È stata inserita nella 'Top Ten' dell'addio. L'ha pubblicata USA Today: i dieci marchi, modelli che nel 2020 spariranno dai mercati degli Stati Uniti. Al primo posto, chi non ci ha avuto a che fare almeno una volta, il vecchio, caro Adobe Flash. Già, il tempo corre, più veloce che mai, e anche questo 'attrezzo' del computer va in pensione. Ma c'è, a chiusura della graduatoria, anche un altro nome che ha segnato la nostra vita davanti a un monitor: il glorioso Windows 7, uno dei più popolari 'operating system' della storia, che d'ora in poi non sarà più supportato da Microsoft. Ma in mezzo a computer, sitcom popolari, c'è anche spazio per le auto. E uno dei modelli che non sarà più venduto negli States rappresenta una icona per le nostre quattroruote.

Già la Fiat 500 che aveva cercato di invadere le strade americane non ce l'ha fatta. L'ingresso nel 2011 e all'inizio è stato anche un piccolo successo: nel 2012 infatti ne erano stati venduti 46.999 esemplari, un exploit però rimasto unico, l'anno seguente -22,6% e una discesa che poi non si è più fermata al punto che nel 2019, al momento dell'annuncio della drastica decisione, appena 2.600 americani avevano puntato ancora sulla 500. E dire che la 500 era stata la grande scommessa per il mercato a stelle e strisce e guardando le vendite complessive del marchio Fiat, nell'ambito della FCA, nel 2011 e 2012 non erano stati venduti altri modelli, arrivati poi per la prima volta nel 2013, ma solo tra il 2015 e 2016 il marchio italiano, con le altre versioni immesse sul mercato, aveva superato il totale delle vendite della piccola 500.

Anche in assoluto, e sempre solo per quello che riguarda tutte le Fiat dal picco di oltre 46.000 esemplari venduti nel 2014 si è inesorabilmente scesi, 33.777 nel 2016, poi 26.492 l'anno seguente, ma appena 15.521 nel 2018 fino a non raggiungere le 10.000 nei dati disponibili fino a questo momento relativi al 2019 (-38% nel primo semestre). E se nel 2012 la Fiat aveva toccato l'apice, vendite che complessivamente si ritagliavano uno 0,30% nel totale del mercato automobilistico USA, nel 2018 questa piccola fetta si è ristretta fino allo 0,09%.

F.I.A.T. Motor Factory Poughkeepsie, NY

La 500 era stato il modello che aveva segnato il grande ritorno della Fiat negli States, dopo una assenza di 27 anni col grande obiettivo di sfidare la Mini (che fa parte del gruppo Bmw) e il traguardo dichiarato era quello delle 50.000 unità vendute all'anno. Nemmeno sfiorata quella cifra e accanto al modello base, anche la versione Abarth è stata cancellata nonostante poi alla fine, ogni anno, dal 2011 ad oggi, la 500 ha guidato la classifica delle vendite made in Fiat. E dire che, tutti erano d'accordo, la 500 andava benissimo perchè consuma poco ed è anche facile da parcheggiare, un prezzo più che accessibile e l'Abarth poi consentiva anche una guida divertente. Ma, e la 500 in questo senso non ha colpe, gli americani fanno fatica ad abituarsi alle auto di piccole dimensioni, preferiscono le SUV e le crossover. E infatti nei concessionari Fiat da una costa all'altra degli Stati Uniti, continueranno a vendere la 500X crossover, la 500L , vale a dire i modelli a quattro porte, oltre alla 124 Spider.

Per le piccole due porte invece non c'è proprio spazio. Ma la storia del marchio automobilistico più famoso d'Italia, anche dopo le fusioni che si sono succedute, a cominciare da quella con Chrysler, ha riportato alla luce il rapporto tra la casa automobilistica di Torino e gli Stati Uniti. Non sempre di successo, tra alti e bassi, con momenti molto difficili come quando l'acronimo Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, dagli americani era stato cambiato in 'Fix it again Tony', aggiustala ancora Toni, per sottolineare il fatto che quelle auto si rompevano sempre... Ma non si può dimenticare la 'visione americana' che ebbe la Fiat già nel 1908, sbarcando negli States e due anni dopo inaugurando anche uno stabilimento nello stato di New York, a Poughkeepsie, sul fiume Hudson, circa 130 chilometri a nord di Manhattan. Una avventura oltre oceano durata una decina di anni con l'edificio che ospitava la fabbrica che rimase lì per diverso tempo, prima abbandonato e poi usata per altri scopi, fino alla demolizione avvenuta negli anni Novanta.

Roberto Zanni