Il clima sta facendo cambiare il mondo. Chi influenza coloro che reggono le sorti del mondo, scienziati, intellettuali, partiti politici, movimenti di base, dà segni di follia. Ricordano i polli di Renzo descritti da Manzoni nei Promessi Sposi. Li stanno portando al macello ma intanto, appesi per le zampe, litigano, beccandosi ferocemente. Possiamo solo immaginare il gigantesco business di ricerche e consulenze che si è sviluppato intorno al cambiamento climatico. Ognuno dice la sua.

La confusione generale è tale che qualcuno voleva dare il Premio Nobel, per quel che vale, a Greta. Ne ho già scritto, ma insisto. Ora hanno previsto per l’Italia estati sempre più calde. Se leggete Storia Culturale del Clima di Wolfgang Behringer o Il Destino di Roma, Clima Epidemie e la Fine di un Impero di Kyle Harper, vi rendete conto che il cambiamento è inarrestabile. Senza leggere, basta che pensiate che il Sahara era tutto alberi e la mezzaluna fertile oggi è ridotta a una striscia nel deserto. Eppure a quei tempi non c’erano automobili o industrie. Nell’agitazione collettiva si tende a confondere il contrasto al cambiamento con la difesa dell’ambiente in cui viviamo.

Gli inglesi eliminarono il carbone dai camini e lo smog sparì. Ma continuava a fare freddo, solo si stava meglio e i pesci nuotavano di nuovo nel Tamigi. Poi un clima quasi mediterraneo si è esteso dalla Cornovaglia (beneficiata dalla Corrente del Golfo) a tutta l’Inghilterra. Merito dei fumi industriali? Ma se hanno sempre meno fabbriche… Semplicemente si sta spostando l’asse terrestre. C’è un ingegnere che, quasi un secolo fa, stabilì che "l’eccentricità orbitale, l’inclinazione assiale e la precessione dell’orbita terrestre variano periodicamente e danno luogo, quando i loro effetti sono in fase, a glaciazioni ogni circa 100 000 anni durante l’era glaciale del Quaternario" e che "l’asse terrestre completa un ciclo di precessione ogni 26 000 anni e l’orbita ellittica ruota compiendo un ciclo ogni 22 000 anni. Inoltre, l’angolo tra l’asse terrestre e la normale del piano orbitale varia ciclicamente tra 22,5° e 24,5°, con un periodo di 41 000 anni".

Li hanno chiamati cicli di Milanković, dal serbo Milutin Milanković che li calcolò. Difendere e migliorare l’ambiente in cui viviamo è cosa giusta e doverosa, solo un folle può sostenere il contrario. Ma non è con poche ore di stop alle auto alla domenica che si migliora l’ambiente e si salva la terra. Bloccate gli autobus, bloccate i pullman turistici, bloccate le caldaie del riscaldamento e gli split dell’aria condizionata. Avete paura di farlo? Imbroglioni? No solo furbacchioni, come i tanti che fomentano marce e sit in. Si diffondono le auto elettriche. Ma come viene prodotta l’energia che le alimenterà? Vedete che siamo ostaggio di mode e giganteschi giochi di ciclopici interessi. Sulla nostra pelle. Il cambiamento di clima procede inesorabile. E loro restano inerti, strillano, piangono, fatturano consulenze, raccolgono voti. Ma cosa fanno in concreto per salvare le città di mare?

Ai tempi dell’ultima era glaciale, il mare si era ritirato tanto che si andava a piedi dall’Inghilterra alla Danimarca, dalla Sardegna e dalla Corsica alla Toscana. Poi il mare ha cominciato a salire, uomini e animali hanno fatto appena in tempo a trovare rifugio sulle terre più alte. Solo gli olandesi, a quanto mi risulta, ci stanno pensando e lo fanno da 60 anni. E si concedono anche il lusso di irridere il resto del mondo. Più o meno da 60 anni a Venezia litigano, piangono, rubano, fanno canzoni e film. Ho trovato un articolo del 1961 a firma Giampaolo Pansa. Non ci risultano esserci progetti di dighe per proteggere Genova o Napoli o le altre città costiere. Meno che mai piani di sgombero. Ma se è per questo, nessuno pensa nemmeno al Vesuvio. Eppure…

MARCO BENEDETTO