Una storia tutta napoletana sbarca a Miami. Era il 1935 quando Luigi Sorbillo aprì la prima pizzeria a Napoli, nella centralissima via dei Tribunali 32, ai Decumani. Un locale divenuto poi storico, anche perchè Luigi, sposato con Carolina Esposito, ebbe 21 figli, tutti maschi eccetto Esterina, ma tutti 21 diventati poi pizzaioli, come il padre. Zia Esterina fece poi avvicinare il nipote Gino al mondo che era della famiglia. Zia Esterina, la primogenita, per 63 anni ha lavorato nella pizzeria della sua famiglia, facendo anche da mamma ai suoi 20 fratelli, dopo che era rimasta orfana, ma Gino, il nipote prediletto, a 9 anni era già tra i tavoli della pizzeria, servendo i clienti, ma soprattutto facendo la sua prima pizza. Oggi, oltre ottant'anni dopo l'apertura della prima pizzeria Sorbillo a Napoli, ecco che Gino la porta anche a Miami, anche se solo per 250 pizze al giorno. Aveva già inaugurato un ristorante a New York, adesso a South Beach: sulla celeberrima Collins un pezzo di Napoli conquisterà il palato, ma non solo, dei locali e dei tanti turisti che si susseguono, incessantemente, per le vie di SoBe. Gino Sorbillo continua così anche negli Stati Uniti, la tradizione non solo di famiglia, ma quella più grande di Napoli in un Paese poi, gli Stati Uniti, dove la pizza rappresenta uno dei primi alimenti e soprattutto con un giro d'affari che, all'anno, tra catene e indipendenti, raggiunge 45,1 miliardi di dollari (nel 2018) e in tutti gli USA sono state 75.423 le pizzerie censite. Ma Gino Sorbillo è tutta un'altra cosa: e lo dimostrano le code in Italia, oltre a Napoli, Milano Roma, Genova poi negli States New York e adesso, non ci sono dubbi, sarà così anche a Miami. Si definisce 'pizzaman' Gino Sorbillo (è il titolo della sua prima autobiografia) ma non c'è dubbio che sia il 'pizzaiuolo' napoletano più conosciuto e celebrato al mondo. Nato nel 1974, ha trasformato la pizza in una opera d'arte firmata, ma a differenza di tanti altri chef, non ha avuto bisogno di dedicarsi ai VIP, perchè l'anima di Sorbillo, e le sue pizze, è 'popolana': non sono accettate le prenotazioni nelle sue pizzerie, chi arriva prima mangia subito, gli altri si mettono in fila. E le code davanti ai suoi locali sono una regola, nessuno si stupisce e tutti le accettano volentieri. Erede di una grande (come visto, anche per i numeri) famiglia di pizzaioli, Sorbillo ha trasformato il suo nome in un brand, ma con quella inflessione napoletana che lo rende unico. Un esempio? Il palazzo di famiglia, raccontano le cronache, era stato ribattezzato 'Via del collocamento' perchè era un processione di aspiranti pizzaioli che andavano dai Sorbillo per apprendere l'arte, i segreti della pizza più buona di Napoli. Gino ha imparato a fare la pizza da zia Esterina, poi assieme al fratello Antonio, per tutti Totò, sta portando la sua prelibatezza fuori dai confini italiani. E ovviamente non è un caso che sia stato riconosciuto come Ambasciatore della Pizza Italiana nel mondo, per poi diventare Segretario della Associazione Pizzaioli Napoletani, ma nel 2015, passando con la Papamobile, davanti alla Antica pizzeria, quella della pizza fritta di zia Esterina, Papa Francesco ha benedetto quel locale che da magico così si è trasformato anche in mistico. Nel suo libro, Gino Sorbillo, ha raccontato la propria vita: "...in modo forte la determinazione con cui ho vissuto il mio mestiere di pizzaiolo". Poi anche il suo segreto, che si può definire l'essenza della semplicità. "La mia pizza - ha spiegato - è diventata negli anni l'evoluzione della pizza a libretto ed è rimasta una pizza gentile. Impasto giovane, non estremizzato... Una pizza semplice, popolare, ma evoluta che vuol fare avvicinare tutti alle materie prime che utilizziamo e di cui la Campania è ricca". Sorbillo così ha portato la sua pizza a conquistare il mondo, ma rimanendo sempre legato alle tradizioni, compresa la celeberrima pizza fritta. "È stata sempre considerata un pizza più femminile, perchè non doveva essere cotta con la pala, per questo ho deciso di dedicarla a zia Esterina".

ROBERTO ZANNI