"C'era una volta…", iniziavano così tutte le storie che venivano raccontate ai più piccoli ma, perché no, erano gradite non poco anche ai grandi che così soddisfacevano una delle primarie esigenze degli uomini di tutti i tempi: sognare, fantasticare, immaginare.

Il "C’era una volta…" di… una volta, negli ultimi tempi ha risuonato via via più raramente sostituito da una tecnologia sempre più diversificata, aggressiva, utilissima, eppure non raramente fuorviante. Il meno giovane che raccontava e faceva sgranare gli occhi del bambino ma che, con i dovuti accorgimenti, incastrava anche l’esigenza di fantasia dell’adulto, è diventata una rarità.

Quasi sempre non è più la voce umana a narrare direttamente, ma tutto è stato delegato allo smartphone, al tablet, al computer di casa magari collegato con il maxi-televisore da cinquanta pollici. Chi se ne intende, però, in questi giorni diciamo "singolari", in cui il coprifuoco volenti o nolenti è diventato nostro compagno di vita quotidiana, afferma che questa esperienza di cui, al momento, non conosciamo il traguardo, lascerà il segno. Non tanto per gli atteggiamenti pratici a cui ci costringe, ma perché ci insinua se pur in modo inconscio ciò che una larga parte di noi non ha mai vissuto e sperimentato: la paura del domani.

Soprattutto i più giovani, fortunatamente, sono nati e vissuti in un periodo storico scevri da eccessive preoccupazioni. Basterà pensare alla fame che una parte delle generazioni del passato ha vissuto direttamente mentre, negli ultimi decenni, i più giovani hanno navigato nello spreco e nel superfluo, per non dire dell’inutile. Ed allora, tra non so quanto tempo, come racconteremo la storia di quel "signore" che nessuno conosceva e che poi tutti hanno dovuto conoscere e che, per di più, aveva uno strano nome ed un altrettanto strano cognome: Corona Virus!

Dei due, diremo, non si sapeva quale fossero l’uno o l’altro per cui, per non far torto a nessuno, in sintonia con il sintetismo all’americana è stato deciso di chiamarlo Covid 19. Ma chi era costui, e da dove arrivava? In tutte le storie più o meno fantastiche è obbligatorio descrivere il protagonista in modo misterioso, farlo arrivare da un paese lontano, fargli avere connotati almeno inizialmente incerti. Covid 19 ha tutte queste caratteristiche: ha un aspetto misterioso poco adatto alle nostre menti razionali, arriva sicuramente da molto lontano, ha attraversato mari, monti e cieli senza che nessuno lo vedesse. Quando si è manifestato pur in modo indiretto i suoi bersagli hanno imbracciato altre armi, prima fra tutti… l’isolamento.

L’isolamento? Ma come è possibile se tutte le battaglie sono state combattute con spade, fucili, bombe, qualcuna anche capace di annientare in un decimo di secondo centinaia di migliaia di esseri viventi? Eppure l’isolamento, racconteranno, è stato capace di far fuori miliardi e miliardi di questi Covid 19 che ha avuto anche il grande merito di aver fatto capire che tutti gli esseri viventi, a cominciare dall’uomo, sono deboli e facilmente attaccabili e che la presunzione di essere "quasi infallibili" e "quasi inattaccabili" è una pia illusione. Proprio perché siamo… "quasi".

LUCIANO GAMBUCCI