È un piccolo grande pezzo d'Italia che oggi festeggia i 34 anni. Senza l'Inas-Cisl, che si trova nel centro di Montevideo, gli italiani, di qualsiasi generazione, che vivono nell'Uruguay sarebbero ancora più lontani da quello che per tanti è ancora il loro Paese. Due piani, al primo si riceve il pubblico, in quello di sopra, oltre ad altri uffici, anche centinaia di migliaia di pratiche. Compie 34 anni l'Inas di Montevideo, 70 invece in Italia, è il patronato che da sempre ha aiutato i connazionali, non importa in quale parte del mondo si trovino. In Uruguay, oltre che Montevideo, c'è anche la filiale di Colonia. "Ma la maggior parte dei connazionali - ci racconta Filomena Narducci da sempre la coordinatrice dell'Inas Uruguay ma anche la co-fondatrice con Jose 'Pepe' Tuinil - vengono qui per la vicinanza con Consolato e Ambasciata".

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Dal giorno in cui l'Inas-Cisl ha aperto le proprie porte a Montevideo quanti italiani ci saranno passati? "Ma, difficile dare una cifra esatta - ha continuato Filomena - 200.000? Forse anche di più". Non si può pensare alle pensioni, la cittadinanza, il passaporto, qualsiasi cosa inerente con l'Italia senza il patronato. Rappresenta il punto di riferimento di tutta la comunità italo-uruguaiana, ma ultimamente la maggioranza delle richieste si sono focalizzate verso una unica strada: la cittadinanza. "Certo i nostri pensionati vengono sempre a qualsiasi ora - così la coordinatrice ci racconta una giornata tipo - ma quello che aumenta sempre è il numero di persone che vogliono vedere riconosciuta la propria cittadinanza italiana. Quaranta, cinquanta al giorno, per questo motivo abbiamo dovuto anche noi adeguarci, per una attenzione al cliente sempre più attenta e anche moderna. Le difficoltà maggiori? Ottenere l'appuntamento per portare la documentazione in cancelleria consolare. È la prenotazione online che rappresenta un problema, c'è la sensazione che non ci siano abbastanza 'numeri' a disposizione con l'aggiunta anche di storture. Chi viene qui ci racconta quello che succede, anche cose poche chiare....".

Un problema mondiale quello della prenotazione attraverso la webpage, ma se per quello che riguarda i passaporti si è avvertito una miglioramento, per la cittadinanza ancora no, anzi. "La gente che viene da noi ci racconta quello che va incontro, anche con un po' di vergogna, come quando confessano di aver pagato per ottenere quella prenotazione. Addirittura c'è una società brasiliana che promette di dare numeri, ma con un contratto, ce lo ha confermato un nostro assistito, con la minaccia di una causa se non fosse stata pagata la cifra pattuita per ottenere la prenotazione". Anche contro questi sistemi fraudolenti l'Inas cerca di combattere al fine di offrire ai connazionali il maggior appoggio possibile. "Bisognerebbe dare maggior accesso almeno sotto questo aspetto anche perché per come è la situazione adesso, per ottenere la prenotazione si deve essere giovani, non avere occhiali, essere veloci...Non c'è rispetto per l'età". Senza dimenticare che adesso si è aggiunto anche il raddoppio da 300 a 600 euro... "Un altro elemento discriminante, potranno continuare a richiedere la cittadinanza solo coloro che hanno le possibilità economiche".

VIDEO 2 - Narducci sulla visita del sottosegretario Merlo

L'Inas ha vissuto in questi 34 anni anni anche tutto il cambiamento della società "All'inizio dovevamo interrogare i nostri assistiti per avere un quadro della situazione, sapere se davvero c'erano le basi per avviare la pratica. Oggi, con internet, tutto è cambiato, ma anche le richieste sono davvero tante". Sono tanti i ricordi che Filomena Narducci si porta dietro: "E dei 124.000 iscritti nell'anagrafe consolare, tanti sono passati da qui". Ma la lotta dell'Inas contro le discriminazioni, non si ferma all'iniquità dei 600 euro, c'è anche la soglia del 1948: infatti, solo per le donne, i figli nati prima di quell'anno non trasmettono la cittadinanza. Ecco allora, e si vedono ammassate sul tavolo dell'ufficio di Filomena Narducci, tutte le cause. "L'Inas centrale ha creato un pool apposito e finora, per quello che ci riguarda, nel giro di un anno i giudici ne hanno già riconosciute undici. Siamo contenti, noi facciamo da tramite per un iter sicuro" .

Ma l'Inas non è solo un riferimento per il Governo italiano, lo è anche per quello uruguaiano. "La gente ci conosce perché, ed è solo un esempio, per determinate questioni è lo stesso Ministero degli Esteri dell'Uruguay o altre istituzioni governative, che indirizza qui le persone che necessitano di aiuto. Anche perché, un particolare che però è importante, il patronato è una figura tipica italiana, non esiste da nessuna parte, tanto meno in Uruguay. All'inizio si meravigliavano della nostra attività, adesso penso che siamo parte della struttura istituzionale uruguaiana". Una storia lunga 34 anni, composta anche di miriadi di episodi, particolari, curiosi e anche unici. Filomena Narducci potrebbe scrivere un libro, ma se dovesse raccontarne uno solo? "Anni fa - chiude così il nostro incontro - aiutammo un pensionato di origini siciliane, ad ottenere tutti gli arretrati che gli spettavano, era una bella cifra 40-50 mila dollari, era sposato e viveva in un appartamento piccolissimo, che gli era stato concesso dal BPS, l'Inps uruguaiano. Dopo aver ricevuto finalmente la sua pensione lo incontrai un giorno in Consolato, mi disse che voleva divorziare, perché aveva il desiderio di tornare in Italia, ma era sposato e aveva figli.. non li aveva più visti da 45 anni... Poi dalla moglie uruguaiana, seppi che l'aveva portata in Italia, un mese in uno degli alberghi più belli di Roma, poi tornati in Uruguay l'aveva lasciata, per passare gli ultimi mesi della sua vita con i figli dai quali era stato perdonato".

Roberto Zanni