Ridurre gli scarti di cibo e utilizzare la tecnologia per renderli straordinariamente appetibili: è questo l’obiettivo di un’azienda olandese che ha ideato un sistema per recuperare gli alimenti e renderli pietanze gourmet grazie alla stampa 3D. Il progetto si chiama Upprinting Food, ed è un metodo geniale di ridurre lo spreco di cibo concepito da Elzelinde van Doleweerd, specializzata in Design Industriale e Tecnologie Alimentari. Secondo i dati della Commissione Europea, nel vecchio continente si buttano circa 88 milioni di tonnellate di cibo ogni anno. Tantissimi scarti sono semplicemente verdura e frutta diventati troppo ‘brutti’ o eccessivamente maturi per finire sugli scaffali dei negozi. Massicci sono anche gli sprechi nel mondo della panificazione: il pane appena raffermo non viene più venduto e solo in minima parte è riutilizzato.

Partendo da questi presupposti Elzelinde van Doleweerd ha dato vita al progetto che prevede il riuso di suddetti alimenti tramite la stampa 3D. In pratica, con Upprinting Food gli ingredienti di scarto vengono trattati in modo da diventare una purea, un impasto che funge da ‘inchiostro’ per la stampante 3D. La macchina è programmata per forgiare preparazioni tridimensionali, che vengono cotte in forno e successivamente disidratate. In questo modo durano nel tempo e acquistano una consistenza solida, leggera e croccante. Possono nascere cialde dalle forme più assurde, piccoli recipienti commestibili, coni, basi per tartellette, che rendono la cucina (e la cena) un’esperienza unica e innovativa. Giocando con la trasformazione da ‘brutto/vecchio/rivoltante’ a ‘artistico/innovativo/gourmand’ il progetto olandese ha reso gli scarti alimentari dei capolavori culinari.

Parte del progetto consiste nello sperimentare ricette: cestini di pane, cacao e barbabietole, biscotti di riso, banana e cannella, crackers di carote, pane, aglio, cialde di patate dolci e cumino. Nato come tesi di laurea, Upprinting Food è oggi una realtà che collabora con ristoranti di alta gamma e li aiuta a concepire nuove ricette, indirizzandoli allo stesso tempo verso un uso più consapevole delle proprie risorse. Attualmente le preparazioni tridimensionali sono in menu presso il ristorante De Karpendonkse Hoeve di Eindhoven, che vanta una stella Michelin. Non si tratta certo di una crociata contro le preparazioni manuali e ‘genuine’, ma piuttosto di integrare la tecnologia nelle buone pratiche.

Spesso quando si parla di ‘futuro dell’alimentazione’ entrano in gioco le stampanti 3D, che, per quanto ancora prototipi, stanno aprendo molte possibilità alla gastronomia. D’altro canto, un altro importante aspetto futuribile è la necessità di ridurre gli sprechi di cibo, un tassello fondamentale nel puzzle della sostenibilità del pianeta. Forse l’idea di una stampante 3D alimentare non piace ai più tradizionalisti (eppure esiste già la pasta 3D, ed è bellissima) ma se serve a ridurre gli sprechi, ben venga.