Nel suo discorso propagandistico di venerdì scorso a Montevideo, il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo dipingeva un quadro dei servizi consolari per gli italiani all’estero di grande positività. Naturalmente questa improvvisa inversione di rotta sarebbe dovuta -secondo questa tesi- all’influenza nelle alte sfere governative di un minuscolo partito politico argentino, il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) che sarebbe riuscito a far invertire la rotta nelle politiche per gli italiani nel mondo dopo tanti anni di abbandono.

Ma il panorama, visto dall’Uruguay, è davvero così positivo come lo ha descritto Merlo? Basta fare solo due esempi collegati tra loro per capire che da queste parti la situazione è abbastanza diversa rispetto a come viene venduta dalla gigantesca operazione mediatica orchestrata dal Maie attraverso il suo megafono disinformativo Italia Chiama Italia.

LA MAFIA DEI TURNI È PIÙ FORTE CHE MAI

"Stermineremo la mafia dei turni". Così parlava, appena giunto alla Farnesina, il sottosegretario Merlo con la sua consueta bacchetta magica in grado di offrire subito la soluzione tanto attesa dai cittadini. Merlo sa bene che questo è un tema cruciale, un qualcosa di inaccettabile per ogni rappresentante, e lo ha ripetuto diverse volte anche nel suo intervento a Montevideo citando i "buoni risultati" ottenuti a San Paolo dove è stato implementato un metodo di verifica attraverso la videochiamata su WhatsApp.

Un metodo, questo, che potrebbe presto significare (si spera) la fine dei vergognosi affari fatti dagli intermediari sulle spalle di cittadini rassegnati. Peccato che nessuno abbia fatto notare al sottosegretario che la cosiddetta mafia dei turni in Uruguay è più forte che mai come dimostrano le diverse inchieste pubblicate da Gente d’Italia negli ultimi anni. Nonostante il forte aumento nel numero di pratiche realizzate dal consolato, questo fenomeno resta ancora ampiamente diffuso e molto pubblicizzato su Facebook dove abbondano le offerte, anzi negli ultimi tempi sono addirittura aumentate. Turno prenota, Turno Italia, Tu Cita, Gestoría Manu sono alcuni delle imprese attive nel paese. Dai 29 ai 280 dollari richiesti, le tipologie di servizi offerti per ottenere l’appuntamento a Montevideo sono abbastanza variegate.

“RINNOVARE IL PASSAPORTO UNA PRIORITÀ, A BUENOS AIRES IN SOLI 15 GIORNI”

Il secondo esempio che prediamo in considerazione dalle parole del senatore italoargentino è quello del rinnovo dei passaporti, "una priorità" per l’attuale esecutivo. Secondo i dati ufficiali citati, "il 70% delle pratiche che si realizzano nei consolati riguardano il rinnovo del passaporto. Un’azione, questa, che prima o poi devono fare tutti. Per noi è di estrema importanza". Pur sottolineando che ogni realtà all’estero ha la sua specificità, Merlo ha citato due esempi, entrambi in Argentina: "A La Plata una persona può recarsi al consolato senza appuntamento per rinnovare il passaporto. A Buenos Aires siamo riusciti a far ridurre il tempo d’attesa e adesso ci vogliono solo 15 giorni per ottenere l’appuntamento. Un risultato eccezionale che ci consentirà di eliminare la mafia dei turni". E in Uruguay? Recarsi all’ufficio consolare senza appuntamento sembra un miraggio, più fattibile sarebbe l’attesa dei 15 giorni ma qui, a dire il vero, il tempo d’attesa viene abbondantemente superato.

Salvo ad avere santi in paradiso come (assicurano fonti interne) è accaduto per esempio alla famiglia del refente Maie in Uruguay Aldo Lamorte che è riuscita ad ottenere immediatamente il tanto agognato passaporto per membri di tutta la sua famiglia superando file e file di parecchi mesi. Avranno pagato anche loro? O sono stati "raccomandati" da qualche personaggio molto influente? Fatto é che entrando nel sistema on line degli appuntamenti un lungo elenco di date occupate in rosso accompagna la nostra ricerca (realizzata martedì 3 dicembre) nel tentativo di rinnovare il passaporto. Dal 4 dicembre fino al 24 febbraio del 2020 è tutto occupato. L’unico turno disponibile è quello di martedì 25 febbraio, ossia tra due mesi e mezzo.

Insomma, è chiaro che anche in questo caso la realtà che vivono gli italiani in Uruguay è molto diversa rispetto a quello che il Maie vuole far credere. Da queste parti le parole del sottosegretario Merlo le porta via il vento.

Matteo Forciniti