Rivolta base M5S, rivolta contro l’idea di non presentarsi alle elezioni Regionali in Emilia e Calabria fissate al 26 gennaio. Rivolta di base e base in M5S vuol dire i circa 120 mila iscritti e titolati a votare sulla piattaforma Rousseau.

Di questi stavolta solo uno su cinque si è pronunciato, ma quel 20 per cento circa che ha votato lo ha fatto in maniera netta e drastica: il 70 per cento ha detto che vuole liste M5S alle prossime Regionali. Orgoglio di partito nella voglia, nel bisogno di mostrar bandiera elettorale anche là dove M5S non ha praticamente nessuna possibilità di vincere (Emilia) e nemmeno di contare qualcosa (Calabria).

Voglia di testimoniare, attraverso la presentazione di liste, la persistente assoluta diversità di M5S da tutto e da tutti. Voglia di dare soddisfazione, come ha scritto l’ex ministro Toninelli, a "quei pochi o tanti che vogliono mettere una croce sul simbolo M5S nella scheda elettorale". E voglia di ribadire, gridare per interposta votazione su Rousseau, che alla base, al cuore, all’istinto dell’organismo M5S non piace, anzi dà allo stomaco, ogni rapporto politico ravvicinato con il Pd. Non è solo la sconfitta subita nell’andare insieme alle elezioni in Umbria, è altro. Altro e di più. E’ non solo il non volersi mischiare con il Pd, è il qualunque prezzo è giusto prezzo pur di non collaborare con il Pd e la sinistra.

La base M5S che così ha votato ha espresso un, per così dire, sentimento omogeneo e perfetto in tempi e clima di governo M5S-Lega. Ora M5S sta governando con il Pd ma il voto su Rousseau è anche un voto di fastidio per questa situazione, lo si potrebbe definire un voto di rigetto verso il Pd. E infatti la reazione del Pd è stata così riassumibile: scelgono di farci perdere l’Emilia, scelgono di lavorare contro di noi, scelgono di ammazzarci. Il pensiero successivo e conseguente non è ancora ufficiale ma già corre: e allora che ci stiamo a fare in un governo insieme, come può stare insieme un governo così? Infatti non può stare: dopo il voto base M5S che danneggia oltre misura il Pd, aiutando il Pd subire una sconfitta elettorale devastante in Emilia, dopo la sostanziale rivolta e il drastico rigetto da parte della base M5S di ogni ragionar governativo, è cominciato il conto alla rovescia per il fine governo.

Se nella notte tra il 26 e il 27 gennaio arriverà la notizia che la Lega e Salvini hanno conquistato l’Emilia, se questo sarà avvenuto grazie anche alla scelta dei grillini di presentare liste con l’avvia conseguenza di indebolire e far perdere il candidato del Pd, allora, non fosse altro che per ultimo istinto di sopravvivenza, quel che resta del Pd si chiamerà fuori da un governo con M5S.

Di suo, dal governo col Pd, M5S si è già tirato fuori con il voto presentiamo liste e, se cade il governo per questo, se Emilia va a Salvini…Il MoVimento non vuole questi crucci, li allontana da se come fossero affari altrui. Di Maio e forse Grillo (chi lo sa davvero?) avevano suggerito di non presentare liste alle prossime Regionali, lo avevano fatto nella formula morbida della "pausa di riflessione e riorganizzazione". Per la prima volta da quando viene consultata come oracolo politico la piattaforma Rousseau, insomma i quadri e militanti di M5S hanno votato contro i suggerimenti del vertice. Vogliono la solitudine politica che garantisce purezza, sognano ancora di poter governare da soli oppure nessun M5S in nessun governo. Rischiano forte di essere accontentati al prossimo giro elettorale nazionale, a questo punto neanche troppo lontano.

LUCIO FERO