Rai in ebollizione. Alta tensione in viale Mazzini. Uno contro tutti e tutti contro tutti. Il presidente Foa e l’amministratore delegato in pratica non si parlano più. E Salini sparge accuse a trecentosessanta gradi. "I partiti paralizzano l’azienda, la politica resti fuori". Come se in braccio alla Rai non ce l’avessero piazzato in parti. Replica in Pd, il classico intervento a gamba tesa. O a piedi uniti, questione di gusti. "Salini fa la vittima, lavori se ne è capace". I ferri corti sono niente, pannicelli caldi, teneri eufemismi. Salini medesimo accusa Foa, il presidente Rai, di aver creduto al messaggio fake che chiedeva di versare un milione e mezzo di euro. La mail del finto ministro Tria per truffare l’azienda, e di questo i giornali italiani sono pieni. Traboccano veleni e polemiche. Le audizioni della Vigilanze sono state secretate e trasmesse alla Procura.

La vicenda s’incentra sulla mail indirizzata a Foa da un sedicente Giovanni Tria, all’epoca ministro dell’Economia. Il vero Tria, sia chiaro, non c’entra un tubo con la mail e con questa storia. Rivolta al servizio pubblico, la richiesta truffaldina chiedeva di finanziare con un milione e mezzo di euro un progetto all’estero. Una tentata truffa che i due dirigenti, Foa e Salini, hanno ricostruito in modo opposto. Ne è conseguito grande sconcerto da parte della Commissione di Vigilanza Rai. Come se non ci fosse bisogno di confusione e ulteriore perplessità nel caos che regna sovrano in Rai. Soprattutto irritazione, esplicitata dalle chat del Nazareno. In ambito di posizioni contrapposte, il Pd non ha gradito le recenti esternazioni dell’ad Salini. Sullo sfondo, se non addirittura in primo piano, i voti incrociati (secondo l’alto dirigente) dei partiti che bloccano le nomine ai vertici Rai.

L’immancabile Michele Ansaldi, in Vigilanza in quota Pd, rivolge un perentorio invito a Salini. "Cominci a mettere in sicurezza i Tg, sostituendo i suoi direttori che sono al centro di giudizi ampiamente negativi sia dell’Agicom che degli italiani. Lo share boccia gli attuali direttori". Vengono definite "preoccupanti" dal vice capogruppo Pd alla Camera, Michele Bordo, le notizie sulla situazione in Rai. "Informazioni che vengono dall’interno, ampiamente controllate e verificate. L’azienda è priva di riferimenti". Il confermato dell’amministratore delegato viene definito "contraddittorio". Nel mirino del Pd è finito innanzitutto il biografo di Salvini, Roberto Poletti, che ha avuto programmi di primo piano. "Unomattina", per cominciare. Ironia e veleni anche su Lorella Cuccarini, la matura show-girl co-presentatrice de "La vita in diretta".

L’ultima uscita di Salini, fresca di stampa, imbarazza anche il M5S. I grillini non hanno apprezzato. "Per ora preferisco non parlare", molto diplomatica la risposta di Primo Di Nicola, giornalista di lunga milizia professionale, vice presidente della commissione di vigilanza della Rai. Salini messo e tenuto sulla graticola. Gli ascolti continuano a calare. Rai1 perde il 4,5% e va ancora peggio in prima serata, -5,2%. Meno 4,5% anche per Rai2. Un disastro i notiziari: il Tg1 è finito spesso sotto la "quota psicologica del 20%, scavalcato dal Tg3. L’ultimo CdA si è limitato a ritenere non approvabile la nomina di Angelo Teodoli, già direttore di Rai1, alla guida del coordinamento generi. "Il curriculum è arrivato in ritardo". Succede di tutto, in viale Mazzini. In seguito alla paralisi causata dalla mail del finto Tria, in Rai è subentrata la paralisi, sostenuta alla grande dall’incomunicabilità tra i vertici. A loro volta ostaggio dei veti incrociati fra gli alleati di Governo.

Il dg Antonio Matassino e il direttore Trasformation Officer, Pietro Giaffuni, hanno annunciato in Cda che "la nuova organizzazione non riuscirà ad entrare in vigore prima dell’autunno del 2020". Almeno dieci mesi da vivere nel limbo. Sulla vicenda della falsa mail firmata Giovanni Tria, è stato sentito per primo il presidente Rai. Foa ha confermato di aver ricevuto la richiesta di fondi da un indirizzo mail credibile. Al quale avrebbe risposto, dando vita a uno scambio concluso con l’invio di un recapito telefonico corrispondente a un avvocato di Ginevra. Il legale interpellato immediatamente per stabilire un contatto diretto. Solo allora il presidente è andato ad informare l’ad. E si sarebbe fermato davanti alle perplessità di Fabrizio Salini. Foà non ha nascosto la propria contrarietà alla Vigilanza. Salini gli aveva negato la relazione sui fatti avvenuti.

L’ad si è industriato in ricostruzione diversa. Incalzato dai parlamentari, ha smentito clamorosamente Foa. Intanto ha dimostrato di aver inviato a Foa la relazione: esibita copia della ricevuta. Inoltre ha illustrato l’episodio in cui il presidente è andato da lui "per caldeggiare l’iniziativa, che io ho giudicato folle, avviando le opportune verifiche". Un pasticcio di quelli grossi, destinato a provocare terremoti in ambito Rai. Foa, sorpreso, ha memorizzato sul suo smartphone il numero del fantomatico avvocato di Ginevra, che chiedeva soldi per conto di Tria. Ne è sortito un imbarazzante faccia a faccia. Dopo, placate le parole, Salini ha ricevuto una mail in cui "questi signori mi riferivano il contenuto del mio colloquio con il presidente". Tra i due, uno mente. Sarà la magistratura ordinaria a smascherare il bugiardo. Foa più di Salini? Presto sapremo.

Franco Esposito