Fra qualche giorno terminerà il mandato di ambasciatore pro-tempore Gianni Piccato che sta giá svuotando l’ambasciata di Montevideo. Farà ritorno a Roma e, ci dispiace dirlo, ma non sarà per nulla rimpianto, e non solo in Uruguay. I suoi quattro anni alla guida dell’elegante location di via José Benito Lamas resteranno negli annali per le tante promesse fatte e mai realizzate. Da scelte assolutamente azzardate e, permetteteci di dirlo, a volte di dubbio gusto. Non per niente negli ultimi anni pochissimi ministri italici o uruguaiani hanno accettato gli inviti a partecipare a ricorrenze molto sentite, come a esempio quella legata alla Festa della Repubblica. Spesso, infatti, e per lui di certo malvolentieri, i rappresentati del governo locale gli hanno risposto con un due di picche. Chiaro segnale che non erano di certo soddisfatti del suo operato. Operato che a noi ha sempre dato la sensazione, numeri alla mano, di volgere verso "gli amici", dimenticandosi spesso delle varie necessità della popolazione italo-uruguaiana. Insomma, un Piccato versione ‘Marchese del grillo’ di monicelliana memoria e che vedeva uno strepitoso Alberto Sordi dire, nella Roma papalina di inizio Ottocento, "Ah... mi dispiace. Ma io so' io... e voi non siete un c...o!". Esatto. Questa è la percezione che ha dato l’ambasciatore in questo periodo che ha vissuto qui in SudAmerica: lontano dalla realtà dei fatti, vicino agli amici. E difatti martedì Piccato terrà una festa di commiato all’interno dell’Ambasciata alla presenza di poche persone, quelle a lui più affezionate. Insomma, senza rappresentanti della popolazione cui doveva essere fiero delegato e, udite udite, senza neanche i funzionari e i dipendenti che hanno lavorato con lui: caso unico nella diplomazia... Ci saranno, insomma, quelli che contano... almeno per lui. Un rapporto particolare, quello di Piccato con Casa Towers: in pratica l’ha tenuta quasi sempre chiusa alla popolazione: basti pensare alla festa della Repubblica del 2 giugno che, prima del suo avvento, si onorava annualmente all’interno dell’ambasciata come giusto che fosse essendo il luogo prìncipe della rappresentanza italiana in Uruguay. Decisioni prese di suo pugno cui non ha mai dato spiegazioni ufficiali, ma che hanno irritato anche politici italo-uruguaiani, Comites e Cgie per esempio. Una residenza, comunque, che Piccato ha tenuto aperto soprattutto agli amici degli amici. Anche sulla vicenda del nuovo consolato è stato spesso fatuo e vago, dando spiegazioni che non hanno mai convinto, per esempio, il Comites. Senza perdersi comunque in continui gratuiti auto-elogi che si è fatto per esempio in un incontro tenutosi alla Casa degli Italiani nello scorso luglio andato praticamente deserto: dimostrazione del difficile rapporto tra Piccato, la cittadinanza e chi li rappresenta. E che ha registrato il suo culmine pochi giorni fa, durante la visita ufficiale del sottosegretario Merlo. Pochissime le persone all'Istituto di cultura: una decina... Tra cui il fido Aldo Lamorte, diventato - negli ultimi tempi, con l'avvento alla Farnesina del Maie di Merlo - il suo interlocutore privilegia- to. Nonostante quest'ultimo sia molto chiacchierato non solo nella collettivitá per i debiti che non paga e le spregiudicate operazioni immobiliari ai limiti del lecito... Ma ora guardiamo al prossimo futuro. Il 2020 è alle porte, la speranza è che il nuovo ambasciatore Giovanni Battista Iannuzzi, che si insedierà ai primi di gennaio, possa essere più vicino alla gente. Magari anche trascurando gli amici. E gli amici degli amici... Montevideo ha bisogno di un ‘ambasciatore del popolo’, non di un ‘ambasciatore degli amici'...