Altissima, biondissima, con un’aquila del Reich tatuata sulla schiena e pure la svastica. Nel variegato mondo degli estremisti che stavano tentando di organizzare un partito neonazista in Italia, c’era anche lei: Francesca Rizzi, 26 anni di Pozzo D’Adda (Milano). La chiamavano Miss Hitler, "titolo" conquistato nel 2019 partecipando a un fantomatico concorso di bellezza che a quanto pare si tiene da diversi anni nel cosiddetto deep web. Il particolare è emerso nel corso delle perquisizioni effettuate dalla Digos nella provincia di Milano a carico di tre estremisti di destra (fra cui la giovane), indagati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, per costituzione e partecipazione ad associazione eversiva ed istigazione a delinquere.

Stando a quanto emerso dalle indagini quella di Miss Hitler era una vita difficile, con pochi soldi, un bambino da crescere e pochissimi amici. La giovane mamma trascorreva il suo tempo a commentare con livore la cronaca e la politica, sui social, e a fare affermazioni contro ebrei e immigrati. "Questi subumani devono sparire dalla faccia della terra. Con i forni ci vorrebbe troppo tempo", scriveva ad esempio in un post delirante contro Liliana Segre e Laura Boldrini. Viveva grazie all’appoggio della famiglia, e lavoricchiava. Negli ambienti neonazi aveva cominciato ad avere una certa notorietà dopo aver preso la parola a un convegno di area a Lisbona, organizzato per realizzare un’alleanza transnazionale tra i movimenti d’ispirazione nazionalsocialista di Portogallo, Italia, Francia e Spagna. E questo forse aveva accelerato il peggioramento. Non risulta però, al momento, che abbia mai partecipato a iniziative violente.

Ma non era l’unica. Il movimento, farcito di retorica antisemita e xenofoba, affascinava gli estremisti neri da Nord a Sud, dalla Sicilia al Veneto, in varie città come Siracusa, Milano, Bergamo, Genova, Imperia, Livorno, Torino, Cuneo, Padova e tante altre. E tra loro c’erano diverse donne, come Antonella Pavin, impiegata di azienda e mamma 45enne originaria di Cittadella (Padova) che evidentemente conduceva una doppia vita. La donna, secondo gli investigatori, "era molto attiva anche nella ricerca di altri affiliati". Sul web si definiva "sergente maggiore di Hitler". Impiegata e incensurata, era un punto di riferimento nazionale dell’organizzazione e sarebbe stata ai vertici di questo Partito Nazionalsocialista Italiano dei lavoratori. In casa sua gli investigatori hanno trovato materiale per la propaganda, striscioni con svastiche, simboli antisemiti, bandiere naziste e un volantino di minacce contro Emanuele Fiano, del Pd.

Intervistata da Repubblica ha rivendicato le sue idee di estrema destra: "Sono una fan di Hitler, e allora? Penso che gli ebrei siano la rovina del mondo, è un reato?". Al cronista che le fa presente che inneggiare a Hitler o invocare lo sterminio rappresenta un reato, la donna replica: "I sionisti comandano il mondo, guidano le banche, decidono sulle politiche dell’immigrazione. Sono la rovina dell’umanità. L’Olocausto è una fandonia. Ad Auschwitz c’erano piscina, teatro, cinema. Non è andata come la raccontano". Le adepte del fuhrer spesso vestivano in modo da poter rendere visibili i simboli del loro fanatismo, con svastiche, marchi delle Ss e croci celtiche. "Io sposerei un ebreo solo per torturarlo giorno dopo giorno", diceva una di loro. E ancora: "Solo a parlare dei giudei mi viene il prurito, brutte bestie vanno sterminati".

DANIELA LAURIA