Chios, isola greca proprio di fronte alle coste della Turchia, è stata sempre crocevia di culture e naviganti. Un’isola strana che, grazie alla grande quantità di mastice (una particolare resina) disponibile per i commercianti, non è mai stata votata solo al turismo come le altre isole dell’Egeo. Oggi ha cambiato completamente volto: dal 2015 è tra i primi approdi dei migranti che salpano dalla Turchia per raggiungere l’Europa. A Sud dell’isola si trova il campo profughi di Vial, quanto di più inumano si possa immaginare. Una distesa di container, filo spinato, un’ex fabbrica di alluminio. Un luogo nascosto dagli occhi di tutti. Migliaia di uomini, donne e bambini migranti vivono lì, tra condizioni igieniche al limite e pericoli di diffusione di malattie. Freddo e fango d’inverno. Caldo estremo e vento in estate.

Chi sbarca a Chios rimane per mesi nel campo, in attesa di fare la propria domanda d’asilo. Sabrina è stata lì tantissime volte come volontaria. In questi anni ha lanciato su GoFundMe alcune raccolte fondi per acquistare sull’isola aiuti primari: pannolini per i bambini, assorbenti, shampoo, dentifrici, acqua e barrette per preparare i kit da distribuire agli sbarchi. Pantaloni lunghi e molto altro. "Basta pensare a quello che serve a una ragazza, una madre, un bambino che cresce, un uomo solo su un’isola ai confini dell’Europa. Tutto" dice Sabrina.

Sabrina in effetti si occupa di volontariato internazionale umanitario da 6 anni, ed è in prima linea sul fronte delle rotte migratorie. Ha raccolto vestiti e giubbotti per bambini che ha portato sul confine turco-siriano nel 2014 e da allora altre 6 volte. Ha accompagnato donne in ospedale, e a Chios è stata ben sette volte. Collabora con Cesrt, Chios Eastern Shore Response Team, associazione presente nelle attività dei numerosi sbarchi durante la giornata, per fornire acqua e cibo ai nuovi arrivati. Spesso affamati e disidratati perché in attesa sulle coste turche da giorni interi.

"Il lavoro nel magazzino dove arrivano le donazioni è tanto e duro – spiega Sabrina – si tratta di aprire e selezionare scatoloni di vestiti, preparare per coloro che sono al campo e necessitano vestiti, organizzare le auto in chiamata per essere pronte in caso di sbarchi sulla spiaggia. E poi, fare il tè che ogni pomeriggio viene portato al campo di Souda, un momento per socializzare con coloro che risiedono lì e al campo di Vial. Così per dire: ogni pomeriggio si tratta di 20 litri di latte, 12 kg di zucchero, 700 bicchieri e cucchiai". È possibile aiutarla ad aiutare. Un modo per non voltarsi dall’altra parte ed esserci, partecipando alla sua raccolta fondi.

ELISA FINOCCHIARO