Che piaccia o meno, il premier si è cacciato in un bel guaio. Spavalderia? Arroganza? Oppure leggerezza? O ancora un polverone inutile perché, come ha dichiarato lo stesso Giuseppe Conte, non si è firmato nulla sul Mes? Ma ammesso che nell’Eurogruppo di giugno non ci sia stata alcuna firma, allora di che razza di accordo si tratta? Insomma, parliamoci chiaro, se di accordo si tratta deve esserci stato il consenso tra i partner Ue, perché è difficile pensare che il consenso sia stato verbale e basta. Oltretutto c’è di mezzo anche il ministro Giovanni Tria, che certamente non era presente per turismo all’Eurogruppo. Dunque da chiarire c’è davvero tanto, eccome. Insomma pensare che un premier, un super ministro all’Economia, mettano una sigla, una firma sopra un documento in disaccordo col Governo e con la maggioranza che lo sostiene è qualcosa francamente d’incredibile, di kafkiano, di esoterico, è mai possibile?

Per farla breve, sono tanti i punti oscuri intorno a questo accordo di giugno sul Mes, volendo fantasticare potremmo dire: possibile che premier e ministro non abbiano avuto l’avallo di nessuno? Che nessuno davvero sapesse nulla di un consenso che altrimenti non avrebbe né dovuto né potuto esserci? Sia chiaro, le nostre sono ipotesi di scuola, nulla di più, eppure la frittata è fatta, tanto è vero che in Parlamento ci sarà battaglia intorno ad un chiarimento che ha assunto la caratteristica di un noir, un thriller che rischia di far saltare tutto il cucuzzaro di una alleanza che si conferma disastrosa. Torna a galla la forzatura di agosto nel mettere in piedi un Esecutivo che non avrebbe dovuto nascere perché non c’erano le condizioni affinché nascesse; inutile insistere sui numeri che la Costituzione indica perché una maggioranza fra contrari, ex nemici giurati, non può stare in piedi.

Ecco perché oggi siamo al tutti contro tutti, a partire da Matteo Renzi che si sfila polemicamente dai vertici sul Mes, dal Partito Democratico che si scaglia contro i grillini, da Luigi Di Maio che attacca Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri. Insomma, una sarabanda di veti, contrasti e litigi da pelle d’oca. Oltretutto pensare che questo accada sulla pelle dell’Italia e degli italiani, in un passaggio decisivo per le sorti del Paese, la dice lunga sull’incapacità e l’inadeguatezza di una alleanza che rischia di sprofondarci in un burrone anziché offrirci una soluzione. Del resto qui non si tratta solo del Mes che, per come è statuito, è pericoloso e va cambiato, ma di una maggioranza che non può guidare il Paese, una coalizione che da tre mesi sta facendo danni incalcolabili, sull’Europa, sulla manovra, sull’Ilva, l’Alitalia, sulla giustizia, su tutto. Ecco perché dalle associazioni di categoria alla Confindustria, dai sindacati ai pensionati e ai giovani, agli operatori e ai liberi professionisti, per non dire degli investitori, tutti fuggono e protestano, altro che i pescetti di liquirizia contro Matteo Salvini e il pericolo del centrodestra.

Stiamo colando a picco, in Europa non contiamo, il Mes lo conferma, perché solo l’ipocrisia potrebbe negare che sia confezionato ad usum delphini, Francia e Germania; il Pil è ingessato, il reddito è un flop sconsiderato, i tavoli di crisi sono bloccati e i cittadini esasperati. In questo quadro dare l’ok al Mes sic et simpliciter sarebbe devastante e che il Pd insista sul rischio di perdere credibilità in caso di veto, non solo è un assist grave alla speculazione, ma puzza di sconfitta preordinata di fronte alle esigenze di tutela del Paese e del debito sovrano. Non sarà facile bloccare lo statuto del Mes col veto a maggioranza qualificata, visto che insieme Francia e Germania pesano il 47 per cento, ma bisognerà farlo, provarci, farci sentire e rispettare, perché avanti così non si può andare. Questo Governo deve cadere e gli italiani devono votare.

ALFREDO MOSCA