Autoritratti di due dei più grandi maestri pittorici di tutti i tempi, Leonardo da Vinci e Rembrandt van Rijn (in una propria incisione del 1639) sembrano - guardati attentamente - indicare un disequilibrio visivo, con un occhio che appare marginalmente più grande dell’altro. La condizione è nota come "exotropia" ed è una forma di strabismo. Il fatto di rilevare il fenomeno in due dei più noti artisti della storia ha stimolato la curiosità di quelli che studiano l’arte attraverso la scienza.

Sì è detto che il difetto visivo potrebbe forse presentare un vantaggio per l’artista che deve ridurre ciò che vede in tre dimensioni, "dal vivo", e fissarlo su una tela in due dimensioni. Lo strabismo, con un occhio che vaga leggermente fuori asse, interferisce con la percezione della profondità, tende ad "appiattire" ciò che appare nel campo visivo dello strabico. Alcuni artisti ottengono lo stesso effetto studiando i loro soggetti tenendo chiuso uno degli occhi, per quanto il classico gesto del pittore che stringe un occhio e "misura" lo sfondo con il pollice non è più molto usato…

Comunque sia, una recente ricerca condotta da due oftalmologi della Johns Hopkins University americana, David Guyton e Ahmed Shakarchi, suggerisce una spiegazione diversa per l’apparente strabismo dei due artisti classici. Attraverso un’analisi di fotografie di persone che si guardano da vicino in uno specchio, i ricercatori ritengono di avere dimostrato che i due artisti potevano invece essere stati soggetti a una sorta di "auto-illusione ottica", causata dalla dominanza di uno dei due occhi sull’altro, con l’effetto di ampliare particolarmente ciò che vede.

La nuova spiegazione non ha guadagnato plausi universali. I critici osservano che, mentre la tesi potrebbe valere per la vista molto ravvicinata, a distanza maggiore - a "mezzobusto" - il fenomeno si affievolisce. Qualcuno cita poi raffigurazioni di Leonardo fatte da altri artisti che lo ritraggono comunque "exotropico"…

James Hansen