All’aeroporto di Peretola file di stranieri con la mascherina in partenza. Tornano a casa senza averla neppure sfiorata Firenze la bella. In città meno viaggiatori su bus e tranvia. Gli Uffizi rappresentano l’eccezione di qualcosa che non risente e non avverte gli effetti del Coronavirus. Ma Firenze è in ginocchio e già si perde nei conti, nelle cifre, nel flop quotidiano da quando il virus si è insinuato con subdola energia in Italia. Fasulle campagne di Governo e della Rai hanno seminato paura, allargando i timori. Drammatiche le conseguenze di allarmi non del tutto giustificati. Piange Firenze, come Milano e Venezia, e le sue sono lacrime amare. Da milioni di euro persi, bruciati dagli effetti diretti e collaterali del corinavirus in Italia. Fuga da Firenze, in soldoni, significa intanto dieci milioni in meno dalla tassa si soggiorno. Piangono albergatori e ristoratori, è qui la nuova improvvisa miseria. Le prospettive, poi, non incoraggiano speranze di ripresa in tempi brevi. Guai se il virus dovesse proseguire nella sua espansione in Toscana collegandosi con l’inizio dell’alt stagione turistica. Sarebbe la fine, avvertono gli operatori turistici, non ci riprenderemmo mai più. Il sindaco Dario Nardella, ovviamente, è preoccupato per le perdite degli introiti comunali. Quai dieci milioni già bruciati, in fuga 28mila passeggeri al giorno, da lunedì a ieri; 84mila in tutto, in pratica un buon venti per cento nel quotidianoi, quotidiano, secondo i dati i dati Gest. Numeri terribili, drammatici. La flessione di passeggeri è netta. Dall’aeroporto Amerigo Vespucci si decolla e basta, non c’è traccia di aereo annunciato in atterraggio. Deserta fino a ieri la stazione di Santa Maria Novella, all’ora di pranzo e nel pomeriggio. Fuori, una fila di taxi in attesa e nessun cliente in coda. Clamoroso a Firenze, una roba uguale mai vista prima, a mia memoria di viaggiatore praticamente compulsivo. Una tristezza infinita. Gli Uffizi tengono bene, sono nella media in quanto a visitatori, la flessione delle presenze è minima. Crollano i musei civici, 7mila visitatori persi tra il 20 e il 25 febbraio rispetto al corrispondente periodo del 2019. Cinquemila in meno solo a Palazzo Vecchio. Il turismo si autodenuncia in ginocchio. Gli alberghi sono mezzi vuoti. In previsione e nella certezza che anche il Comune pagherà un conto salatissimo, il sindaco Nardella ha riunito una giunta d’emergenza. Affrontato il tema del prevedibile: il netto calo di introiti da tassa di soggiorno e quant’altro. Se il crollo delle prenotazioni si attestasse sul venti per cento, da qui a fine d’anno per le casse comunali la batosta sarebbe notevole, a fronte di 45 milioni di entrate preventivate. A questo punto, che fare? I dati diffusi da Confesercenti sembrano un bollettino di guerra. I numeri drammatici: meno novanta per cento a causa del blocco gite e delle disdette di prenotazioni; alberghi meno cinquanta per cento; altrettanto per Federalberghi con previsioni peggiorative confermate. Trenta strutture fiorentine, nel solo giorno di martedì, hanno ricevuto disdette per un totale di 900mila euro. Un solo albergo, solo uno, in una giornata, ha visto sparire prenotazioni per 200mila euro. "Come vanno gli affari? Male, grazie. Potremmo anche stare chiusi. Rischiamo una pandemia economica, il turismo è il settore più colpito. Il governo italiano dovrà chiedere all’Unione Europa la deroga al patto di stabilità per il 2020", chiede il sindaco Nardella. Il primo cittadino di Firenze invoca anche un tax credit del cento per cento per le aziende. "E la sospensione delle rate sui mutui legati agli investimenti". Il grido di rabbia di Firenze esce dalla bocca del sindaco. "Che non si scarichi sul Comune l’onere di questa crisi". La Confindustria ha chiesto alla Regione la sospensione di Irap, Imu e Tari. A Firenze i mercati rionali e settimanali sono semivuoti. Confesercenti stima cali di fatturato del cinquanta-settanta per cento. Perde anche il settore dell’abbigliamento, meno venti per cento fuori area Unesco, meno quaranta nel centro storico. Pitti Immagine deve rivoluzionare le date. Come pure Tate, la manifestazione dedicata alle eccellenze gastronomiche italiane. Da inizio marzo scivola al 5-7 giugno. Confesercenti continua a lanciare allarmi, occhio alla fuga dai ristoranti. I locali food in area Unesco registrerebbero cali sull’ordine del trenta per cento. Mentre è totale l’abbandono dai ristoranti cinesi, meno ottanta per cento. I vigili urbani in strada chiedono mascherine e guanti. La paura di Firenze è palese, anche se ancora non generalizzata e riferibile soprattutto agli stranieri. Gli studenti in particolare e i turisti in fila all’aeroporto di Peretola per lasciare in fretta Firenze e l’Italia. Il coranavirus, è vero, ha colpito, ma il governo italiano ci ha messo tanto del suo. L’epidemia, per fortuna, non dilaga, attecchisce pochissimo. Intanto, si industriano gli ambulanti. La fantasia per combattere gli effetti del virus. Alle Cure un ambulante ha tirato fuori tre cartoni di Amuchina. Sono andati a ruba in pochi minuti