In attesa dell’esito delle elezioni regionali di domani in Calabria e – soprattutto – Emilia-Romagna, che da tempo hanno assunto una valenza nazionale che va ben oltre l’effettiva posta in gioco, è utile fare il punto sulla situazione del consenso alle forze politiche in questo inizio 2020, grazie alla nostra consueta Supermedia dei sondaggi. La pubblicazione di indagini demoscopiche è ormai ripresa a pieno ritmo dopo la pausa che ha accompagnato le festività per il nuovo anno. E anche questa settimana è utile fare un confronto con la situazione che avevamo lasciato prima che il 2019 volgesse al termine. Se vi saranno effetti sull’opinione pubblica in seguito all’esito delle Regionali, infatti, la pietra di paragone sarà costituita dalla situazione che presentiamo oggi.

Situazione che vede la Lega in testa con il 30,8% delle preferenze, in leggero calo rispetto al mese precedente. Il Partito Democratico risale sopra il 19%, mentre il Movimento 5 Stelle – che ha appena visto Luigi Di Maio dimettersi da capo politico – scende sotto il 16%. Continua la crescita di Fratelli d’Italia, ormai prossima a toccare quota 11% mentre Forza Italia rimane inchiodata al 6,5%. Tra i partiti minori, si conferma il momento di "sofferenza" per Italia Viva, che si allontana ancora un po’ da quel 5% indicato come soglia di sbarramento nel testo di riforma della legge elettorale depositato in Commissione Affari costituzionali alla Camera (il cosiddetto "germanicum" o "Brescellum"). Il partito di Matteo Renzi sembra soffrire il buono stato di salute dei suoi due competitor nell’area "liberal", ossia Azione di Carlo Calenda (+0,4%) e Più Europa (+0,5%).

La distanza tra le due principali aree politiche che si fronteggiano in Parlamento – quella "giallorossa" di governo e l’opposizione di centrodestra – rimane piuttosto ampia: ad oggi il centrodestra ha 7,2 punti percentuali di vantaggio sull’area governativa. Un ritardo che non sarebbe colmato nemmeno sommando all’area giallorossa quel 4,3% che ad oggi voterebbe quei partiti di centrosinistra (Azione, Più Europa) che non sostengono il Governo Conte II. I fatti politici delle ultime settimane che potrebbero avere effetti sull’orientamento degli elettori sono diversi. Anche se molti fatti di primo piano legati all’attualità politica sono in qualche modo collegate alle elezioni di domenica e alla relativa campagna elettorale (si veda ad esempio il contestato video di Salvini al citofono), non sono gli unici eventi degni di nota. Ad esempio, le già citate dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico del Movimento 5 Stelle aprono una fase nuova (e potenzialmente ricca di incognite) per il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Le dimissioni di Di Maio, ad ogni modo, sono generalmente ben viste: ben il 59% degli elettori intervistati dall’istituto EMG le ritiene giuste; interessante come tra gli elettori del movimento, la situazione si ribalti, con solo il 21% di chi oggi voterebbe M5S che ritiene che il passo indietro di Di Maio sia giusto. Un altro caso che ha fatto molto rumore è quello della votazione sul rinvio a giudizio di Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti, votazione con cui la Giunta per le immunità del Senato ha visto la Lega votare per il sì al processo ma che era stata disertata dai membri della maggioranza (PD e M5S). Una vicenda oggettivamente ben poco lineare, di cui anche gli italiani non hanno capito molto: anche qui, è il sondaggio EMG a certificare come solo il 42% degli intervistati dichiari di aver compreso le scelte dei due rispettivi fronti, mentre il 35% ammette di non aver capito e il 23% preferisce non esprimersi. Eppure, persino una vicenda potenzialmente così "esplosiva" sarà probabilmente messa in secondo piano dai risultati del voto di domenica.

Un voto che, secondo il sondaggio realizzato da Ipsos, dopo quello di Luigi Di Maio potrebbe decidere il destino degli altri principali leader politici italiani: la pensa così solo il 26% con riferimento al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma il 33% nel caso del segretario PD Nicola Zingaretti e ben il 38% quando si parla del leader della Lega Matteo Salvini. In ogni caso, nonostante le turbolenze che con cadenza quasi quotidiana investono l’esecutivo (o forse proprio a causa di queste), col passare delle settimane sembra diminuire la quota di italiani che ritiene probabile una sua imminente caduta. Lo rivela un’indagine dell’istituto Ixè, secondo cui sarebbe drasticamente diminuita la quota di italiani convinti che il governo cadrà all’indomani del voto in Emilia-Romagna: dal 47% registrato lo scorso dicembre al 28% di oggi. Contestualmente, sarebbero invece aumentati gli italiani che ritengono più probabile una sua fine solo in seguito all’elezione del successore di Sergio Mattarella, nel 2022 (dal 17 al 28 per cento), e cresce persino la quota di chi è convinto che alla fine Conte resterà in sella fino a fine legislatura (17% a dicembre, 24% oggi).

NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dall’8 al 22 gennaio dagli istituti EMG, Ixè, Demos, Euromedia, Noto, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 23 gennaio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.