Ci sono differenze tra quanti riescono a farsi eleggere, designare, nominare, "ficcare" tra i componenti della classe politica e amministrativa dirigente e quanti invece fanno parte del popolo normale? Sì, ci sono certamente molte differenze e anche somiglianze ma, prescindendo dal redigere un elenco, è evidente che tra le due classi di soggetti citati, vi siano compiti e responsabilità diverse. Ciò premesso, mi viene in mente una realtà che sinceramente non so se definire differenza o somiglianza. L’Italia di oggi è caratterizzata da una classe politica dirigente che non fa l’assoluto nulla per rendere meno oppressa e ossessionata la quotidianità dell’esistenza popolare; nondimeno è caratterizzata anche da un popolo che non sa fare l’assoluto nulla per mandare a casa detti politici impostori.

Forse, a pensarci bene, quella appena descritta potrebbe essere una differenza e non una somiglianza. I politici eletti, designati, nominati o "ficcati" sanno infatti adoperare i loro strumenti per avvilire il popolo e vivere sempre più sulle sue spalle, mentre il popolo è invece del tutto incapace di adoperare gli strumenti della democrazia per liberarsi da tali impostori. Certo, si tratta di due incapacità, ma una rende infelice il popolo, mentre l’altra rende felici i politici. Perché ciò è possibile? Beh, lo anticipa il titolo. Noi popolo siamo inebriati da una mentalità e cultura del "cactus"; siamo i primi in classifica in fatto di enunciazione di principi, però l’enunciazione rimane tale e la stasi di tutto dimostra che siamo primi in classifica anche nel non saper trasformare i propositi in fatti.

Winston Churchill ha affermato che "una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo con i piedi nel secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico". I politici continuano a produrre novità perché il popolo rimanga con i piedi nel secchio e il popolo non sa fare altro che cercare di sollevarsi tirando sempre il manico. È sbagliato pensare che i nostri siano tentativi e atteggiamenti popolari del cactus? È mai possibile che siamo in preda a una tale incapacità? Tutti, per esempio, ripetono "largo ai giovani" ma, circa la politica, cosa hanno saputo fare questi trenta-quarantenni del cactus?

Il mito del "Vaso di Pandora", riportando gli atteggiamenti di Prometeo (colui che pensa prima) e di Epimeteo (colui che dopo forse pensa), ci racconta come gli irruenti abbiano ricoperto di disgrazie il mondo; la politica popolare non dovrebbe più seguire alcun Epimeteo del cactus. Molti confondono il confronto dialettico con la polemica e si credono forti perché non perdono occasione per essere invadenti e maleducati. Il linguaggio cosiddetto "concreto" che ne deriva, è in realtà l’incompetente semplificazione di saccenti e presuntuosi. L’intelligenza può esistere in più occasioni ma, nella rivalsa politica popolare italiana, sembra assente.

GIANNANTONIO SPOTORNO