I contenuti dell’ultimo decreto del Consiglio dei ministri emesso e trasmesso durante la notte di lunedì erano stati anticipati da una bozza che circolava già intorno alle 20 di sera. Ciò ha consentito che si aprisse una falla nel cordone sanitario con la conseguente fuga verso il meridione di non pochi abitanti lombardi o meridionali lì residenti. Dopo di che si è subito sollevato il coro delle reciproche accuse e della caccia agli irresponsabili diffusori dell’anteprima.

Credo allora che sia venuto il momento di dire a voce alta, forte e chiara, che la decisione del governo italiano di informare subito l’opinione pubblica italiana e mondiale sul numero dei contagi, delle vittime e delle guarigioni, sui luoghi di maggiore diffusione e sulla decisione di elencare i Comuni maggiormente colpiti, è servita e servirà ad elencare ed isolare le cosiddette "zone rosse". Era ed è l’unico modo che potesse giustificare l’adozione di misure e di provvedimenti – la chiusura delle scuole, quella dei bar alle 18 di sera, la sorveglianza degli accessi e delle uscite dalle zone rosse – che evidenziassero la gravità della situazione.

Tutto questo a differenza delle altre nazioni europee – Germania e Francia in prima linea – che hanno mantenuto quanto più basso possibile il livello delle informazioni e che ora stanno pagando a caro prezzo questa decisione. Sono convinto che alla base di essa non vi è solo la preoccupazione di non generare la paura e di non incrementare il panico, ma anche e soprattutto di non avviare, com’è avvenuto in Italia, una pesante crisi economica. Sono le conseguenze di una scelta che – come ha giustamente sostenuto Michele Serra – si fonda su due inoppugnabili principi: il primo è quello di dire la verità e dunque di non nascondere ai cittadini la gravità della situazione e dir loro come stanno effettivamente le cose; il secondo è quello di anteporre la salute dei cittadini alla salute sociale dell’economia, dei consumi e della produzione.

Il mio auspicio è che in questo dualismo possa inserirsi – come ha proposto Elena Cattaneo scienziata di fama internazionale e senatrice a vita – una task force europea permanente che si attrezzi in modo continuativo e in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per affrontare in futuro "simili esigenze ottimizzando le procedure sanitarie e mettendo a punto tecnologie sempre migliori". Elena Cattaneo non è solo una grande scienziata, ma è anche e soprattutto una persona che ha il senso profondo del vivere civile e della comunità. Per questo chiede alla scienza e a se stessa di combattere il virus e in generale le malattie ma anche le conseguenze sociali e umane di malattie che impediscono il manifestarsi di affetti, di segni d’amore e di amicizia. "Mi piace pensare alla scienza come uno sforzo globale per eliminare questi nemici e altre malattie che affliggono l’umanità, e dare libertà e opportunità a tutti. Mi emoziona vedere un paese unito nella difficoltà che mette in atto (…) tutte le dolorose procedure necessarie (…), superando singoli interessi, fragilità e paure".

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