La General Motors, solo qualche giorno fa, ha annunciato l'avvio di una "sistematica sospensione delle operazioni di produzione nel Nord America a causa delle condizioni di mercato, per una profonda pulizia degli stabilimenti al fine di continuare a proteggere le persone. La sospensione durerà almeno fino al 30 marzo. Successivamente lo stato della stessa verrà rivalutato settimana dopo settimana".

Identiche misure sono state prese da Ford, FCA, Tesla: da tutte le fabbriche del Nord America (e non solo) in questo momento non escono più auto. Ma se proprio non si può parlare di una riconversione, l'industria automobilistica statunitense, fortemente appoggiata in questa decisione dal presidente Donald Trump, ha deciso, compatta, di offrire il proprio aiuto, nella lotta al Coronavirus. Infatti sono stati annunciati provvedimenti per incrementare la produzione delle principali attrezzature mediche necessarie a curare e combattere la diffusione del COVID-19. General Motors e Tesla, il primo esempio, stanno dedicando le loro risorse per cercare di ovviare alla carenza dei ventilatori polmonari, una iniziativa che sta valutando anche Ford Motor.

"Ford, General Motors e Tesla - il tweet del presidente degli Stati Uniti - stanno dando il via libera alla realizzazione di ventilatori e altri prodotti in metallo, RAPIDO!'. Dirigenti del settore auto, fate questo, vediamo quanto siete bravi?". Food and Drug Administration, l'agenzia federale dello United States Department of Health and Human Services, a cui compete la protezione e promozione della salute pubblica attraverso il controllo e la supervisione di una amplissima gamma di prodotti, domenica è intervenuta chiarendo di aver ridotto alcune barriere esistenti nel processo di approvazione dei dispositivi medici al fine di consentire una rapida produzione di ventilatori, elementi chiave per aiutare la respirazione dei pazienti.

In questo modo le case automobilistiche, assieme ad altre aziende, "saranno in grado di riutilizzare le linee di produzione più facilmente aiutando in questo modo ad aumentare l'offerta" ha sottolineato in una nota Alex Azar, segretario di Health and Human Services. Elon Musk, CEO di Tesla, il marchio più noto nel mondo elettrico delle auto (ma che produce anche i missili SpaceX) ha confermato l'impegno. "Stiamo lavorando per i ventilatori " ha spiegato, mentre General Motors ha ufficializzato la collaborazione con Ventec Life Systems per aiutare l'azienda ad incrementare la produzione di macchinari destinati alla cura delle vie respiratorie, fornendo anche risorse logistiche, di acquisto e produzione. Ford Motor, che a Detroit con GM e Chrysler, oggi FCA, compone i 'Big Three', da parte sua ha confermato le discussioni preliminari in corso con i Governi di Stati Uniti e Gran Bretagna per realizzare attrezzature mediche, compresi i tanto preziosi ventilatori che attualmente scarseggiano negli Stati Uniti.

"Il ventilatore polmonare - ha spiegato il prof. Roberto Borley che alla University of Michigan insegna ingegneria operativa - prevede modifiche di base del HVAC (riscaldamento, ventilazione e aria condizionata), sistema con controlli, entrambi i quali rappresentano una parte importante dei veicoli attualmente esistenti. Ecco perchè sarebbe particolarmente semplice per l'industria automobilistica spostarsi su questa produzione". Il prof. Borley ha anche aggiunto, in una intervista rilasciata a FOX News Auto, che GM un tempo produceva molte di queste apparecchiature, ma ora non più, che ci vorrebbe tempo per una riconversione, ma che sarebbe fattibile in caso di necessità. E sul fatto che si possa cambiare la produzione, o aggiungerne un'altra in una azienda automobilistica, lo ha confermato la FCA, Fiat Chrysler Automobiles, che in Cina è in procinto di iniziare la realizzazione di mascherine da inviare negli Stati Uniti. "Stiamo lavorando attraverso i protocolli - ha annunciato Mike Manley, CEO di FCA in una e-mail inviata ai propri dipendenti - per avviare la produzione nelle prossime settimane, per poter realizzare oltre un milione di mascherine facciali al mese, da donare ai primi soccorritori e agli operatori sanitari". Si è scelto uno stabilimento in Cina perché lì la situazione sta tornando alla normalità, mentre negli USA c'è lo stop della produzione almeno fino al 30 marzo. In precedenza, in Italia, c'era stata anche la discussione di FCA e Ferrari con il produttore italiano Siare Engineering International Group, per un sostegno all'incremento della produzione dei ventilatori polmonari.

di SANDRA ECHENIQUE