Venezia è sotto l’acqua che nei giorni scorsi ha sfiorato i due metri. Era il novembre del 1966, famigerato anno di alluvioni, l’ultima volta che l’acqua era salita ben oltre la soglia. Si resta dolorosamente attoniti di fronte alla nostra impotenza nei confronti di fenomeni naturali sempre più smisurati. Un altro monumento dell’umanità è colpito in queste ore in una maniera gravissima e incommensurabile. In ognuno di noi, molto probabilmente, si è creata la connessione con le drammatiche immagini dell’aprile scorso, in cui si vedeva bruciare irreparabilmente il tetto della cattedrale di Parigi: Notre Dame. Per fortuna a bruciare in quella occasione è stata soltanto la parte strutturale esterna. Nulla della decorazione interna ha subito irreparabili danni. La nostra San Marco invece rischia moltissimo. Perché a subire il danno di tutta l’acqua che l’ha invasa sarà soprattutto la ricchissima decorazione interna, frutto della sua storia millenaria. Era l’829 d.C. quando il corpo di San Marco fu trasportato da Alessandria d’Egitto a Venezia dal doge Giustiniano Partecipazio e solo quattro anni dopo fu consacrata la prima chiesa di San Marco. La sua incredibile decorazione a mosaico inizia nell’anno 1000 d.C. e in circa 800 anni ha ricoperto i 588 mq della superficie voltata della basilica. In questi mosaici è raccolta la più significativa testimonianza della storia, delle aspirazioni, della fede di Venezia e dell’evolversi dei linguaggi e delle tendenze che hanno caratterizzato la sua arte: dalle origini greco-bizantine, alle espressioni artistiche autoctone e all’abilità di interpretare e personalizzare messaggi importati fino all’odierna, difficilissima arte della conservazione e del ripristino di questi preziosi e complessi manufatti. La Basilica d’Oro, come spesso viene chiamata, si è ulteriormente arricchita nel tempo di marmi, bronzi e opere d’arte portate a Venezia a seguito della conquista di Costantinopoli durante la quarta crociata. Arrivarono così i quattro cavalli di bronzo, opera del IV secolo a.C. attribuiti allo scultore Lisippo originariamente collocati nel grande ippodromo di Costantinopoli e che finirono per ornare la parte superiore della facciata di San Marco. Arrivarono gli smalti della Pala d’Oro, il mirabile paliotto ancora oggi nel presbiterio della Basilica e la preziosissima l’icona della Madonna di San Luca, secondo la leggenda dipinta dall’evangelista, detta Nicopeia, operatrice di vittoria, che ancora oggi è custodita nell’omonima cappella del transetto destro. Si susseguirono quindi nei secoli trasformazioni, ampliamenti, completamenti, come la facciata gotica con cuspidi e sculture di angeli e di santi che si realizza nei primi anni del 1400.