Puntavano ai soldi dell’Unione europea i clan messinesi. E’ quanto emerge dall’inchiesta del Ros e della Finanza che ha portato oggi all’arresto di 94 persone, tra boss, gregari ed estorsori, nel corso del più imponente blitz mai messo a segno contro i clan mafiosi messinesi dei Nebrodi. Oltre 600 i militari coinvolti nell’operazione che è stata coordinata dalla Dda di Messina, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia.

Decapitati due clan storici di Tortorici - L’inchiesta ha portato anche al sequestro di 150 imprese. Decapitati i clan mafiosi dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. Il gip parla di una “criminalità che ingurgita profitti milionari. Profitti che spariscono e niente lasciano alla gente”. Secondo l’inchiesta, i clan avrebbero intascato indebitamente fondi europei per oltre 5,5 milioni di euro, mettendo a segno centinaia di truffe all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), l’ente che eroga i finanziamenti stanziati dall’Ue ai produttori agricoli.

A fiutare l’affare milionario sono stati i clan storici di Tortorici, paese dei Nebrodi, i Batanesi e i Bontempo Scavo, che, anche grazie all’aiuto di un notaio compiacente e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli (CCA) che istruiscono le pratiche per l’accesso ai contributi europei per l’agricoltura, hanno incassato fiumi di denaro. I due clan, invece di farsi la guerra, si sono alleati, spartendosi virtualmente gli appezzamenti di terreno, in larghissime aree della Sicilia ed anche al di fuori dalla regione, necessari per le richieste di sovvenzioni. Ai domiciliari il sindaco di Tortorici, per concorso esterno in associazione mafiosa.

Tregua armata per spartirsi  i fondi Ue - Le due famiglie sarebbero dunque in una fase di tregua armata, “anche se sotto la cenere cova sempre la voglia di fare piazza pulita del concorrente”, scrivono i magistrati. I personaggi di spicco dell’indagine scontato condanne pesantissime per mafia (anche per omicidio). Dopo aver espiato le pene, sono stati scarcerati e sono tornati al vertice dei clan.

La mafia è una specie di classe sociale, contrastabile ma non eliminabile come categoria, nonostante decine e decine di operazioni e processi. Un riscatto completo, la liberazione del territorio, difficilmente sarà ottenuta solo con l’intervento giudiziario. Le misure non arrestano un mondo rassegnato alla deriva mafiosa, una sventura per mafiosi e famiglie”, ha scritto il gip di Messina.