha conservato sino al 1994. Nel 1985 era stata nominata a Ginevra vicepresidente della Lega Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa sotto la presidenza di Enrique de la Mata. In quel ruolo si distinse soprattutto durante il lacerante conflitto che ha provocato alla dissoluzione della Jugoslavia. Un attivismo che portarono i media a considerarla la vera first lady della prima repubblica. La sua forte personalità femminile la porta ad essere sicuramente una delle donne italiane più in vista della fine del secolo scorso, come ben testimoniato dal libro di Paola Severino Melograni "Le mogli della repubblica". Autrice di diversi volumi, aveva pubblicato nel 2009 la sua autobiografia "Lady non-stop" (Mondadori) con una ricca carrellata di aneddoti e personaggi. Maria Pia definì il suo libro «un taccuino di bordo». Un insieme di ritratti rapidi, incontri e riflessioni nel quale il lettore fa una scoperta: un'ironia lieve da galateo d'altri tempi anche nelle punture di spillo. Milano anni Settanta, Mariapia e Fanfani sono invitati a cena da Indro Montanelli: "Si era conclusa da pochi mesi la battaglia referendaria sul divorzio- racconta la signora - e Amintore (che guidava allora lo schieramento antidivorzista obiettò che non voleva sedersi a tavola con coppie irregolari". Lei lo rassicurò. In realtà, a casa Montanelli nessuna delle coppie presenti era regolare: lo stesso giornalista era al secondo matrimonio, avendo da poco sposato Colette Rosselli. La serata fu un successo. Fanfani, intrattenuto da Colette in una spumeggiante conversazione sulla pittura, ne fu entusiasta. "Si complimentò molto con me, - conclude signorilmente Mariapia, - per avergli fatto conoscere coppie stupende, rappresentanti della parte sana della città di Milano".