Egregio Direttore,

ieri ho espresso in Aula la posizione favorevole mia e del Gruppo del Partito Democratico, che mi ha affidato la dichiarazione di voto, per la legge che interviene in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura. Si tratta, infatti, di un provvedimento giusto per i lavoratori e utile per il nostro Paese. Avere una pubblica amministrazione più motivata anche all’estero non solo è un dovere verso i nostri connazionali, ma anche un buon biglietto da visita per l’opinione pubblica di altri Paesi.

Stiamo parlando di circa la metà della forza delle strutture amministrative all’estero: 2.642 dipendenti a contratto rispetto a 2.767 impiegati di ruolo. Solo che il 67% dei cosiddetti contrattisti ha un contratto di impiego di diritto locale. Esistono dunque sensibili e ingiuste differenze economiche e di stato giuridico tra persone che fanno più o meno le stesse cose. E questo è inaccettabile. Perché questi lavoratori riempiono da anni il grave vuoto che si è creato nell’organico del MAECI a causa del decennale blocco del turnover.

Naturalmente, in questa legge non mancano aspetti anche problematici, come l’eliminazione della possibilità di pagamento anche in moneta non locale. Personalmente ritengo che la iniziale stesura della norma potesse essere compatibile con il nostro ordinamento. Ma visto che la Commissione lavoro ha ritenuto di doversi adeguare all’osservazione fatta dalla Ragioneria dello Stato, per evitare di rinviare ulteriormente il provvedimento è stato necessario adeguarsi.

So anche che, a latere del provvedimento, l’applicazione del Regolamento UE 883/2004 sul versamento dei contributi previdenziali creerà problemi sul livello di retribuzione in alcuni Paesi europei. Su questo, auspico l’applicazione della cosiddetta soluzione spagnola, che prevede la possibilità di accordo tra due Paesi intenzionati a regolare direttamente la questione. La legge che la Camera ha approvato e che ora andrà al Senato non è dunque la panacea, ma consente di compiere sicuramente un passo in avanti. Giustizia, trasparenza ed esercizio di democrazia non possono che far bene anche alla nostra amministrazione all’estero".

Francesca La Marca, Deputato Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America