Lente d’ingrandimento paese per paese e analisi delle grandi sfide socio economiche di ciascuno Stato membro. Le pagelle e i suggerimenti della Commissione sono arrivate. Un’analisi puntuale, che ricalca le linee della strategia annuale di crescita sostenibile presentata a dicembre 2019, incentrandosi sulla sostenibilità competitiva.

Obiettivo finale: costruire un'economia al servizio delle persone e del pianeta. Per ciascuno Stato membro è valutata l'attuazione dei diritti sociali. I suggerimenti e le analisi contenute nelle relazioni della Commissione si concentrano su quattro dimensioni: sostenibilità ambientale, incremento della produttività, equità e stabilità macroeconomica. Ma quest’ anno, per la prima volta si e’fatto il punto dei progressi compiuti dagli Stati membri nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, sottolineando quali possono essere le politiche macroeconomiche e occupazionali da attuare. E allora come sta l’ Europa? Buone notizie: gli squilibri diminuiscono nel continente.

"Gli Stati membri dovrebbero muovere – dichiara Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo - da questa tendenza positiva per proseguire le riforme che permetteranno alla nostra economia di reggere la prova del futuro. Devono ridurre il debito, stimolare la produttività e realizzare gli investimenti giusti per compiere una transizione equa a un'economia sostenibile e inclusiva."

Le relazioni per paese rilevano che persistono livelli di disoccupazione sensibilmente diversi da uno Stato membro all'altro, mentre la povertà e l'esclusione sociale continuano a diminuire grazie alla situazione favorevole sul mercato del lavoro. Sarà comunque fondamentale l'attuazione concreta del pilastro europeo dei diritti sociali per garantire che, sia sul clima che nel digitale, la transizione avvenga all'insegna della giustizia e dell'equità sociale. La crescita della produttività è ancora un problema, a maggior ragione a causa del cambiamento demografico. La crescita potenziale risulta frenata dalla scarsità di investimenti, dall'invecchiamento della forza lavoro e dalla carenza di competenze o il disallineamento tra domanda e offerta di competenze.

Gli Stati membri continuano ad avere posizioni molto diverse in termini di debito e di sfide legate alla sostenibilità. In media, i disavanzi pubblici nell'UE hanno ricominciato ad aumentare, invertendo la tendenza alla diminuzione degli ultimi anni. In alcuni Stati membri gli elevati livelli attuali del debito pubblico sono fonte di vulnerabilità. Ma veniamo al nostro paese.

Come sta l’Italia? Il Belpaese ha "fatto qualcosa" ma sul percorso di riforme molto resta ancora da fare. "Ha compiuto alcuni progressi" rispetto alla richieste di interventi contenute nelle raccomandazioni specifiche dell’Europa, rileva la Commissione UE. Nell’ultimo anno i governi giallo-verde e giallo-rosso hanno fatto "benino". Progressi sostanziali nella lotta all’evasione, qualche passo avanti in politiche a sostegno dei giovani e gruppi vulnerabili, e poi nulla più. A conti fatti sono più le note negative che quelle positive per l’Italia, che resta dunque un sorvegliato speciale.

Intanto un dato: l’impatto che il Coronavirus avrà sull’economia italiana si vedrà in pieno a maggio. Al momento il Belpaese è lo Stato membro con il più alto numero di contagi accertati. Due settimane fa, in occasione della presentazione delle previsioni economiche d’inverno, la Commissione riteneva che il virus, considerato come una fonte di "rischi al ribasso" per l’economia, sarebbe rimasto circoscritto alla Cina, e quindi gli impatti sarebbero stati solo per economia cinese. Ma adesso tutto deve essere ricalcolato alla luce degli ultimi sviluppi. Le previsioni economiche di inizio maggio saranno il momento migliore per una valutazione degli impatti del Coronavirus, fanno sapere a Bruxelles. Per il resto ecco la situazione attuale per gli esperti della commissione.

GIUSTIZIA, LA RIFORMA ANTI-PRESCRIZIONE "È BENVENUTA"

L’Italia continua ad avere la giustizia più lenta di tutta Europa. Per questo a detta della Commissione europea "è benvenuta" la riforma che interrompe l’istituto della prescrizione dopo una sentenza di primo grado entrata in vigore a gennaio di quest’anno, anche perché risponde ad una raccomandazione per Paese "di lunga data".

BENE LE POLITICHE FISCALI

L’esecutivo comunitario rileva "progressi sostanziali" nel contrasto all’evasione fiscale. Si plaude in particolare alle misure messe in atto contro la mancata fatturazione. Si sta perdendo la cattiva abitudine a non fare gli scontri "anche rafforzando l'uso obbligatorio dei pagamenti elettronici". Si accoglie anche con favore l’aver stabilito soglie legali più basse per i pagamenti in contanti. Tutte misure che hanno aiutato a migliorare la situazione.

MALE LE PENSIONI, "QUOTA CENTO" NON FUNZIONA

L’Italia va male sulle pensioni. Qui non si rilevano progressi in alcun senso, e si contesta all’Italia di "non aver attuato in pieno le passate riforme" pensionistiche. Una sottolineatura che mette in risalto l’inefficacia della nuova riforma, quella nota come "quota cento" voluta fortemente dalla Lega. Le scelte ritenute non idonee a Bruxelles hanno fatto sì che non si sia creato spazio a favore della crescita sociale e della crescita in generale.

MERCATO ANCORA TROPPO CHIUSO, SERVONO PIÙ LIBERALIZZAZIONI

Ancora, il mercato italiano resta ancora troppo chiuso. Servono liberalizzazioni, perché in Italia permangono ostacoli. "Nessun progresso" è stato fatto nell’ultimo anno per affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore del commercio al dettaglio e nei servizi alle imprese. Un risultato, questo, frutto dell’assenza di azioni legislative per migliorare le cose.

ANCORA TROPPO DEBITO

Non è una novità. Il debito tricolore in rapporto al PIL è il secondo più alto d’Europa, sia che la si intenda Unione europea sia che la si intenda Eurozona. Ci sono ancora tre Paesi con squilibri eccessivi, e uno di questo è proprio l’Italia. A Bruxelles non nascondono che "restano preoccupazioni, in particolare per quei Paesi con elevato debito", perché questa situazione crea "situazioni di criticità". Più ancora si contesta il fatto che in Italia il rapporto debito/Pil "è ancora in aumento" nonostante le regole impongano di ridurre. Si guarda comunque con favore ai piani del governo, che si ritiene ""stiano diventando più compatibili con la riduzione del debito".

da Bruxelles MARGARETH PORPIGLIA