Per la maggior parte delle persone, il nome Toyota è sinonimo di automobili giapponesi. Nulla di sbagliato, ma forse di impreciso sì, perché non tutti sanno che il colosso nipponico, oltre a produrre di media oltre nove milioni di veicoli l’anno, si è da tempo dedicata al campo delle costruzioni, ampliando e arricchendo le proprie competenze in questo settore già a partire dal 1993, con particolare attenzione alle abitazioni prefabbricate ed ecosostenibili.

Ebbene, in occasione di una delle fiere dell’elettronica al consumo più grande del mondo, il Ces (Consumer Electronics Show), tenutosi pochi giorni fa a Las Vegas, Toyota ha annunciato l’avvio di un progetto davvero avveniristico: si tratta di Woven, un centro urbano che si svilupperà su una superficie di 70 ettari a circa cento chilometri dalla capitale Tokyo, interamente concepito per sperimentare tutte le tecnologie dedicate alla mobilità, alla robotica ed alle energie rinnovabili. "Noi ci stiamo concentrando sulla connettività, la guida autonoma, la mobilità condivisa e la rivoluzione dei motori elettrici. E stiamo lavorando nei nostri vari centri di ricerca anche sull'intelligenza artificiale, robotica, nuovi materiali e fonti energetiche sostenibili.

Ma invece di testare tutto ciò nei in vari posti, abbiamo pensato di farlo nel mondo reale e in un unico luogo". ha affermato Akio Toyoda, presidente e amministratore delegato della Toyota nel corso della presentazione del progetto. La parola Woven, tradotta dall’inglese, significa "tessuto", "intreccio", e proprio il nome che la multinazionale ha scelto per il suo prototipo di città del futuro ne rivela la principale caratteristica: lo spazio urbano sarà caratterizzato dall’intreccio di tre principali forme di strade, quelle dedicate alla percorrenza di veicoli più veloci quali auto e bus, quelle per le velocità inferiori della mobilità personale quale biciclette ed e-scooters ed infine quelle riservate ai pedoni.

Insieme andranno a comporre una vera e propria "trama" tra gli edifici, una griglia organica volta a favorire quanto più possibile la mobilità ed i collegamenti tra gli abitanti; questi ultimi saranno alloggiati in edifici da un lato, quasi interamente costruiti in legno, per ridurre le emissioni di CO2, e dall’altro dotati di pannelli fotovoltaici e tecnologia domotica all’avanguardia per generare energia pulita ed assicurare massima efficienza e integrazione positiva tra tecnologia e cittadini. I veicoli autorizzati a circolare saranno autonomi ed a emissioni zero, quali bus elettrici per il trasporto dei cittadini e per le consegne degli acquisti, che potranno avvenire anche in avveniristici negozi itineranti, mentre la rimozione dei rifiuti sarà completamente automatizzata.

Grande attenzione verrà dedicata anche agli spazi verdi che saranno ampi e numerosi, con l’intento di incentivare la vita all’aria aperta, l’interazione umana e la riunione della comunità. L’architetto a cui è stata affidata la progettazione di Woven City è il danese Bjarke Ingels, non nuovo a piani di lavoro impegnativi e prestigiosi, avendo già contribuito alla realizzazione del nuovo World Trade Center di New York ed al quartier generale californiano di un altro colosso contemporaneo quale Google. I primi abitanti, circa 2000, saranno dipendenti e familiari della casa automobilistica ma il numero dei cittadini è destinato a salire con l’evolversi di questo vero e proprio laboratorio della mobilità e dell’eco sostenibilità a cielo aperto.

di CHIARA GULIENETTI