Ora è abbastanza certo, se non oggettivo. E cioè, la coalizione di centro sinistra va rifondata dalle fondamenta. È sempre più evidente che l’attuale governo sia una somma di partiti, una sorta di pallottoliere che non può neanche lontanamente essere paragonato a una alleanza politica e programmatica accompagnata da un respiro ideale e culturale. No, come dimostra persin platealmente l’esperienza quotidiana, si tratta di un esperimento nato sull’onda del terrore di andare al voto anticipato e legato da un patto di potere che, per ragioni persin troppo chiare, non può permettersi di dispiegare un progetto politico e di governo di lungo respiro.

Certo, la sopravvivenza può essere anche lunga ma il governo, come tutti sanno, è altra cosa. Del resto, com’è possibile legare in un progetto politico credibile e di lungo periodo il populismo giustizialista dei 5 stelle con il riformismo del Pd, l’estremismo ideologico di Leu con l’incognita del partito di Renzi, una scheggia non padroneggiabile in servizio permanente senza un precisa e definita bussola politica? È persino ovvio che in una cornice del genere i due veri collanti politici restano un feroce anti salvinismo da un lato e una tenacia incrollabile nel mantenere il seggio parlamentare il più a lungo possibile, ben sapendo che con gli attuali equilibri politici per moltissimi eletti non resterebbe che tornare alla precedenti esperienze lavorative e professionali.

Sempre che esistano... Ed è proprio in un quadro del genere che si impone la necessità di rifondare un campo politico essenziale e decisivo per la stessa qualità della nostra democrazia e per la credibilità della cultura riformista italiana, ovvero il campo del centro sinistra. La coalizione di centro sinistra. Una esperienza politica e di governo che dal secondo dopoguerra in poi, seppur nelle diverse fasi politiche e storiche che abbiamo avuto, ha sempre saputo declinare un progetto di governo autorevole e qualificato.

Un progetto che, com’è altrettanto ovvio, era possibile dispiegare attraverso l’azione e il ruolo di partiti che non coltivavano però un disegno politico alternativo all’interno dell’alleanza. Oggi, per fare un esempio, anche se siamo in un contesto politico e storico dominato dal populismo, dalla propaganda continua e dal sondaggismo acuto, quale può essere l’elemento comune per una efficace azione di governo tra il movimento 5 stelle, il Pd e la sempre più misteriosa Italia Viva di Renzi?

Praticamente nulla se non, appunto, il terrore momentaneo di perdere il seggio parlamentare e i relativi benefici. Ecco perché tocca a un partito, nello specifico il Partito democratico, ricostruire dalle fondamenta la coalizione di centro sinistra. Cioè declinare politicamente la cultura riformista nell’azione di governo del nostro paese. Tocca al Pd, cioè, ridare speranza a un progetto che si è andato progressivamente affievolendosi nel tempo a vantaggio di una azione di potere nata e consolidatasi solo contro il nemico del momento, che era e resta il leader della Lega Matteo Salvini. Un alleanza cioè, come si usava dire un tempo, prevalentemente "contro" e non "per" qualcosa. E un ruolo altrettanto decisivo in questo lavoro di ricostruzione di una alleanza coerente e credibile capace di confrontarsi con un centro destra ormai definito e chiaro nel suo profilo politico e programmatico, lo dovranno avere le migliori culture riformiste e costituzionali.

A cominciare anche e soprattutto dalla cultura e dal filone di quel cattolicesimo politico, democratico e sociale che continua ad essere un giacimento di valori, di principi, di esperienza, di cultura politica e di cultura di governo preziosi e necessari per il bene del nostro paese e, soprattutto, per la qualità della nostra democrazia. E quindi, anche e seppur in presenza di questo governo, adesso è indispensabile, almeno per chi si riconosce in questo campo politico, ricostruire il centro sinistra. Verrebbe da dire, citando un noto slogan, "se non ora quando"?

GIORGIO MERLO