Partendo da un rapporto della Regione Marche, forse una delle meno colpite dal flagello della disoccupazione cronica, vediamo in che condizioni si trova il nostro paese all’inizio del 2020. La situazione, come é noto da sempre, è molto preoccupante nel Sud, dove, in alcune regioni, i posti di lavoro diminuiscono anno dopo anno e si è cominciato ad osservare sintomi di emigrazione in massa come accadde alla fine della Seconda Guerra mondiale. Dal 3,6% del Trentino a quasi il 20% della Sicilia, la mappa della disoccupazione in Italia ci mostra un paese profondamente frammentato, dove il lavoro è diventato un problema trasversale non solo per via delle crisi italiane, ma anche per via dei grandi cambiamenti epocali che vive il Pianeta.

Il Presidente della Regione Marche, ha recentemente diffuso una lettera emblematica che osserva il lavoro di una delle zone più produttive d’Italia, contrastando con il resto del paese. Anche se negli ultimi anni abbiamo visto una certa ripresa a livello nazionale, la disoccupazione è ancora molto alta (9,1%), ma le Marche contano un 7.5%. Scrive Luca Ceriscioli: “Il dato sull’occupazione colloca le Marche tra Liguria e Piemonte e ben lontani dalle regioni del sud. Le nostre imprese continuano a creare ricchezza e nuova occupazione”. È quanto afferma il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, commentando le rilevazioni trimestrali Istat sul mercato del lavoro. Nel terzo trimestre 2019 l’andamento del numero degli occupati marchigiani evidenzia un incremento, rispetto al trimestre precedente, di oltre 2mila unità. “Un valore calcolato su dati non destagionalizzati, cioè depurati dalle fluttuazioni attribuibili alla componente stagionale, dunque più idonei a cogliere la reale evoluzione congiunturale economica del momento”, rimarca il presidente.

A livello tendenziale, quindi riferito al III trimestre 2018, l’incremento è invece di 7mila unità. “Pur con le difficoltà che il sistema economico del Paese sta attraversando, le Marche si stanno difendendo con un certo successo, segno di una vitalità imprenditoriale che non è venuta meno neanche in questa fase di crisi generale e di turbolenze protezionistiche sui mercati internazionali. Lavoriamo per massimizzare gli sforzi per lo sviluppo, mobilitando un’enorme mole di risorse: una politica di investimenti pubblici e di sostegno a quelli privati che ha messo in circolo investimenti per oltre 3 miliardi di euro”. I dati Istat, elaborati dal Sistema statistico regionale, segnalano un tasso di occupazione delle Marche (65,2%) superiore a quello nazionale (59,4%), con un incremento congiunturale (rispetto al trimestre precedente) di 0,3 punti percentuali e di un punto percentuale rispetto allo stesso trimestre del 2018. Il tasso di disoccupazione delle Marche per il III trim. 2019 è pari a 7,5% (9,1% media nazionale), migliorato di quasi 2 punti percentuali”.

Nelle grafiche vediamo grandi differenze che continuano a mostrare il Nord più ordinato e produttivo e il vecchio Sud sempre in difficoltà. Se poi andiamo a vedere i dati della disoccupazione giovanile, purtroppo, è tutto peggio. Secondo EUROSTAT Campania e Sicilia con il 53,6% e Calabria con il 52,7% si trovano nelle 10 regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile fra i 15 e 24 anni. In questa fascia etaria, in Europa la disoccupazione media è del 15,2%. In Germania e nella Repubblica Ceca troviamo il minor tasso di disoccupazione giovanile d’Europa che si attesta fra il 4 e il 5%, mentre Melilla e Ceuta in Spagna, con oltre il 60% di disoccupazione sono i fanalini di coda su una mostra di 280 regioni europee. Secondo dati degli ultimi 2 anni, sia in Campania (settima peggiore in Ue) che in Calabria (nona) il dato sulla disoccupazione giovanile è una mezza buona notizia perché in calo rispetto al 2017, rispettivamente di 1,1 e 2,9 punti percentuali, in Sicilia (settima) invece è salito dello 0,7%. La regione risulta così in controtendenza rispetto all’intero Paese, dove la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è scesa dal 34,7% del 2017 al 32,2% del 2018. Nel 2014 era al 42,7%: in quattro anni è calata di oltre 10 punti percentuali, ma resta comunque il doppio della media Ue, dove solo meno di un giovane su sei non lavora (15,2%).

Se poi allarghiamo lo sguardo alla fascia di età fra i 15 e i 74 anni, sono cinque le regioni italiane dove il tasso di disoccupazione supera il 13,8%, cioè il doppio della media europea (6,9%). Oltre alla Calabria, dove il 21,6% è stabile dal 2017, ci sono Sicilia (ferma al 21,5% dal 2017), Campania (scesa dal 20,9% al 20,4%), Puglia (16,1%, ma scesa dal 18,9%), e Sardegna (15,4%, in calo dal 17%). In tutta l’Unione sono 30 le regioni a trovarsi in questa situazione: oltre alle 5 italiane ce ne sono 12 in Grecia, 8 in Spagna e 5 in Francia. In particolare, le percentuali peggiori riferite a tutte le fasce di età si registrano nei territori d’oltremare francesi Mayotte e Guadalupa, nelle enclave spagnole in Marocco Ceuta e Melilla, e nella Macedonia occidentale (Grecia). Il tasso medio di disoccupazione in Italia è invece del 10,6%. La prima della classe è la Provincia autonoma di Bolzano, dove il dato è sceso dal 3,1% del 2017 ad appena il 2,9%.

STEFANO CASINI