Il campionato fa uno stop improvviso. Sembrava tutto già scritto, tutto previsto dagli exit poll, con la Juventus che torna a imporre, come sempre, il pensiero unico bianconero lasciando le briciole agli avversari e invece... ecco il colpo di scena che tiene ancora aperta la lotta per lo scudetto. A Napoli, proprio nel vecchio San Paolo, con Sarri e Higuain accolti dai fischi, i bianconeri deragliano, lasciando sul terreno la seconda sconfitta di questo torneo, un torneo che si sta rivelando sempre più sorprendente e proprio per questo anche divertente. La domenica della svolta, anzi no. Primo perché il Napoli di Gattuso, fino a una settimana fa, era in coma quasi irreversibile. Un gruppo senza cuore né testa, diviso e lacerato dalle polemiche interne. Secondo, perché per la Juve questa era la sera ideale per togliere definitivamente il disturbo con un’altra sgommata delle sue. Tutte le inseguitrici, qualche ora prima, avevano infatti bruscamente frenato. Prendendosi anche qualche spavento. L’Inter con un nuovo stop casalingo col Cagliari (1-1) che le fa saltare i già non saldissimi nervi. E la Lazio con uno scialbo pareggio nel derby capitolino che, in realtà, va molto più stretto alla Roma che ai biancocelesti. Una domenica perfetta insomma, per fare un nuovo allungo verso lo scudetto. Così sembrava. Ma il calcio è molto più imprevedibile di quello che pensano i sottili filosofi del 4-3-3 o del 5-3-2. Dare i numeri è facile, ma poi la materia sfugge, come i repentini colpi di testa di Trump e i tardivi ripensamenti di Di Maio.

JUVE, TANTA BORIA E POCA SOSTANZA

Le sorprese sono dietro l’angolo: I morti risorgono (il Napoli), i malati non guariscono (l’Inter) e chi sembrava scoppiare di salute, come i bianconeri, vanno improvvisamente al pronto soccorso per un frontale non previsto. I motivi? Forse un eccesso di presunzione, con il tridente gettato sul piatto per far capire subito chi comanda. Tanta boria, ma poco sostanza, poca reattività. Quella reattività che invece ha caricato gli uomini di Gattuso. E così dopo quattro sconfitte consecutive (Coppa Italia a parte) il Napoli rialza la testa battendo (2-1) la Juve proprio nella partita più importante, quella che fa svoltare una stagione. Un match che sembrava anestetizzato è esploso nel secondo tempo grazie al vantaggio di Zielinski e al raddoppio di Insigne, finalmente tornato ai suoi consueti livelli. E a nulla vale il gol in extremis di Ronaldo che si toglie la soddisfazione di aver fatto filotto, cioè l’ottava rete in otto partite consecutive. Ma per un Fenomeno del suo stampo sono pagliuzze che poco aggiungono.

LA MALEDETTA DOMENICA DI CONTE

La Juve resta ora in classifica a quota 51, con l’Inter a meno tre e la Lazio a meno cinque. Una situazione ancora di sicurezza per la squadra di Sarri. Che, a guardarla in positivo, può dire d’averla scampata bella. La sua prima sconfitta ha infatti coinciso con un doppio passo falso delle inseguitrici. In particolare quello dell’Inter, inciampata in uno scialbo pareggio a San Siro col Cagliari, il terzo pari dopo quello con l’Atalanta e col Lecce. Una brutta domenica per Conte: altri due punti persi, e un altro gol incassato a un quarto d’ora della fine (per giunta firmato da Nainggolan, ex beniamino ripudiato). Poi i nervi troppo tesi di Lautaro (espulso per proteste) e di Ranocchia che sputa verso il quarto uomo. Brutti segnali che preoccupano una tifoseria ritornata a pensare in grande. Conte è furioso e si imbavaglia. Al suo posto parla il portiere Handanovic che, giustamente, non accampa alibi. Meno male. Come dicono a Milano, calma e gesso. Il campionato, a quanto pare, è ancora lungo.