Un libro al femminile, una vicenda biografica di emigrazione dalla Sicilia in Argentina. La memoria diretta, tramandata di generazione in generazione, del distacco dalla terra natia, del viaggio, delle prime impressioni del Paese ospitante, poi l'inserimento e la negoziazione di nuove identità ibridate con la cultura d'origine.

"Lettera di una madre emigrata in Argentina", di Pippo Stazzone, racconta la storia del viaggio oltreoceano di una donna di Alcara Li Fusi, in provincia di Messina. L'esperienza migratoria, raccontata al Museo Regionale dell'Emigrazione di Frossasco venerdì 29 novembre alle 20:45, è stata ricostruita attraverso lettere, testimonianze, foto e documenti. Dal contesto siciliano alla casa in Argentina, dal reperimento dei documenti al viaggio, dai contatti con la famiglia al ricongiungimento. Un percorso biografico comune a molti italiani che, dalla seconda metà dell'Ottocento fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, lasciarono le loro case alla ricerca di un futuro migliore. L'Argentina è stata una delle molte mete battute, insieme a Brasile, Venezuela, Stati Uniti, ma anche Francia, Germania, Svizzera, Australia.

Il Piemonte si pone tra i territori che hanno fornito i maggiori contributi a questa migrazione massiva. Il Museo Regionale dell'Emigrazione riflette proprio su tale memoria, in chiave di valorizzazione e attualizzazione. La struttura ha da poco inaugurato una mostra temporanea che verte, in maniera specifica, sui flussi migratori che dal Piemonte hanno raggiunto l'Argentina. Il libro di Stazzone dunque ben si colloca all'interno di un approfondimento tematico di interesse per il Museo.

La narrazione biografica dell'autore, che scava nelle nicchie della memoria, sarà preceduta da un'introduzione a cura della Conservatrice del Museo. Carlotta Colombatto, che contestualizza e introduce storicamente la vicenda migratoria piemontese in Argentina, si sofferma sulla dimensione femminile dei flussi, sul ruolo delle donne nell'inserimento sul territorio, sul loro essere motori della memoria ma anche stimolo a una proficua integrazione. Una storia personale che si intreccia con la grande Storia, una serata per riflettere sul ruolo da protagoniste, spesso taciuto, delle nostre connazionali emigrate all'estero.

Il libro di Stazzone, inoltre, ha permesso al Museo di pensare ai flussi migratori in chiave di genere. Un focus importante, che non a caso si è scelto di coltivare a ridosso della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza cade a novembre in ricordo del brutale assassinio di tre attiviste dominicane, le sorelle Mirabal, barbaramente assassinate nel 1960 dal Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo isolato, le tre giovani vennero torturate, massacrate a colpi di bastone e gettate in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente. La presentazione del libro, benché di taglio diverso, intende rendere omaggio alle donne migranti di ogni epoca e di ogni dove, che spesso vedono proprio nel loro percorso di migrazione la possibilità di risalire la scala sociale.

Un libro al femminile che intreccia storia e narrazione, ricordo e analisi scientifica. Perché il motore della memoria si può riaccendere nei momenti importanti di riflessione, non come nostalgia, ma come elemento da cui trarre forza.