Spiegamelo come se avessi soltanto quattro anni". La citazione è presa dal film Philadelphia di Jonathan Demme ed è, ovviamente, un avvocato che la pronuncia. Perché, per quanto gli avvocati possano stare antipatici in quanto rappresentanti di una delle più certificate caste della storia dell’umanità che per fortuna o sfortuna esiste dai tempi degli antichi romani, c’è una logica ferrea che, di solito, muove le loro deduzioni (più o meno). Quello che vorrei quindi provare a fare è spiegare a chi avvocato non è e come se avessimo tutti quattro anni, la questione dei vitalizi che da tempo impazza nei dibattiti televisivi ed esplicitarne il senso giuridico a chi magari ha preso una laurea l’altro ieri, a cinquant’anni e magari a spese dei contribuenti – e non in diritto, né in Ragioneria dello Stato o Matematica finanziaria – e pensa di essere improvvisamente diventato, non so, Cicerone, Cesare, vicepresidente del Senato, un grande statista insomma.

Ecco, allora diamo a Cesare quel che è di Cesare: i vitalizi ad oggi non esistono più, sono un mito metropolitano, anzi un mito elettorale cavalcato in maniera becera per fare consenso sul nulla. Dal 2012 per effetto di una norma approvata dal governo Monti, i parlamentari non maturano più un vitalizio ma solamente una pensione calcolata col metodo contributivo. Che significa che il "falso problema" dei vitalizi riguarda solo chi è stato parlamentare fino al 2012. Che significa altresì che il costo di questi vitalizi, che attualmente l’Inps sta pagando, andrà progressivamente ad esaurirsi, perché, forse è sfuggito anche questo, ma la gente, parlamentari o no, a una certa età muore. Esiste che ci sono le pensioni da parlamentare e succede che al momento ci siano circa 2.700 vitalizi di ex parlamentari. Che, tradotto in persone, in esseri umani, presumibilmente anziani salvo qualche eccezione, sono 2.700 persone.

Un numero piuttosto esiguo, pertanto, di ex parlamentari che ricevono emolumenti aggiuntivi alla pensione che in passato venivano erogati e calcolati senza metodo contributivo (tanto versi tanto ricevi, in aliquota, quando vai in pensione). Il costo annuo di questi vitalizi – di quelli erogati dall’Inps – è di circa 200 milioni di euro l’anno. Milioni. Vogliamo essere precisi? I vitalizi diretti sono 851 più 444 di reversibilità al Senato, 1.020 diretti e 520 di reversibilità alla Camera. Leggere: in questi vitalizi ci sono anche delle vedove e dei superstiti, vedove che si presuppone non più abili al lavoro per età o per non avere altre forme di reddito o rendita e altri superstiti i quali, se hanno diritto alla reversibilità anche del vitalizio, tanto bene sulle loro gambe non se la devono passare. Ma questo a qualcuno sfugge, o non ci pensa o non ci arriva o, più probabile, se ne frega per cavalcare il "furor di popolo" sulle spalle di vecchi che hanno "servito" la Patria, ricordiamolo, parenti poveri ma privilegiati a vario titolo e vedove.

Nel pallottoliere della meschinità ci sono anche altri 35 vitalizi (24 diretti e 11 di reversibilità) di ex giudici della Corte Costituzionale. Trentacinque. Che quasi li conti con le dita di mani e piedi. Siamo tutti favorevoli, noi persone di buonsenso, al taglio dei privilegi senza senso ma il punto è che sono i criteri con cui hanno fatto i tagli di questi vitalizi a non averne uno. Infatti, il taglio percentuale sull’ammontare dei vitalizi promosso dal Movimento cinque stelle, è attualmente in vigore dal 1° gennaio scorso tipo mannaia cieca, perché la norma brillantemente formulata alla "ndo cojo cojo" pur di risparmiare, non ha tenuto conto di situazioni varie, come, per esempio, se gli aventi diritto avessero altre fonti di reddito, se fossero così anziani da non poter più agire sul loro tenore di vita o se avessero o meno dei familiari che potessero farsi carico anche delle loro spese e necessità che, si sa, con l’età si complicano.

Succede quindi che tra queste 2.700 persone ci siano anziani che si vedono cacciare via dalla casa di cura o di riposo perché, all’improvviso, dopo che avevano fatto un legittimo affidamento sull’ammontare delle loro entrate – guadagnate in forza di leggi che concedevano quei privilegi ma guadagnate e per di più per legge–non possono più pagare la retta mensile. Per esempio. Ma questo i Soloni, i Catoni, i Ciceroni e i Cesari e la loro claque di ottenebrati non lo considerano indegno, né meschino, perché quando la ghigliottina scende chi c’è c’è e vaja con dios. Perché basta ascoltare Boeri, basta leggere le delibere, come ha detto la vicepresidente del Senato Paola Taverna a non è L’Arena di Massimo Giletti, su La7, qualche sera fa (che urlava così tanto che mi ha agitato il cane). "Ho studiato", ha detto. O, forse, basta avere le proprie idee, di cosa è studiare e di cosa è giustizia, per fare giustizia, anche sociale.

Con questi tagli, il "risparmio" sulla pelle di persone che hanno servito lo Stato e spesso anche rinunciando a una vita privata, alla famiglia – e chi minimamente frequenta davvero il mondo della politica e non per sentito dire alla tivù, lo vede, lo capisce e lo sa – è previsto in 40 milioni l’anno, ed è in diminuzione sia la spesa che, parallelamente, il risparmio. Il reddito di cittadinanza, così come è strutturato adesso viene erogato a 39.760 persone e ci costa 5,5 miliardi annui. Miliardi. Ma paragonare le due fonti di spesa nell’economia del tutto è peccato mortale per la Teologia della rivoluzione poraccista, perciò, dai davvero, diamo a Cesare quel che è di Cesare, spieghiamo che "diritti quesiti" significa acquisiti e che reggono lo stato di diritto, che è basato sulle leggi. Perché, per quanto leggi che teoricamente hanno creato dei privilegi, tali leggi non sono carta igienica da utilizzare a piacimento per creare consenso, nemmeno se si è studiato.

Spieghiamo, quindi, che fare una distinzione di valore tra quelli che "sono dei poracci" – come li ha chiamati la senatrice Paola Taverna in televisione – spesso senza arte né parte ma dobbiamo mantenerli per forza, e quelli che hanno fatto affidamento sul concetto sacrosanto che "la legge non dispone che per l’avvenire" e magari hanno anche contribuito a creare una nazione se non lecito è umano. E l’umanità non si studia, ma il concetto di differenza di valore sì e basta poco per arrivarci. Spieghiamolo chiaro e tondo, come se avessimo soltanto quattro anni, così forse invece di "sentire Boeri" e "leggere delibere" i nostri eleganti ed eruditi rappresentanti comprendono quello che non avevano mai studiato fino a cinquant’anni e che anche la Corte di Cassazione ha più volte ribadito: l’applicazione retroattiva di una legge che elimina un diritto acquisito è incostituzionale. Che significa che per la legge italiana tutti "i poracci", sono uguali. O dovrebbero esserlo. E se un privilegio esiste devi fare una legge di riforma costituzionale per l’avvenire e non togliere qualcosa a qualcuno che ne ha diritto. Tutto il resto è eversione dell’ordine costituzionale.

Funziona così, ma un intero partito, oggi di governo, laddove non lo ignora – perché ha studiato – lo adombra. Vanno bene, forse, la compressione di una somma aggiuntiva alla pensione per delibere interne, il tenere in considerazione nella formazione della cifra del vitalizio eventuali cumuli con altri redditi – perché questo, è vero, è tutto da valutare ma, guarda caso non l’hanno fatto – ma non puoi non tenere conto del fatto che quel vitalizio è dovuto in forza di una legge e che ci siano sottostanti legati e ormai connaturati a quella somma e alla diminuzione percentuale di quella somma. Perché un taglio oltre un certo limite (si è giunti a tagli anche dell’ottantasei per cento) potrebbe anche essere equiparato a un’abolizione di un diritto acquisito se fa venir meno, nei fatti concreti, una funzione che potrebbe essere davvero previdenziale, e quindi, quella allora sì acquisita e intoccabile. Tutta roba mai sentita, mai pensata, e certamente mai studiata, dal "legislatore per caso" che ha stilato questa norma e da quell’altro che, altrettanto per caso, la difende e si accanisce sul mantenimento del consenso di chi, poverino, proprio non capisce nemmeno se glielo spieghi come se avesse quattro anni.

E così a questo punto si disquisirà ricorso per ricorso in soliloquio tra "gli studiati" quelli veri, ingolfando un altro po’ i tribunali a partire da quelli giurisdizionali interni al Parlamento (eh sì, esistono i tribunali dalla "casta") e rischiando ulteriori severe ingiustizie, come quelle che da tempo evidenzia come il Battista nel deserto della supponenza pasionaria l’avvocato ed ex parlamentare Maurizio Paniz, che non è proprio l’ultimo dei neo-laureati. Tutto per dire che si sarebbe dovuto evitare, bastava un po’ più di logica, di lungimiranza economica e politica, un po’ più di cultura e un po’ meno ottundimento da tagliagole e piccoli fans di tagliagole. O forse basta aprire gli occhi, ché 40 milioni di risparmio annui su 2.700 persone, di spesa a scemare, e 5,5 miliardi su 2.370.938 persone di spesa a crescere, non è propriamente un guadagno per la collettività e non è per niente giustizia sociale: è fumo negli occhi dei ciechi. In un’azienda privata, dei contabili così, che caricano le partite come gli pare in base al consenso ottenuto e non al reale vantaggio, li licenziavano in tronco, a vita, "studiati" o "non studiati".

ROMANA MERCADANTE DI ALTAMURA