Il bus senza autista. La sperimentazione in Alto Adige, privo di una persona alla guida va a venticinque chilometri all’ora. Oggi il primo test ufficiale, la prova attesa con ansia mista a curiosità. Intanto è lecito domandare: come funziona il bus elettrico a guida autonoma? I cittadini possono tutti usare lo shuttle. Il tragitto del test verrò coperto in meno di dieci minuti. Un breve anello urbano il percorso. La partenza da via dei Giardini. Il pienone di folla è assicurato. La novità è una parte del progetto Mentor dedicato alla mobilità integrata e sostenibilità tra Alto Adige e Svizzera. Il veicolo "legge" l’ambiente in cui si trova. Lungo quattro metri e venticinque centimetri, è alto due metri e 65 e largo due metri e 11. Il peso 2.400 chili. Rileva gli ostacoli, i movimenti degli altri mezzi e dei pedoni. Una cosa davvero futuribile nel presente. Computer a bordo e gps, la navetta calcola e determina il percorso. L’interfono a bordo consente di rispondere a qualsiasi domanda dei passeggeri. Due telecamere all’esterno e una all’esterno per visualizzare a trecentosessanta gradi. Ma quanto costa questo straordinario mezzo prodotto in Francia da Navya? Trecentomila euro o 13mila al mese in noleggio? La capacità del bus elettrico è di quindici posti. Nove ore di autonomia: quattro ore il tempo di ricarica. Terzo e quarto grado il livello di guida. E immediate affiorano le critiche. "Qualcuno dice che così facendo sopprimeremo i posti di lavoro degli autisti". C’è anche chi consiglia che sarebbe opportuno dedicarsi innanzitutto ai veri problemi di Merano. Ma la maggior parte dei meranesi manifesta l’orgoglio di vivere "in un comune così all’avanguardia". Durante un provino non ufficiale, l’assessore all’Urbanistica e alla Mobilità, Madeleine Rohrer, si è abbandonata a robusti sorrisi a bordo della navetta a guida autonoma. Oggi, in contemporanea, il test ufficiale e l’inizio del servizio a beneficio dei cittadini. Un assaggio di futuro, sette giorni, una settimana, per gli abitanti del centro dell’Alto Adige. Il primo comune italiano ad aprire al pubblico un test di questo genere. Venticinque chilometri all’ora costeggiando il fiume Passirio. Niente volante, né pedaliera. A controllare le funzioni del bus senza autista un operatore con in mano un joypad. Quello di una consolle per videogame, uguale e preciso. L’operatore interviene di tanto in tanto mentre il veicolo memorizza il percorso attraverso radar e sensori. Il margine di errore sarà di un centimetro quando il mezzo futuribile acquisirà l’esatta conformazione della strada. Il sindaco di Merano, Paul Roesh, ne vorrebbe uno tutto per sé. Pare l’abbia già prenotato. Una volta impostato, attraverso una app, il bus elettrico a guida autonoma può anche memorizzare i passeggeri con disabilità. E automaticamente disporre la pedana per farli salire. Sensori, gps, webcam, intelligenza artificiale per la sicurezza. Benvenuta la mobilità pubblica su misura. L’operazione rientra in un progetto più ampio sulla mobilità 2.0. Il Mentor italo-svizzero portato avanti grazie al Noi Techpark, il polo tecnologico di Bolzano. Test simili sono in corso in diversi posti del mondo, dalla Corea del Sud alla Svezia. E non solo per che riguarda gli autobus elettrici senza autista. Un esempio lampante è costituito dalla sperimentazione di traghetti a guida autonoma avviata in Finlandia. Le navette Navya, come quelle di Merano, sono già centotrenta in venti Paesi. Due in Francia, quattro addirittura a Sion, in Svizzera. In nessun caso viene fatta pagare la corsa. Una sorta di biglietto da visita su ruote per comuni che, evidentemente, se lo possono permettere. Questa di Merano è la prova di quel che si potrebbe fare, quando si riesce a stabilire contatti tra enti pubblici, di ricerca, e aziende altamente specializzate. A Merano la tecnologia avanzata già fa spettacolo. Laddove per un impegno vero nella vita di tutti i giorni bisognerà aspettare ancora. I veicoli lettrici a guida autonoma – raccontano gli amanti delle statistiche – sono molto più sicuri di quelli gestiti da un autista. Partendo da un ineludibile presupposto, nel novantaquattro per cento dei casi gli incidenti sono causati da errore umano. L’unico imputabile a un Navya è accaduto a Vienne, provocato però da un passante che è andato a sbattere sulla fiancata del bus mentre camminava con gli occhi persi nello smartphone. Le previsioni sono queste: la guida autonoma si diffonderà in maniera capillare non prima del 2050. In ragione del fatto che troppe sono le variabili da prendere in considerazione nei grandi centri urbani, gli ostacoli normativi, le questioni legate alla parte assicurativa. Previsioni, ammonimenti, ma tra una cosa e l’altra è doveroso – e certamente entusiasmante – registrare che siamo già nel futuro.