Rai multata, un milione e mezzo di euro. Una supermulta per pluralismo violato. Agcom ne giudica i programmi, in particolare quelli trasmessi sulle tre reti generaliste, telegiornali inclusi, "non rispettosi dei principi d’indipendenza, imparzialità e pluralismo previsti dal contratto di servizio". Il Garante mette sotto accusa "le numerose infrazioni" nei programmi dell’emittente, anche dei talk show. Il provvedimento di Agcom scatena l’ennesimo scontro Pd-M5S sull’amministratore delegato Fabrizio Salini, messo in poltrona dall’arroganza politica della Lega. L’azienda pensa al ricorso al Tar, in mezzo alle fiamme della polemica tra gli schieramenti politici. Il demOrlando sostiene che è maturo il tempo per "cambiare i vertici Rai". Parla invece di autentico "killeraggio" il leghista Buffagni. Agcom ha accertato la mancanza di pluralismo "a seguito di un monitoraggio costante e continuo" dal quale sarebbero emerse numerose infrazioni. La decisione dell’Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni è maturata alla fine di una riunione molto animata. Il provvedimento è corredato da una diffida ad eliminare e a non ripetere le violazioni rilevate e ad adottare "specifiche misure volte La sede Rai di Viale Mazzini a Roma a garantire il rispetto degli obblighi; a non trascurare l’importanza della responsabilità editoriale pubblica". Momenti, passaggi, irregolarità, abusi, mai sfuggiti agli occhi e all’osservazione di un qualsiasi telespettatore italiano provvisto di un minimo di attenzione. Fabrizio Salini, l’ad Rai, ha accolto la decisione "con grande stupore". Da qui l’immediata reazione di preparare il ricorso al Tar pur di invalidare una delibera peraltro non ancora notificata. Delibera approvata a maggioranza, tre a uno, con l’astensione del commissario Francesco Posteraro e il no di Marcello Marcellini. Entrambi concordi nel ritenere eccessiva la punizione comminata da Agcom. "Bisogna cambiare i vertici e anche velocemente, è l’unica via", tuona il Pd, determinato a scardinare gli assetti Rai consolidatidurante l’infelice governo grillo-leghista. Nel mirino dell’Agcom, come detto, non sono finiti soltanto i notiziari, oggetto di specifici richiami già nei mesi scorsi. Ma pure i talk e i contenitori a metà tra intrattenimento e informazione. Programmi che fin dal mattino riempiono i palinsesti delle tre reti della Tv di Stato. Evidente pesante squilibrio ha fatto scattare una multa con pochi precedenti nella storia dell’emittente controllata dal Tesoro. Una eguale è forse reperibile nel 2011. Quando il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, ricevette una doppia sanzione da 358mila euro, per "aver favorito Berlusconi nella campagna elettorale per le comunali". Palese lo scontro frontale Pd-M5S. "Sì alla pulizia e al taglio degli sprechi, no al killeraggio", urla a squarciagola il vice ministro allo sviluppo Stefano Bruffagni. A fronte della richiesta della rimozione dei vertici proposta con forza dal Pd Andrea Orlando. La lettura del testo del provvedimento dell’Agcom consentirà, nelle prossime ore, di capire quali siano i programmi incriminati che hanno scatenato la decisione dell’autorità di controllo. La pubblicazione è attesa sul sito del Garante. Le indiscrezioni dicono che le violazioni potrebbero riguardare il Tg2, una puntata dell’Approdo sulla Lega di Gad Lerner, per assenza di contraddittorio, e diversi programmi d’intrattenimento, da "La Vita in diretta" a "Unomattina". Accuse che incontrano l’opposizione piena dell’azienda, sicura di poter dimostrare "la correttezza del proprio operato in coerenza con il ruolo assegnatole dalle leggi, comprese quelle che tutelano l’autonomia dei giornalisti". Sarà pur vero quello che sostengono i vertici Rai, bacchettati dal senatore Anzaldi, di professione implacabile accusatore, che indica quelli obbligati a pagare la multa di persona. "Non è giusto che debbano essere i comuni cittadini a provvedere in solido ai danni causati da chi è al comando". Sarà pur vera la tesi Rai, ma è verissimo che tutta una serie di episodi verificatisi all’interno danno valore e concretezza a quanto rilevato dall’Agcom. La conferma arriva dalla consigliera Rita Borioni. "Troppe volte sono stata costretta a segnalare ai vertici, insieme col collega Laganà, le violazioni spesso macroscopiche del pluralismo e dell’imparzialità nell’informazione Rai. Ma i nostri richiami sono stati ignorati". Auspicata dal Pd, la rimozione dei vertici Rai potrebbe trovare fertile terreno di discussione nel prossimo Cda del 21 febbraio, come da calendario. Intanto, il pronunciamento dell’Agcom ha tutta l’aria di provocare riflessi importanti sulle imminenti nomine.

FRANCO ESPOSITO