Forse ci siamo. Abbiamo la grande occasione di invertire la tendenza rispetto a quello che sembrava un destino segnato per le giovani generazioni di questo paese e di far approvare una misura di giustizia sociale: ovvero una pensione per i più giovani.

Negli ultimi due anni, quasi in solitudine abbiamo avanzato la proposta di un intervento per garantire un futuro ai giovani lavoratori precari e discontinui del nostro paese. Mentre la politica tutta, o quasi, si azzuffava su tutt’altro, Sinistra Italiana segnalava come l’effetto congiunto delle errate riforme pensionistiche, della precarietà lavorativa e degli stipendi molto bassi, si scaricasse con violenza sul futuro degli attuali giovani, che avrebbero visto una pensione solo dopo i 70 anni e a livelli da fame.

Un’ingiustizia mostruosa e un’enorme problema sociale insieme. Abbiamo lavorato su questo tema quasi in solitudine, se si eccettua un pezzo del mondo accademico italiano, che a differenza di buona parte della politica, aveva anzi tempo colto il nocciolo della questione: penso ai generosi tentativi del prof. Felice Roberto Pizzuti, e dei numerosi interventi in merito del prof. Michele Raitano. Adesso è il momento di farlo. Adesso che c’è un governo sensibile al tema, a quella che abbiamo più volte definito "questione generazionale". Adesso che inizia ad aprirsi un dibattito interessante.

Non è un caso, credo, che oggi sia il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, sia il segretario della Cgil, Maurizio Landini, pongono all’unisono il tema della garanzia di futuro per i precari. Nel dibattito circa una necessaria e urgente riforma del sistema pensionistico, che superi l’attuale riforma Fornero, sia Tridico che Landini suggeriscono al governo di prevedere la copertura dei buchi contributivi per le carriere discontinue dei giovani precari. Ritengo che queste voci vadano ascoltate e che bisogna sin da subito aprire un tavolo di discussione, sia per rivedere il sistema pensionistico, sia per elaborare uno strumento legislativo che garantisca i più giovani.

Noi abbiamo già qualche idea in merito. A partire dall’utilizzo dei risparmi che deriveranno da Quota 100, che ha ormai esaurito tutta la sua spinta e ha determinato il grosso della collocazione a riposo di quanti ne avevano i requisiti. La spesa prevista era di 18 miliardi circa nel triennio, in realtà si fermerà a 12. I risparmi disponibili saranno quindi di oltre 6 miliardi. Iniziamo da qui, iniziamo da subito. A nessuno venga in mente di distrarre dalla previdenza questo tesoretto: si è giustamente pensato alla fuoriuscita dal mondo del lavoro di chi voleva andare via, adesso si pensi ai più giovani e al loro futuro. Le giovani generazioni in Italia pagano da troppo tempo un prezzo elevatissimo alla crisi economica, alle scelte scellerate di anni di governi in cui la centralità è stata data ai mercati e non alla dignità delle persone.

Le scuole, le università, il mondo del lavoro sono stati progressivamente trasformati in luoghi precari, ostici, con scarse risorse, che hanno immiserito le possibilità di milioni di giovani, sottraendo loro il presente e il futuro. E’ il momento di iniziare a restituire un pezzo di serenità e solo un governo con l’attuale maggioranza può farlo. La politica, con la maggioranza che governa il Paese ha l’occasione di riconciliarsi con la parte più vitale del paese. Con i 6 miliardi risparmiati si potrebbe iniziare a coprire i buchi contributivi di quasi 3 milioni di giovani. Io intendo continuare fino in fondo questa battaglia. Il momento è adesso.

NICOLA FRATOIANNI