Cambiati i colori del Governo, all’interno della Rai è cambiato il mondo. Il bianco di prima è diventato nero e viceversa. Direttori e vertici in difficoltà, terremoti annunciati con l’avvento del Conte bis. Nessuno è più sicuro di nulla, tutti contro tutti, in attesa di decisioni annunciate di giorno in giorno. Un casotto biblico, dal primo all’ultimo piano di viale Mazzini. Confusione a qualsiasi livello, l’atmosfera è quella tipica da resa dei conti. Aspettando che maturi il cambiamento, arrivano intanto i provvedimenti disciplinari. Ma a carico di chi? I bersagli sono i giornalisti che hanno criticato o fatto pesante ironia su Matteo Salvini? Puniti i giornalisti Rai "nemici social" dell’ex ministro leghista. Salvini messo alla berlina su Facebook e Twitter. Come vi siete permessi, e via con le punizioni. Andiamo a vedere su chi si è abbattuta la scure della vendetta leghista.

Prima vittima il giornalista Fabio Sanfilippo, caporedattore di Radio 1. Sette giorni di sospensione dal lavoro, senza stipendio. Il massimo della sanzione prevista prima del licenziamento. Una botta di quelle che tramortiscono, di una durezza insolita. Ma di quale colpa si è macchiato Sanfilippo? Andata giù dura, la Rai lo ha ritenuto colpevole di aver scritto e pubblicato su Facebook un post critico su Matteo Salvini, lo scorso 4 settembre, a babbo cosiddetto morto per quanto riguarda la dipartita del segretario leghista dal Governo e dal ministero. Ma cosa ha postato il colpevole? Semplicemente quanto segue, tout court. "Con la vita che ti eri abituato a fare, tempo sei mesi ti spari nemico mio (…). Mi dispiace per tua figlia, ma avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate".

Passi indubbiamente pesanti, un commento contestato, relativo alle scelte politiche di Matteo Salvini. Il leader leghista aveva fatto da poco cadere il Governo di cui era vice premier. Attento alle mosse nemiche, Salvini aveva attribuito grande importanza a quel post. Aveva dato enorme risonanza alle parole di Sanfilippo, un giornalista che neanche si occupava di politica. "Schifoso" lo ha apostrofato Salvini. Ma il caso Sanfilippo non è isolato in Rai. A un altro giornalista è stata recapitata una lettera firmata dall’amministratore delegato Fabrizio Salini e dal direttore delle Risorse umane, Felice Ventura. Nella missiva vengono contestate al giornalista post e tweet contro Salvini. Scritti sul proprio profilo personale, addirittura aperti con un soprannome. Il cronista appare vittima di una delazione.

"La Rai si riserva di adire le opportune sedi giudiziarie a tutela dei propri diritti e della propria immagine". È quanto nella nota Rai in riferimento a Sanfilippo. Il giornalista però in indietreggia minimamente al cospetto della minaccia espressa dai vertici dell’azienda di Stato. "Sono stato condannato per aver espresso privatamente una opinione e una critica nei confronti di un potente". Sanfilippo sostiene di essere "allibito di fronte a una decisione che si basa su un presupposto censorio inaccettabile". In Rai tira una brutta, pessima aria. Acquisisce una funzione dominante il desiderio espresso, neppure mimetizzato, di portare a compimento una sorta di repulisti. Fuori quelli non in sintonia col pensiero leghista. Annuncia Vicenzo Iacovino, legale di Sanfilippo: "Ci rivolgeremo al giudice del Lavoro e alla Procura della Repubblica perché accertino eventuali responsabilità in questa vicenda che riguarda la salvaguardia di un diritto garantito dalla Costituzione".

La Rai sta intanto lavorando a un codice di regolamentazione. L’obiettivo è il corretto utilizzo dei social dei propri dipendenti. Ma c’è confusione, incertezza, e sembrano prevalere i tentennamenti. La Rai non sembra aver utilizzato un metro uniforme, lo stesso metro di giudizio nei confronti dei propri giornalisti. Quelli di parere politico opposto, ovvio. Qualche esempio? Intanto uno, lampante. Angelo Polimeno Bottai, chi è costui? Il vicedirettore del Tg1 e nipote del gerarca fascista dell’epoca mussoliniana, Giuseppe Bottai. Proprio lui, il prode Angelo Polimeno Bottai, contestò il pugno chiuso della showgirl Heather Parisi ospite di Fabio Fazio. Ovvero, di una trasmissione Rai, in cui affermò che il gesto rappresentava "un simbolo di sterminio di intere popolazioni e classi sociali". Zitta la Rai, non mosse dito, né profferì verbo. Come pure nel caso di Anna Mazzone del Tg2, che insultò il comandante Carola Rackete con un inammissibile irricevibile tweet "il blitz della crucca…". In viale Mazzini, palazzo della Rai, vige evidentemente la regola infame dei due pesi e due misure. Davvero triste, non solo ingiusto.

Franco Esposito