Sta facendo molto discutere una proposta contenuta all’interno della legge di Bilancio che rischia di colpire pesantemente gli italiani nel mondo. Attualmente in discussione al Senato, all’interno del disegno di legge di Bilancio per il 2020 è stato presentato un emendamento che prevede il raddoppio (da 300 a 600 euro) del costo per la domanda di cittadinanza fatta all’estero a partire dal primo febbraio del 2020. Oltre alla tassa dei 600 euro, l’articolo 101 comma 2 prevede l’aumento del 20% per tutti i diritti consolari, dalle pubblicazioni di matrimonio alla traduzione in italiano di atti di stato civile, ai visti richiesti all’estero. La proposta ha suscitato subito forti critiche tra i rappresentanti dell’emigrazione, tanto all’interno della politica come nel Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). I 600 euro suonano altresì come una beffa dato che per la prima volta un eletto all’estero prende parte a un governo con l’incarico di sottosegretario agli Esteri ricoperto da Ricardo Merlo, leader del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero, che si è schierato peró contro la nuova tassa). Anche in Uruguay si sta sollevando una forte indignazione e, dopo i commenti raccolti da Gente d’Italia tra le associazioni, è intervenuto anche il Comites di Montevideo che ha preso ufficialmente posizione nell’ultima seduta. Il presidente Alessandro Maggi ha parlato apertamente di "ingiustizia" che porterà "la cittadinanza italiana a trasformarsi in un diritto solo per quelle poche persone che potranno pagare". "Credo che l’obiettivo principale di questa idea sia quello di fare cassa" ha spiegato Maggi. "Purtroppo però tante persone ne soffriranno le conseguenze dato che molti non potranno sostenere gli alti costi. Immaginiamo una famiglia con 3, 4 persone: sarebbe una cifra altissima". "Alla base di questa idea c’è un modo di pensare infantile ed estremamente discriminatorio" ha commentato Filomena Narducci, membro dell’esecutivo. "Il Comites ha il dovere di intervenire e di prendere posizione contro una norma che rischia di penalizzare i diritti degli italiani all’estero. Io mi sono opposta in passato alla tassa dei 300 euro e mi oppongo anche oggi contro i 600 euro". Uno degli interventi più duri è stato quello del consigliere Rolando Rossi che ha affermato: "300 o 600 euro rappresentano lo stesso metodo. Cambia solo la quantità di denaro richiesta ma continuerà la stessa mancanza di serietà a cui l’Italia ci ha ormai abituati. È un problema generale che riguarda le politiche contro gli italiani all’estero. Dov’è c’è scritto nella costituzione che per essere cittadino si deve avere la disponibilità economica?". Dirigente del patronato Inca, Rossi ha poi citato l’esempio dei pensionati uruguaiani che potrebbero essere una delle categorie maggiormente colpite da una misura del genere: "Attualmente in Uruguay il 90% dei pensionati guadagna meno di 600 euro. Come faranno a chiedere la cittadinanza?". Sull’argomento sono intervenuti anche i consiglieri Pascual Micucci e Mario Darino. Per il primo "questa misura provocherà un danno molto serio alle persone più umili. Mi chiedo che cosa faranno per ottenere la cittadinanza, chiederanno un prestito oppure rinunceranno? È evidente che siamo di fronte a un grande inconveniente". "È una grande ingiustizia" ha dichiarato Darino. "I diritti non si possono comprare e noi dobbiamo opporci con decisione a questa proposta".