Il bollettino è drammatico, impietoso, dice della grande paura che fagocita la piazza per eccellenza dell’economia, quella che determina gli umori, quindi l’opportunità e la sicurezza di investire, in ultimo la ricchezza del Paese. Eccola chiusura di Piazza Affari: -5,43 per cento.

Quasi quaranta miliardi bruciati in un giorno. I mercati assorbono i timori per il coronavirus e per le misure restrittive adottate dal governo, ma è anche il tessuto produttivo, l’economia reale, a soffrire. È il combinato disposto che porta gli economisti a vedere la recessione e che costringe l’esecutivo a guardare già oltre l’emergenza. In poche parole: il virus si impone come elemento che azzera la crescita e marca l’avvento di una nuova crisi. Giuseppe Conte ne prende atto: "L’impatto economico potrebbe rivelarsi negativo". Il termometro dei mercati registra un’impennata decisa rispetto a venerdì. Il perché è da rintracciare nella focalizzazione del rischio-Italia.

In due giorni si è ribaltato tutto: il cambio di pelle della diffusione del virus, le vittime, il decreto d’urgenza varato dal Consiglio dei ministri, la quarantena, i grandi gruppi e le piccole aziende costrette a chiudere fabbriche e negozi e tenere i lavoratori a casa. Il Nord, che genera 1/3 del Pil, rinchiuso in un cordone. Basta leggere il prospetto di quello che è stato il decimo crollo più consistente dal 2000 a oggi per capire come la grande paura abbia contagiato tutti i settori di punta dell’economia: il lusso (Moncler -5,36%, Ferragamo -8,90%), l’industria (CnhI -7,65%, Fca -6,13%) e la finanza (Nexi a -8,61%). Ma anche le banche e le assicurazioni (Unicredit -6,48%, Ubi Banca -4,13%, Intesa Sanpaolo -5,75%, Generali -5,40%), le tlc (Tim - 3,97%) e l’energia (Enel -4,90% e Eni -4,67%). E poi lo spread, salito con furia dai 134 punti di tre giorni fa a 145. La reazione degli investitori, come si diceva, si intreccia allo stato di salute dell’economia reale.

Il punto lo coglie benissimo Bernabò Bocca, presidente di quella Federalberghi che è il player di punta di un settore altrettanto strategico, cioè il turismo: "La situazione è precipitata, il danno d’immagine si è già trasformato in danno economico". Codogno e Casalpusterlengo, i due centri della Lombardia diventati il simbolo della quarantena italiana, sono zone ad alta intensità industriale. La Lombardia e il Veneto, altra Regione interessata dai contagi, valgono da sole il 31% del Pil. La filiera agro-alimentare di Confcommercio parla di una perdita di Pil di oltre 5 miliardi. I grandi gruppi industriali, come Brembo, sono costretti a invitare i dipendenti a non presentarsi in azienda. Di fronte a questo scenario, il governo accelera sulla fase uno, quella dell’emergenza.

Al Tesoro e a palazzo Chigi è una giornata di passione. Telefonate, riunioni, contatti con le associazioni delle imprese, bozze di decreti per costruire l’argine a quello che gli addetti del settore dipingono già come l’antipasto di una nuova crisi, di una recessione capace di cancellare le già ridotte stime di crescita previste per il 2020. A metà pomeriggio Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, chiama i ministri e i sottosegretari coinvolti dal dossier a palazzo Chigi per fare un punto live sulla road map degli interventi. Arriva anche Conte. Si discute fino a sera. Al tavolo, Roberto Gualtieri arriva con l’approvazione del decreto ministeriale che fa entrare in vigore lo stop alle tasse e agli adempimenti fiscali negli 11 Comuni della zona rossa. È il ministro dell’Economia l’uomo del governo che sta dando volto alle misure di quella linea operativa che Conte porta avanti lavorando gomito a gomito con la Protezione civile.

Davanti alle telecamere del Tg1, il titolare del Tesoro annuncia anche l’accordo con l’Abi per la sospensione delle rate dei mutui dei cittadini delle zone colpite dal virus. Lancia un messaggio di rassicurazione e spiega i passi del governo. Sempre a via XX settembre, una task force sta lavorando a un decreto per le imprese, in collaborazione con il Mise. Arriverà a giorni e dentro ci saranno lo stop alle bollette di luce e gas e le norme per la cassa integrazione che servirà a sostenere i lavoratori che non potranno recarsi in azienda o in ufficio. Sarà un provvedimento corposo perché dentro ci sarà l’accesso facilitato al Fondo di garanzia per le pmi e sono allo studio anche indennizzi per le imprese che hanno subito danni.

Intanto, come si diceva, il governo dà il via libera al decreto per lo stop immediato alle tasse e anche al decreto della presidenza del Consiglio che rende operativi alcune decisioni contenute nel primo decreto, quello varato dal Cdm sabato notte. Arriva anche una direttiva del ministero della Salute e della P.a. con le norme di comportamento da tenere sia negli uffici sia agli sportelli a contatto con il pubblico: sarà indicata anche la distanza da tenere e pure, probabilmente, la distinzione dei servizi igienici tra lavoratori e utenti. Gli uffici saranno dotati di salviette monouso, dispenser con gel disinfettante e, dove dovesse rendersi davvero necessario, anche di mascherine. Ma le previsioni degli economisti impongono di allargare lo sguardo.

Entra in campo qui la metamorfosi della percezione dell’impatto che il coronavirus ha sull’economia. Fino a quando l’emergenza è rimasta fuori dai confini nazionali, l’esecutivo e i grandi attori economici del Paese hanno potuto limitare la portata delle contromisure e delle valutazioni. Ora non più. E così è arrivata la prima stima di peso, quella della Banca d’Italia che parla di una zavorra dello 0,2% del Pil, una mannaia se si considera che il governo ha stimato una crescita dello 0,6% e Bruxelles di appena lo 0,3 per cento. Sottraendo l’impatto negativo alla stima, si arriva a previsioni che rasentano l’assenza di crescita. Per gli economisti bisogna andare ancora più in giù. Il quarto trimestre del 2019, che non ha scontato l’emergenza, si è chiuso a -0,3 per cento.

Ora Lorenzo Codogno, fondatore di Lc Macro Advisors a Londra, dice all’Ansa che "una recessione tecnica ci sarà decisamente". La forchetta ripresenta il segno meno: tra -0,5% e -1 per cento. La capo economista di Ada Economics, Raffaella Tenconi, parla di una contrazione del Pil dell′1% se la situazione non si risolve rapidamente. Anche il governo si ritrova obbligato a un cambio di passo. Il viceministro all’Economia Antonio Misiani lo mette già in conto. Un decreto crescita da varare ad aprile. È questa la prova che attesta la metamorfosi della prospettiva, la consapevolezza che la conta dei danni può essere pesante. E la necessità, quindi, di intervenire con una leva che superi l’ottica dell’emergenza. Perché lo strascico del coronavirus è tutto qui, sulla crescita, meglio sulla mancata crescita. E con quello strascico si dovrà fare i conti per mesi.

GIUSEPPE COLOMBO