Evidentemente voleva il bis. E l'ha perfettamente centrato, Merlo. Venerdì in un paio d'ore è passato dalla conferenza stampa fantasma, di cui riferiamo a parte, all'appuntamento... disertato dagli italiani. Due incontri ai quali non ha partecipato quasi nessuno, tra media ed esponenti della comunità. Infatti c'erano non più di una ventina di persone nella sala dell'Istituto Italiano di Cultura (e perchè l'incontro non si è svolto alla Casa degli Italiani?), per quello che doveva essere il momento clou della visita a Montevideo. Una ventina di persone compresi familiari (c'è chi si è portato dietro la mamma), amici, addetti dell'ambasciata e dell'IIC. Non proprio un bagno di folla per il senatore del Maie Ricardo Merlo nella sua toccata e fuga nella capitale uruguaiana, un bel successo per il suo referente in Uruguay, Aldo Lamorte, incapace persino di riempire una piccola sala. Arrivato di mattina, venerdì, il vice ministro se n'è ripartito alla sera, dopo, ha affermato, aver preso contatto con la realtà italiana locale. Sarà anche vero, ma qualche dubbio, viste le poche ore avute a disposizione e anche l'accoglienza che gli è stata riservata ce lo possiamo permettere. Il motivo della visita? Il Consolato, così è stato propagandato, che poi è e sarà una agenzia consolare. "Ma non fa differenza - si è affrettato a ribadire Merlo - l'importante è che porti a termine le proprie funzioni. Chiamatela come volete...". Merlo, nel suo discorso, ha parlato di consolati, addetti che arriveranno, situazione per gli italiani nel mondo che sta migliorando. Un quadro a dir poco eccezionale, visto solo quello che succedeva ieri. Eccolo allora il re Mida degli italiani all'estero che ci ha raccontato quello che sarà, e per certi versi dovrebbe esserlo già, il nuovo mondo dei connazionali. "Siamo stati, assieme al dottor Vignali - ha esordito - ad Asuncion e ora Montevideo, per differenti ragioni, in Paraguay per verificare un nuovo progetto pilota, per quanto riguarda la cittadinanza e anche per una conferenza dei consoli di tutta l'America Latina. La situazione, dappertutto, è migliorata molto, come ad esempio a San Paolo, con l'introduzione di un sistema di video-chiamate che sarà adottata anche da Buenos Aires e Belo Horizonte. A Montevideo invece siamo venuti per vedere lo spazio consolare, per la prima volta, e poi per una riunione con l'ambasciatore e lo studio che si è aggiudicato la realizzazione del progetto per il nuovo Consolato (parole testuali ribadite nella webpage del Maie ndr). E una volta che lo stesso sarà approvato dal Ministero degli Esteri e dalla municipalità di Montevideo, si avrà un nuovo bando per aggiudicare i lavori di costruzione. Una volta i consolati si chiudevano, adesso noi li stiamo riaprendo e vogliamo farlo con edifici di proprietà. Sempre a Montevideo c'è anche da risolvere il problema di un nostro debito, un problema fiscale, tra Uruguay e Italia, ma si sistemerà. Per questo aspettiamo anche le deleghe". Poi ha parlato di politica: "Non ci sarà la legge sullo Ius Soli - ha detto sicuro - nemmeno tutto il PD la vuole. Ma c'era anche chi voleva ridurre i diritti di cittadinanza alla seconda generazione. Ci siamo opposti". Poi, prima di lasciare l'IIC, ha risposto ad alcune domande. Ad aprire il giro degli interventi del pubblico è stato Renato Palermo, rappresentante uruguaiano nel Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), che ha affrontato il tema relativo al dibattito sulla modifica della legge di cittadinanza. "Il Cgie è favorevole alla proposta di ridurre alla terza generazione la trasmissione della cittadinanza per via sanguigna ma non è stata ancora presa una posizione ufficiale. Tale opzione consentirebbe di alleggerire il carico di lavoro dei consolati'" ha affermato Palermo provocando lo stupore di Merlo che ignorava la posizione del Cgie. Lo stesso Merlo è stato poi chiamato in causa per la sua opposizione allo ius soli che stona con la sua biografia: "Se in Argentina non ci fosse stato lo ius soli lei avrebbe avuto dei problemi. Sia il Comites che il Cgie si sono espressi a larga maggioranza per regolarizzare una situazione che è diventata insostenibile" ha aggiunto Palermo. "La discriminazione non passa dai documenti ma è un problema culturale" ha risposto il sottosegretario insistendo sull’importanza di un dibattito aperto tra i vari organismi di rappresentanza estera. Entrando invece nel merito della questione consolare, più dure sono state le parole di Francisco Barone e Livia Boschiero che hanno fatto notare le contraddizioni della propaganda del Maie in Uruguay. Per il primo, membro di Casa d’Italia e Spazio Italia, "bisogna chiarire un concetto fondamentale" sulla terminologia usata. "I comunicati del Maie parlano di apertura di un Consolato per la sede affittata mentre l’Ambasciata dice un’altra cosa, sportello informativo. La domanda da farsi oggi è se il Governo italiano ha deciso di far tornare Montevideo con la categoria di Consolato oppure resterà semplicemente una cancelleria consolare. I concetti sono molto diversi e andrebbero chiariti". Un ragionamento molto simile è stato quello di Livia Boschiero del Cavu (Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay): "La gente pensava che fossimo in procinto di aprire una sede consolare ma oggi continua ad essere preoccupata. A queste preoccupazioni si è poi aggiunta la proposta della tassa di 600 euro per la cittadinanza, una vera ingiustizia". Infine, l’ultimo attacco diretto della Boschiero che ha provocato un certo fastidio da parte del leader del Maie: "Noi, che siamo costantemente in contatto con i nostri connazionali, conosciamo bene le loro preoccupazioni e le loro esigenze. Forse chi fa politica e sta in Italia perde questo contatto con la realtà".