L’odio originato dal pallone continua a dividere due paesi. Rionero e Melfi geograficamente vicini, ora sempre più centrali nella frattura creata dalle frange scomposte e violente del calcio. Nel loro caso, come per tanti altri in Italia, non etichettabile come sport o sana vivace sanguigna competizione di campanile.

Rappresentati dai cosiddetti gruppi ultrà, sottospecie del tifo vero, Virtus Rionero e Melfi, squadre del campionato Eccellenza lucano, sono entrate a contatto a Vaglio, sulla statale Basentana. E non in occasione o nell’imminenza di una loro sfida. Un derby o cos’altro? Nulla di tutto ciò, i giocatori del Melfi transitavano da quelle parti diretti in altra località, a Breglia, per disputare la loro partita di campionato. Si è trattato dunque di un agguato. Un qualcosa di premeditato.

Sulla strada è rimasto il corpo senza vita di Fabio Tucciarello, 39 anni, tifoso del Rionero, travolto dall’auto, una Fiat Punto, del sedicente tifoso melfino Salvatore Laspagnoletta. Due tifosi sono finiti all’ospedale. Al di là della conseguenza mortale, l’agguato premeditato ha prodotto l’arresto di venticinque pseudo tifosi; ventiquattro quelli accusati di lesioni e Laspagnoletta per omicidio. Un solo arresto tra i supporter del Melfi.

"Non provate a voler capire, è tutto incredibilmente senza senso", commenta il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, magistrato di grande esperienza. Grazie del consiglio, ma tutti vorremmo capire. E tutti continuiamo a chiedere perché è successo e che cosa ha scatenato l’esplosione di odio, mai e poi mai giustificabile? Sappiamo come spesso agiscono gli ultrà del calcio, ne conosciamo certe abitudini, i rancori che li animano, le esagerazioni che li ispirano e li sostengono in nome dell’amore (spesso presunto, a volte interessato, talora generato da interessi economici) per la squadra cosiddetta del cuore. E il desiderio smodato di vendicare torti spesso presunti.

Comunque sotterranei, ovvero sconosciuti da chi segue il calcio da vero sportivo. A Vaglio, sulla Basentana, in una mattinata di cielo grigio e grande freddo, le cose sarebbero andate così. I tifosi della squadra della Virtus Rionero avevano decisero di sistemare i conti e mettere le cose in ordine con i supporter del Melfi. Vecchie ruggini tra i due gruppi. Ruggini dettate dal blasone e da piccoli precedenti di stadio, accaduti tra il 2018 e il 2019. Contatti tra le due tifoserie e lanci di bottigliette di plastica da parte dei tifosi del Melfi. Contro cui era scattato il Daspo.

Non fatti gravi, ma a Rionero non avevano dimenticato. "Gliela faremo pagare", con relativo scatto dell’odio e la necessità balorda della vendetta. Odio e vendetta alimentate dalle parole fuori tono in alcuni gruppi online. Gli ultrà del Rionero (mai i veri tifosi) preparano quello che gli inquirenti hanno definito "un agguato premeditato, teso con violenza tribale". Parole che pesano, espressioni forti, che non necessitano di ulteriore traduzione. Il calcio in questa storia non ha un ruolo, non c’entra un piffero. La squallida, assurda necessità di regolare di conti, ampiamente pianificata, è scattata nei pressi della stazione di Vaglio della Lucania. I tifosi del Rionero parcheggiano un minivan e si nascondono. Sanno che quelli del Melfi passeranno di lì a poco, dovendo giocare in trasferta, a Tolve.

Il passaggio è obbligato. Il loro arrivo è annunciato da una staffetta-spia del Rionero, che li seguiva in incognito, in macchina. Spuntati all’improvviso, hanno dato vita all’aggressione. Nelle macchine c’erano anche bambini. Niente mazze, andavano allo stadio per assistere a una partita di calcio. Quelli del Rionero muniti invece di bastoni, tubi di ferro, tirapugni, portati sul luogo dell’agguato poi rivenuti dalla Polizia. "Una tribù di malintenzionati pronti a sfidare un’altra tribù. Tutto pianificato per portare a compimento l’agguato", ribadisce il procuratore Curcio. Il film dello squallore al teatro dell’assurdo.

Fabio Tucciariello è tifoso da sempre della Voltur Rionero. Un malato in questo senso, il cuore tutto per la squadra del paese. Piccolo artigiano, fidanzato, è presente sul posto con il gruppo di aggressori, ma nessuno è in grado di confermare che partecipi anche lui all’agguato. Si piazza davanti alla macchina guidata da un ragazzo di Melfi. IL quale reagisce d’impeto. "Erano in tanti, mascherati, armati di mazze e bastoni, hanno cominciato a colpire la mia macchina, ho avuto paura e ho accelerato", ha dichiarato sotto interrogatorio. Tucciariello viene travolto e muore praticamente sul colpo. Ciro Fanelli, il vescovo di Melfi, incredulo, atterrito, sconvolto.

"Una violenza insensata che nulla a che vedere non solo con lo sport, ma nemmeno con l’umanità. Qui a Rionero dicono: sono impazziti". Il questore di Potenza, Isabella Fusiello, spiega che non si è trattato di un raptus. "Un mese fa avevamo avuto segnali di criticità durante la partita tra Melfi e Rionero. Ho convocato i presidenti di società e ho detto loro che in caso di incidenti avremmo chiuso gli stadi. Non accadde nulla. Loro, i presidenti, sanno chi sono i violenti e possono prendere i violenti". Ma la polizia, poteva fare cosa per evitare la tragedia? Nulla, puntualizza con energia il questore. "Io non posso togliere uomini dal territorio per seguire le trasferte di pochi tifosi".

Pochi ma cattivissimi, evidentemente. La prefettura di Potenza è comunque in stato di allerta. Teme rappresaglie come nelle guerre di mafia. In questa zona della Lucania dove del pallone si è persa ogni traccia.

Franco Esposito