Ieri mattina mi sono svegliato con un pensiero: "e se dietro la pandemia di questi giorni vi fosse una severa avvertenza della natura sugli spropositi degli uomini contro di lei? Non se ne parla molto, ma la realtá mostra che é diminuito l’inquinamento ambientale: la natura torna a respirare".

Sei mesi fa (a fine settembre scorso) scivevo sul fenomeno di Greta Thunberg, l’adolescente svedese di 16 anni, che gridava al mondo: "non m’importa essere impopolare; m'importa la giustizia climatica e il pianeta". A novembre i grandi politici che governano il mondo - Trump in testa - si sono riuniti a Parigi, solo per dimostrare che i loro inteessi politici ed economici sono piú importanti della sostenibilitá del pianeta.

L’accordo firmato a Parigi alla fine dello scorso anno señala che le emissioni mondiali di gas serra (in spagnolo, gas de efecto invernadero) dovranno scendere un 7,6% ogni anno tra il 2020 e il 2030, altrimenti il mondo non raggiungerá l’obiettivo di limitare il riscaldamente globale a 1,5 gradi Celsius, al di sopra dei livelli preindustriali stabiliti nell’accordo parigino. Tanto per capirci, a 1,5 Celsius il 75% delle barriere coralline moriranno, a 2 gradi Celsius gli insetti necessari per la pollinizzazione e quindi la produzione di alimenti diminuiranno significativamente le loro funzioni e comincieranno a scomparire habitats massivi nel mondo animale e vegetale.

Oggi, in una forma assolutamente imprevista negli accordi di Parigi, la natura - senza chiedere permesso a nessuno - si ribella. E lo fa nel modo piú incredibile: attraverso un virus, cioé una piccolissima particella di vita, che blocca le principali attivitá umane e reclude a noi tutti nelle case, proprio a monito di un progresso, che si rivela assolutamente insostenibile. La conseguenza é che stanno rapidamente cadendo i livelli di contaminazione, perché le restrizioni alla circolazione globale (dalle automobili agli aerei e alle navi) migliorano la qualitá dell’aria.

I dati parlano chiaro e dicono che negli ultimi trenta giorni le restrizioni imposte dai governi per fronteggiare la diffusione del Covid-19, hanno decisamente ridotto l’inquinamento dell’atmosfera. Lo vediamo attraverso le immagini satellitari della ESA – European Space Agency, che mostrano la riduzione in questi giorni del diossido di azoto , (la denominata "capa de ozono" in América Latina). In questo stato di emergenza internazionale penso a cose antiche, che mi insegnavano sui banchi di scuola, attraverso le parabole della mitología. Penso ad Icaro che si avvicinó troppo al sole, ricordo Promoteo che volle rubare il fuoco agli dei, ascolto la voce della maestra che ci raccontava di quando i Titani cercarono di sconfiggere Zeus.

Erano storia antiche scritte all’inizio della nostra civiltá occidentale, proprio per ricordare all’uomo la sua natura finita e il rispetto dovuto in ogni caso alle forze della natura. Ma ricordo in questi giorni anche lo scintifico e filosofo ambientalista britannico James Lovelock, che vive e ha compiuto a luglio scorso cento anni! Nel suo libro "La vendetta della terra" del 2007, Lovelock señala che il pianeta é un sistema unico che si autoregola e la biosfera agisce come un essere vivo che reagisce per protegersi difronte ai disastri dell’ambiente che causa l’essere umano. Oggi vi sono molti modi di ap prossimazione alla questione del coronavirus. La mia riflessione vuol mostrare il monito della natura ad una civiltá che proprio nel momento piú alto delle sue trasformazioni tecnologiche, é stata fermata dalle forze di quella natura, che non rispettava.

Ne usciremo da questa pandemia. Ma come? Penso che ne usciremo con molto paura e proprio questa paura potrá cambiare il mondo nei prossimi anni. Quando il virus sará scomparso, continueremo ade avere paura a viaggiare, a stare ore in una aeroporto gremito di pubblico o in un teatro pieno a porte chiuse, ad acquistare il biglietto di una crociera, e soprattutto conserveremola por molto tempo la paura di abbracciarci, che continua ad essere il gesto umano piú bello. Accontentiamoci peró del fatto che la natura riprende a respirare. Se é un bene per la natura, alla fine sará un bene anche per tutti noi.

Este viernes, 26 de julio, el científico y ambientalista James Lovelock cumplió 100 años, y por lo visto celebra su segundo siglo de vida con una inesperada dosis de optimismo. La primera vez que oí hablar de Lovelock fue hace más de una década, cuando empezaba a circular con fuerza la amenaza del calentamiento global. Sí, lo que después los 'lobbys' del petróleo americanos lograron disimular bajo el eufemismo de "cambio climático" y que hoy ya solo podemos definir como "emergencia climática". Lovelock era conocido porque en los años 60 desarrolló la Teoría Gaia, según la cual la Tierra es un sistema único que se autorregula, entendiendo la biosfera como un ser vivo que reacciona para protegerse frente a los desastres ambientales que le causa el ser humano. En 'La venganza de la Tierra', publicado en 2007, Lovelock utilizaba sus estudios para lanzar un advertencia final: el hombre ya no estaba a tiempo de detener las consecuencias devastadoras del calentamiento global, pero sí podía reducir su impacto "para salvar a la humanidad". El científico James Lovelock es optimista ante el calentamiento global y cree que los robots frenarán las malas decisiones humanas A lo largo de estos años, ante cada sequía o inundación, ante cada fracaso de los protocolos climáticos, pensaba en James Lovelock. Me lo imaginaba en su casa, asintiendo consternado desde su edad provecta. Ahora, sin embargo, en el umbral de su centenario, acaba de publicar 'Novacene', un ensayo particular y deslumbrante -aun no traducido- que busca una salida al asunto. Para Lovelock, el Novaceno será "la era de la hiperinteligencia" que superará el Antropoceno actual. La eclosión de la Inteligencia Artificial y los superordenadores, con robots que piensan diez mil veces más rápido que los humanos, llevará un cambio de modelo: pronto las máquinas se darán cuenta de que la vida orgánica es necesaria para mantener una temperatura soportable incluso para ellas. Su miedo lógico ante el calentamiento global, pues, frenará las malas decisiones humanas e impulsará soluciones medioambientales. Salvarán al planeta y, de paso, a los humanos. Alguien pensará que son chocheces de un viejo gagá, pero el gran argumento de Lovelock, el pesimista de 100 años, es que él ya no lo verá y no se juega ningún prestigio.

JUAN RASO